Invoice trading: investimento fintech ad alto rendimento, ecco perché

Giulia Adonopoulos

15 Novembre 2018 - 13:32

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I gestori lo scelgono per i rendimenti tra i 6% e il 9% in un orizzonte temporale di breve periodo. Ecco come l’invoice trading aiuta a diversificare il portafoglio e a ottenere alpha là dove le asset class tradizionali arrancano.

Invoice trading: investimento fintech ad alto rendimento, ecco perché

Abbiamo già parlato dell’invoice trading come di una valida soluzione per le PMI alle prese con le fatture pagate in ritardo. Oggi ci concentriamo su un altro dato messo in luce da Workinvoice, operatore leader nell’invoice trading in Italia, ovvero quello relativo all’alto rendimento offerto dall’invoice trading, che aiuta gli investitori istituzionali a diversificare il portafoglio rendendo un contributo alle PMI.

Rispetto ai mercati tradizionali, è un investimento alternativo, poco volatile e caratterizzato da un track record di rendimento che a livello globale si muove in un range tra il 6% e il 9% annuo. Un mix di fattori, questo, che rende l’invoice trading un’opportunità da cogliere, soprattutto in un momento storico in cui le banche continuano a stringere le maglie del credito.

Se ottenere alpha con le asset class tradizionali è complicato, tra bond governativi con rendimento vicino allo zero, prezzi azionari sui massimi e corporate che offrono alternative a tassi di reddito potenzialmente elevati ma a un prezzo alto per quanto riguarda il rischio, con l’invoice trading è più semplice. Questo strumento infatti offre un’interessante opportunità di guadagno, aggiustata per il rischio, realizzata in un orizzonte temporale di breve termine (corrispondente ai tempi di incasso delle fatture, tra i 40 e i 60 giorni in Europa).

Diversi gestori internazionali, in particolare con sede in UK - patria del Fintech - hanno deciso di “salire sul carro dell’invoice trading” e di strutturare fondi col focus sul settore. Quando si tratta di decidere gli investimenti da inserire nel paniere tutti questi soggetti puntano all’Europa, con particolare predilezione per l’Italia. Stando ai dati diffusi da P2P Lending Italia, nel terzo trimestre 2018 l’erogato è stato pari a 142,1 milioni, con grandi potenzialità di crescita.

Pensiamo a Fasanara Capital, che investe nell’anticipo fatture di PMI in tutto il mondo con il Global Diversified Alternative Debt Fund. La selezione delle piattaforme digitali viene realizzata attraverso il Due Diligence Scoring System proprietario: il fondo ha un’allocazione geografica che vede l’Italia predominante con il 36% del portafoglio, seguita da Spagna al 20% e UK al 17%) e il rendimento atteso è tra il 6% e l’8% con una volatilità molto contenuta, nell’ordine dell’1%.

Un altro esempio è la quotata P2P Global Investments PLC, focalizzata nell’investimento in piccoli prestiti alle imprese con un profilo di rischio/rendimento attrattivo e bassa volatilità.

I dati offerti da Workinvoice dimostrano che l’invoice trading è il canale alternativo giusto, e che gli strumenti di debito tradizionali non reggono il confronto. Il rendimento annuale lordo sui tre anni è stato del 9%, con una durata dell’investimento medio di 83 giorni e un valore medio della fattura transata di 46.812 euro (su 3.753 fatture). Il tasso di default è variato da 0 nel 2015 a 1,27% nel 2016. Scorporando per anno, infine, se il rendimento medio si è tenuto costante dal 2015 al 2017 sul valore indicato (per una performance cumulativa del 27,4%), il rendimento netto è ammontato al 7% nel 2015, al 6,16% nel 2016 e al 7,12% nel 2017.

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