Ocse: le prospettive di crescita economica italiana continuano ad essere moderate. Stima del PIL rivista al ribasso al +0,8% nel 2018. Preoccupa la lenta ripresa degli investimenti pubblici e l’elevato debito pubblico. Tutti i dettagli dell’Economic Outlook.
Stando all’ultimo Economic Outlook presentato oggi a Parigi dall’Ocse, la ripresa economica italiana continuerà ad essere “moderata”.
Il Pil del Belpaese resterà “all’1% nel 2017”, per poi scendere “allo 0,8% nel 2018” a fronte del +1% indicato nel mese di marzo.
L’italia si conferma così all’ultimo posto tra i grandi Paesi membri dell’Ocse in relazione alle prospettive di crescita, nonostante la revisione al rialzo del PIL nel primo trimestre da parte dell’Istat.
Secondo l’Ocse l’ostacolo per la crescita italiana è da ricercare negli investimenti pubblici che non si sono ripresi e nell’elevato debito pubblico. Per accelerare la ripresa l’organizzazione parigina suggerisce, tra gli altri, di introdurre una tassa sulla prima casa.
Ocse, Italia: taglio stime su PIL 2018, preoccupa elevato debito pubblico
Stando all’ultimo Economic Outlook dell’Ocse, l’Italia si conferma fanalino di coda tra i 35 Paesi facenti parte dell’organizzazione, in quanto la stima di crescita per l’anno prossimo è stata rivista al ribasso allo +0,8% rispetto al +1% previsto lo scorso marzo.
Nel quadro delle stime sulla crescita globale per i vari Paesi elaborate dall’Ocse, riportante tabella in alto, l’Italia nel 2018 mostra il valore stimato del PIL più basso, non solo tra i paesi dell’eurozona, Francia e Germania, ma rispetto a tutte le altre principali economie mondiali.
La decisione dell’Ocse di rivedere al ribasso la stima sul PIL nel 2018 si basa sul presupposto che Roma metta in atto una correzione dei conti pubblici stimata all’1% del PIL, come richiesto dalle regole dell’Unione Europea, “attraverso un aumento delle tasse sui consumi e tagli alla spesa pubblica”, anche se “il Governo ha recentemente segnalato che intende attuare un aggiustamento fiscale dello 0,3%”.
Per accelerare la ripresa l’Ocse consiglia all’Italia di “allargare la base di tassazione, perseverando nella lotta contro l’evasione fiscale e introducendo tasse sugli immobili basate su valori catastali aggiornati”, cosa che “alzerebbe gli introiti e renderebbe le tasse più eque”.
La ricetta dell’Ocse prevede inoltre di “dare la priorità agli investimenti pubblici in infrastrutture, a programmi di ricerca e alla lotta alla povertà e al proseguimento delle riforme strutturali”.
In tal modo la ripresa sarebbe resa più veloce e la crescita più inclusiva andando a ridurre il rapporto debito/PIL. Al riguardo l’Ocse precisa che tale rapporto si è “stabilizzato” e prevede quest’anno un deficit/PIL pari al 2% e all’1,4% l’anno prossimo.
Nonostante questa stabilizzazione, il debito pubblico in Italia rimane un fattore di “vulnerabilità”, precisa l’Ocse. Tuttavia, dopo il 132,5% toccato nel 2016 si prevede un calo del debito pubblico al 131,8% nel 2017 e al 130,6% nel 2018. L’Ocse precisa che tale aggiustamento è stato attuato “nonostante l’economia marci ben al di sotto del proprio potenziale e la ripresa sia ancora fragile”.
Ocse, Italia: i dettagli dell’Economic Outlook
Stando ai contenuti dell’Economic Outlook, il settore manifatturiero in Italia è ben sviluppato ma il contributo all’economia globale resta limitato. “Molte imprese sono piccole e soffrono di una bassa produttività” e “l’inefficacia sociale e le politiche di formazione” hanno impedito all’Italia di “trarre maggiori benefici dalla globalizzazione”. Questi ultimi non sono infatti distribuiti in maniera equa “a causa delle carenze nel sistema dell’educazione, di programmi di ricerca di lavoro e di formazione inefficienti e di inefficienti programmi contro la povertà”.
Per questo l’Ocse ritiene necessaria una maggiore “innovazione e concorrenza” nonché “una ristrutturazione delle imprese insolventi”.
