L’Italia avrà bisogno di una Manovra correttiva nel 2019?

Alessandro Cipolla

23 Ottobre 2018 - 13:31

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Come scritto nella risposta di Tria all’Ue, l’Italia si impegna a intervenire “qualora i rapporti debito/Pil e deficit/Pil non dovessero evolvere come programmato”. Manovra correttiva inevitabile?

L’Italia avrà bisogno di una Manovra correttiva nel 2019?

La risposta a tutti gli interrogativi che aleggiano sopra al cielo della legge di Bilancio si potrebbe trovare alla fine, più precisamente a pagina 3, della lettera inviata dal ministro dell’Economia Giovanni Tria alla Commissione Europea.

Dopo aver confermato la scelta di tirare avanti per la strada del deficit al 2,4%, Tria però ha aggiunto in calce che l’Italia si impegna a intervenire qualora le stime previste nel Documento Programmatico di Bilancio non dovessero essere rispettate.

La soluzione quindi potrebbe essere soltanto una: se il Pil non dovesse crescere come ipotizzato, allora il governo interverrà per sistemare i conti con una Manovra correttiva nel 2019 che a quel punto sarebbe inevitabile.

Rischio Manovra correttiva per l’Italia

Il governo non cambia idea sulla legge di Bilancio ma la strategia non sarebbe quella dello scontro frontale duraturo e a ogni costo. Lega e Movimento 5 Stelle sono convinti della bontà delle misure adottate e non chiedono altro all’Europa che avere fiducia.

Oltre a stabilire un deficit al 2,4%, il governo gialloverde ha anche stimato per il 2019 un Pil all’1,5%. Un dato questo ritenuto da tutti più che ottimistico, visto che il Centro Studi della Confindustria parla di uno 0,9%.

Secondo la maggioranza la legge di Bilancio da loro partorita produrrà un aumento del Pil tale da giustificare il rapporto con il deficit al 2,4%. Se così non fosse, il governo italiano comunque si impegna secondo quanto scritto nella lettera a prendere provvedimenti per rientrare nei parametri.

Qualora i rapporti tra debito/Pil e deficit/Pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato, il Governo si impegna a intervenire adottando tutte le misure necessarie affinché gli obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati.

In parole povere, se il Pil nel 2019 non dovesse crescere a quel punto l’Italia per rispettare quanto promesso dovrà fare una Manovra correttiva. Questo con ogni probabilità dovrebbe significare un aumento dell’Iva e nuove imposte.

Obbiettivo elezioni europee

Se così fosse, questa strategia pensata da Lega e Movimento 5 Stelle potrebbe essere molto utile ai due partiti, meno al Paese. Bisogna infatti sempre tenere a mente che il 26 maggio 2019 ci saranno le elezioni europee.

La scelta dei due partiti della maggioranza di forzare la mano al momento può garantire che, nella legge di Bilancio, possano partire alcune delle principali promesse fatte in campagna elettorale e poi riportate nel contratto di governo.

In più vista la sempre maggiore diffidenza degli italiani verso Bruxelles, uno scontro frontale contro la “cattiva Europa” potrebbe aumentare il già largo consenso dei due partiti che formano il governo.

Sia la Lega che il Movimento 5 Stelle così contano di passare all’incasso elettorale a maggio, considerando che queste europee sono molto più importanti di quanto si possa immaginare vista l’avanzata delle forze sovraniste e di sinistra nel continente secondo i sondaggi.

Chiedere di avere fiducia in quanto deciso nel Def equivale a gettare il pallone in calcio d’angolo. Con la stima semestrale del Pil che arriverà in estate, in caso di una mancata crescita le elezioni europee saranno già in archivio.

A quel punto una Manovra correttiva sarebbe inevitabile per non arrivare a una rottura definitiva con l’Europa. Nel mezzo poi ci potrebbero essere lunghi mesi di tempesta finanziaria con l’incognita dello spread.

Queste naturalmente sono soltanto ipotesi, ma se il Pil nel 2019 non dovesse raggiungere quanto stimato difficile prevedere scenari differenti. Con il Reddito di Cittadinanza e la Quota 100 appena partiti, nel caso l’unica soluzione per fare cassa sarebbe quella dei tagli alla spesa pubblica e dell’aumento delle tasse.

Prospettive queste che poco si sposano con il “cambiamento” annunciato.

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