Scende ancora l’Inflazione dell’Eurozona. A questo punto il meeting della BCE del 4 dicembre diventa di importanza fondamentale. I mercati attendono risposte sul Quantitative Easing e Draghi potrebbe decidere di fare di testa sua, nonostante l’opposizione del board. Il punto sulla situazione
Buone notizie per l’Italia, brutte per l’Eurozona. Perché se nel nostro Paese l’indice dei prezzi al consumo è risalito a novembre dello 0,2% su base annua (il calo mensile è stato però pari allo 0,2%) facendoci uscire da due mesi di deflazione in cui il livello era stato pari allo 0,1%, quello dell’Europa a 18 continua a scendere. Sono infatti state confermate le previsioni degli analisti. Secondo l’Eurostat l’inflazione dell’Eurozona è scesa a novembre allo 0,3% dallo 0,4% di ottobre. Siamo dunque tornati agli stessi livelli di due mesi fa e al dato più basso degli ultimi 5 anni.
A questo punto sembra impossibile non pensare a Mario Draghi e al meeting della BCE che si terrà il prossimo 4 dicembre. I mercati attendono risposte, o per meglio dire i mercati attendono quelle "misure non convenzionali" che hanno ormai un solo nome: Quantitative Easing.
Ricordiamo infatti che la Banca Centrale Europea ha fissato il target d’inflazione a medio termine al 2%. Il dato odierno quindi, non solo allontana l’Eurozona dal suo obiettivo, ma mostra come i provvedimenti intrapresi finora, sia da Francoforte che dai singoli governi nazionali, si siano rivelati del tutto inefficaci.
Il Presidente della BCE ieri si è rivolto ai parlamentari nazionali, ribadendo per l’ennesima volta quanto sia importante per tutti centrare il target fissato. Ma per farlo servono riforme interne che tardano ad arrivare.
Gli investitori però ormai credono nell’arrivo imminente del Quantitative Easing, nonostante la spaccatura profonda interna al board. La dimostrazione sono i rendimenti dell’asta Btp, scesi ai minimi storici in vista degli stimoli della Banca Centrale.
Il consiglio del prossimo giovedì sarà dunque di capitale importanza, Draghi a questo punto potrebbe spingere sempre più forte verso l’acquisto di titoli di Stato e di obbligazioni private coperte da garanzie ipotecarie in modo da immettere nuova liquidità nei mercati e stimolare i prezzi stagnati ormai da tempo immemore.
Vista la situazione attuale forse, anche i banchieri nord europei da sempre contrari al QE potrebbero piegarsi alla volontà del Governatore (parliamo in particolare di Germania, Austria, Olanda, Lussemburgo e Finlandia).
Dalla sua, Draghi possiede i dati negativi sulla situazione economica dell’Eurozona e dei singoli paesi, oltre a quelli sull’inflazione, che nella maggior parte dell’Europa sono in calo da mesi.
Ieri, la Spagna ha mostrato nuovamente un dato preoccupante, confermando sempre di più la congiuntura deflattiva e registrando un -0,5% tendenziale.
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