Altra elemento importante che emerge dal rapporto dell’Ocse è che in Italia “gli investimenti delle imprese si stanno rafforzando, ma gli investimenti pubblici non si sono ancora ripresi”. Gli investimenti pubblici sono infatti visti in crescita dello 0,6% quest’anno, ma in frenata a +0,1% l’anno prossimo. Invece, “la crescita dei consumi privati resta robusta nonostante un rallentamento nella creazione di lavoro e un aumento modesto delle buste paga”.
In riferimento al mercato del lavoro in Italia, l’Ocse prevede un aumento dell’occupazione del +0,7% quest’anno e del +0,5% nel 2018. Dati che si confrontano con il +1,3% segnato dall’occupazione nel 2016.
L’Ocse si attende inoltre una leggera flessione del tasso di disoccupazione all’11,5% quest’anno e all’11,2% l’anno prossimo, rispetto all’11,7% del 2016.
Nell’insieme la domanda interna è prevista in aumento dell’+1% nel 2017 e dello 0,9% nel 2018. Le esportazioni, grazie al rafforzamento della domanda globale e del calo dell’euro, sono stimate in aumento del 4,1% nel 2017 e del 3,6% nel 2018. Anche le importazioni sono previste in netta crescita (+4,7% e +3,9%) mentre l’inflazione, dovrebbe essere dell’1,5% nel 2017 e dell’1,3% nel 2018, dopo il -0,1% registrato nel 2016. Riguardo all’inflazione l’Ocse precisa che “le pressioni inflazionistiche si sono abbassate”, anche se “gli ultimi aumenti di beni energetici e alimentari hanno spinto i prezzi al consumo”.
Ocse: le stime sulla crescita globale
Le prospettive di crescita globale sono migliorate secondo l’Ocse ma non abbastanza da evitare le disuguaglianze. L’espansione ciclica è ancora modesta e non tanto solida da permettere il miglioramento del risultato potenziale nel lungo periodo o per consentire la riduzione delle disuguaglianze sempre più persistenti.
José Angel Gurria, segretario generale dell’organizzazione, sottolinea che “dopo 10 anni non abbiamo ancora trovato la velocità di crociera che conoscevamo prima della crisi” e che “ci vorranno ancora tanti anni per ritrovare la situazione pre-crisi”.
Il consiglio dell’Ocse per migliorare la cooperazione e lo sviluppo a livello globale è quello di “adottare un approccio politico integrato perché l’intero sistema internazionale funzioni meglio per un maggior numero di persone”.
L’Ocse esorta i responsabili politici ad utilizzare tutti gli strumenti di cooperazione economica internazionale in loro possesso per “livellare il terreno di gioco e assicurare che il commercio internazionale sia regolate da norme eque, che tutte le imprese rispettino standard di comportamento elevati, che gli accordi fiscali transazionali siano trasparenti ed equi, che la corruzione sia ridotta e che gli standard del lavoro e dell’ambiente siano rispettati”.
L’Ocse rivolge un invito anche alla Banca Centrale Europea, la quale dovrebbe iniziare a diminuire l’acquisto di asset a partire dal 2018 ed alzare almeno uno dei tassi di riferimento entro la fine del 2017.
L’inflazione si sta infatti avvicinando al target e potrebbe raggiungerlo entro la fine del 2018. L’andamento dell’indice dei prezzi al consumo, inoltre, giustifica una graduale interruzione dello stimolo all’economia.
Sul fronte USA, le misure di stimolo dell’amministrazione Trump potrebbero subire un rallentamento rispetto a quanto previsto durante la campagna elettorale.
Catherine Mann prevede che “il programma che si pensava fosse già in atto sia stato spostato, nella migliore delle ipotesi, verso la fine dell’anno”.
Questi i motivi alla base della decisione dell’Ocse di abbassare le previsioni di crescita per l’economia americana. La crescita attesa quest’anno è adesso del 2,1%, in calo dal 2,4% stimato a marzo. Per il 2018 la stima sulla crescita statunitense cala dal 2,8% di marzo al 2,4%.
Le stime di crescita per Giappone e Cina, per il biennio 2017-2018, sono state invece riviste al rialzo dall’Ocse. Infine, l’espansione globale per il 2017 è salita al 3,5% dal 3,3%.
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