Sovraperformance per le small cap che guadagnano terreno rispetto ai giganti dell’economia internazionale
Nei primi sei mesi del 2018, le azioni delle PMI statunitensi sono cresciute più del doppio rispetto a quelle delle grandi società. Una sovraperformance dovuta all’aumento dei tassi di interesse, ma anche alla riforma fiscale attuata da Trump.
A spiegare il fenomeno, che non sembra essere un semplice slancio estemporaneo, è Nicolas Janvier, gestore azionario USA del gruppo di asset management Columbia Threadneedle Investments.
“Gli studi sulla storia del mercato azionario e le condizioni economiche odierne suggeriscono che possa trattarsi dell’inizio di un lungo periodo di sovraperformance”.
Le small cap USA stanno vivendo un momento di svolta
Dopo che, per anni, le PMI statunitensi hanno faticato a stare al passo dei colossi dell’economia globale, negli ultimi mesi si sta registrato un drastico cambiamento di sentiment: l’indice Russell 2000 ha guadagnato il 7,7%, mentre S&P500 si è fermato al 2,7%.
“Se questa tendenza fosse confermata, i gestori attivi avranno più occasioni per sovraperformare i loro concorrenti passivi, in quanto un’efficace selezione dei titoli può rivelarsi vincente in questo contesto”,
spiega Nicolas Janvier che evidenzia come non si tratti di un semplice slancio estemporaneo, ma di un fenomeno che è destinato a durare nel tempo.
Secondo l’analista, le società di minori dimensioni tendono a sovraperformare le large cap quando i tassi d’interesse salgono, come dimostrato da dati empirici.
Quando i rendimenti dei Treasury decennali sono aumentati, le small cap statunitensi hanno registrato una notevole sovraperformance. Con il crollo dei Treasury e la diminuzione dei tassi d’interesse, il rendimento delle società a bassa capitalizzazione si è fermato. In momenti di incertezza dei Treasury, anche le PMI hanno vissuto turbolenze.
Perché il rialzo dei tassi favorisce le società più piccole?
Le small cap - come dice ancora Janvier- generano circa l’80% dei loro fatturati sul mercato interno, per questo dipendono fortemente dalle condizioni dell’economia statunitense.
L’aumento costante dei rendimenti dei Treasury è indice di una fiducia crescente. Le large cap, al contrario, tendono a riflettere le condizioni prevalenti sulla scena internazionale facendosi influenzare poco dalla situazione locale.
“L’attuale scenario macroeconomico sostiene la crescita degli utili, fattore determinante per i rendimenti delle società a bassa capitalizzazione. A più lungo termine, la performance delle small cap è fortemente correlata con la crescita degli utili,” commenta l’analista.
A far coincidere il rialzo dei tassi con la sovraperformance delle small cap è anche la composizione degli indici. Negli Stati Uniti, i titoli finanziari rappresentano un’ampia fetta degli indici delle società a bassa capitalizzazione e questo settore include una lunga serie di piccole banche regionali.
Le banche sono tra i primi beneficiari di due condizioni: una è il miglioramento economico, che stimola la domanda di prestiti; l’altra è l’inclinazione positiva della curva dei Treasury: le banche assumono prestiti a breve termine e concedono finanziamenti a lungo termine. Entrambe queste condizioni si verificano di solito in un contesto di rialzo dei tassi d’interesse.
Ad avere un impatto positivo sono anche gli sgravi fiscali. Le PMI sono le prime beneficiarie delle riforme varate dall’amministrazione Trump. L’aliquota fiscale media per le piccole imprese è scesa dal 30% al 21% facendo migliorare i flussi di cassa.
L’analista non esclude neanche che tassi troppo alti possano esercitare una compressione dei multipli, ma per ora si dice fiducioso.
“Attualmente il rendimento dei Treasury decennali è di appena il 3%, crediamo che ci sia ampio margine per un ulteriore rialzo prima di toccare il punto in cui tassi d’interesse troppo elevati avranno ripercussioni negative.”
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