IVA, nuova tassa di 538 euro a famiglia con l’aumento delle aliquote

Anna Maria D’Andrea

11 Marzo 2019 - 16:47

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IVA dal conto salato per famiglie, imprese e professionisti: l’aumento delle aliquote previsto dal 2020 costerà in media 538 euro in più. Una nuova tassa sui consumi con cifre diverse tra Nord e Sud e che colpisce soprattutto single e famiglie numerose.

IVA, nuova tassa di 538 euro a famiglia con l’aumento delle aliquote

Aumento IVA nel 2020, vero e proprio salasso in arrivo per le famiglie con una nuova tassa dal valore medio di 538 euro.

L’effetto del ritocco al rialzo delle aliquote IVA potrebbe rappresentare il colpo di grazia ad un’economia già sofferente.

La Legge di Bilancio 2019 ha fissato tutti i presupposti per l’introduzione di una vera e propria nuova tassa per gli italiani che, nonostante le buone intenzioni ed in base all’attuale situazione, il Governo Lega-M5S difficilmente riuscirà ad allontanare.

Serviranno 23 miliardi di euro per evitare gli aumenti nel 2020, ulteriori 29 miliardi invece nel 2021, una somma che vale più di una Manovra.

Ma quanto peserebbe la nuova tassa IVA sulle nostre tasche?

L’aumento dei prezzi sarebbe inevitabile per i prodotti alimentari, per l’abbigliamento, così come aumenterebbero le bollette e il costo degli abbonamenti a bus e metro. Tutti i beni avrebbero un prezzo maggiore, con i consumatori obbligati a farsi carico di un nuovo fardello.

A calcolare gli effetti dell’aumento delle aliquote è il Sole24Ore, con il risultato di un conto variabile in base a composizione della famiglia, lavoro e zona di residenza.

IVA, con l’aumento delle aliquote nuova tassa di 538 euro a famiglia

I 538 euro sono soltanto una media della nuova tassa che presto tutte le famiglie italiane potrebbero trovarsi a dover pagare, a causa del ritocco al rialzo dell’aliquota IVA ordinaria e di quella intermedia.

Partiamo dal definire di cosa stiamo parlando. La Legge di Bilancio 2019 ha previsto a partire dal 1° gennaio 2020 l’aumento dal 22 al 25,2% dell’aliquota IVA ordinaria e dal 10% al 13% di quella intermedia. Una prima tranche di aumenti che si chiuderà poi nel 2021, con il rialzo della prima al 26,5%.

Per evitare quello che rischia di diventare un vero e proprio salasso per le famiglie e per disinnescare la pericolosa clausola di salvaguardia, il Governo dovrà mettere in campo ben 23 miliardi di euro soltanto per evitare gli aumenti nel 2020.

E se ciò non avvenisse?

Aumento IVA 2020, una tassa fino ad 857 euro

Le conseguenze dell’aumento IVA, elaborate dal Sole24Ore sulla base dei dati forniti dall’Istat (2017) in merito ai consumi delle famiglie, tracciano un quadro tutt’altro che rassicurante.

A pagare di più sarebbero liberi professionisti ed imprenditori, che si troverebbero a sborsare ben 857 euro all’anno. Conto salato poi per le famiglie, soprattutto quelle residenti al Nord.

Chi vive in Lombardia o in Trentino Alto Adige pagherebbe a titolo di sola IVA una somma che è pari a 658 euro nel primo caso e 654 euro nel secondo. Situazione pressoché identica per chi vive in Emilia Romagna ed in Veneto.

Il dato che emerge è che a sentire di più il peso dell’aumento IVA sarebbero coloro che risiedono nelle aree metropolitane mentre, al contrario, il conto sarebbe meno salato nei comuni fino a 50.000 abitanti.

La Regione con il minore impatto sarebbe la Calabria, con un aumento di 388 euro, pari al 2,16% del bilancio domestico.

IVA, nuova tassa penalizzerebbe single e famiglie numerose

I dati pubblicati dal quotidiano di Confindustria scendono ancora più nel dettaglio e stimano che i più toccati dall’aumento dell’IVA sarebbero i single (+2,37% di IVA), seguiti dalle famiglie con tre o più figli che pagherebbero circa 743 euro all’anno in più.

Una considerazione che emerge considerando le diverse tipologie di spesa e le diverse aliquote applicate.

L’aumento colpirebbe ovviamente in maniera maggiore chi acquista prodotti con IVA al 22% (abbigliamento, arredi, bibite e alcolici) mentre in misura minore chi effettua acquisti sottoposti ad aliquota agevolata, come alimentari o spese per trasporti o cultura.

In tutti i casi tuttavia il risultato sarebbe soltanto uno: l’aumento delle tasse dovute per l’acquisto di beni e servizi. Un colpo potenzialmente letale non solo per i singoli ma per l’intera economia e che ridurrebbe ancora di più il potere d’acquisto degli italiani.

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