La caduta senza freni dello yen degli ultimi tre anni ha vanificato in buona parte le straordinarie performance del Nikkei, nell’ottica dell’investitore europeo senza copertura dell’effetto cambio
In questa fase di mercato investire sul Giappone vuol dire tenere conto di numerose dinamiche macroeconomiche, che forse mai come in passato sono oggi in grado di impattare significativamente sugli investimenti diretti in borsa, obbligazioni e valuta. L’avvento dell’Abenomics ha cambiato completamente le carte in tavola: la politica economica del premier Shinzo Abe, fatta di stimoli monetari, pragmatismo fiscale e riforme strutturali, ha come obiettivo l’uscita definitiva dalla deflazione e il ritorno a una crescita sostenibile di lungo periodo.
Tuttavia la spericolata Abenomics ha finora prodotto risultati molto altalenanti. Di recente è finita sotto accusa dopo che il pil del Giappone del terzo trimestre è sceso dello 0,4% su base congiunturale (dopo il clamoroso -7,3% del trimestre precedente), segnando di fatto l’ingresso del paese del Sol Levante in uno stato di recessione tecnica. Il premier nipponico è stato costretto a rimandare l’aumento dell’Iva al 10% di ben 16 mesi e ad annunciare le elezioni anticipate.
Se Abe riuscirà a ottenere nuovamente la maggioranza dai giapponesi, continuerà a portare avanti il suo programma di riforme economiche. Gli investitori restano alla finestra, ma comunque molto interessati alla borsa di Tokyo visto che di recente il fondo pensione pubblico giapponese (Gpif) – un gigante previdenziale da quasi 2 trilioni di dollari in gestione – ha annunciato di voler aumentare la quota di investimenti in azioni fino al 50% degli asset in dotazione.
La notizia è di quelle in grado di scatenare un boom di acquisti sull’azionario, non solo nipponico. Nonostante un debito pubblico al 250% circa del pil (il più alto al mondo) e numerosi problemi economici, la view generale degli analisti finanziari sul Giappone resta positiva e praticamente tutti si aspettano la riconferma di Abe dopo le elezioni di metà dicembre prossimo. Ma conviene davvero investire sulla borsa giapponese? L’indice azionario più importante, il Nikkei-225, ha guadagnato il 108% negli ultimi tre anni.
Si tratta di una performance stratosferica, ma che comunque diminuisce sensibilmente se si considera l’effetto cambio. Nello stesso arco di tempo lo yen ha perso il 45% sull’euro, pagando pesantemente il quantitative easing della Bank of Japan (di recente ampliato a 80mila miliardi di yen all’anno). Depurando l’effetto valuta, investire sulla borsa giapponese è stato sicuramente meno conveniente rispetto alle scommesse sulle borse americane o diverse piazze europee (Francoforte in primis).
Ecco perché potrebbe non essere molto conveniente investire sul Nikkei, se il cross euro/yen dovesse salire ulteriormente sfondando magari anche quota 150. Tuttavia gli esperti ricordano che il probabile QE della BCE potrebbe svalutare molto l’euro, stabilizzando di fatto il cross con lo yen in un range più definito. Oggi, dunque, se proprio si vuole puntare sull’azionario giapponese, confidando in un pronto rilancio dell’Abenomics, è forse meglio evitare la copertura valutaria che invece sarebbe stata determinante negli ultimi 2-3 anni.
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