Verso una guerra valutaria?

Alessio Trappolini

07/08/2019

Pechino non sembra intenzionata ad aprire un nuovo fronte nel conflitto commerciale, aggiungendo la valuta all’equazione

Verso una guerra valutaria?

Fa gran notizia la decisione della People Bank Of China (PBOC) di fissare il tasso di cambio fra lo yuan e il dollaro statunitense a 6,99.

Di riflesso alla decisione della banca centrale pechinese lo Yuan sta recuperando parte del terreno perso all’inizio della settimana contro il biglietto verde, con le valute sia onshore che offshore in rialzo di circa lo 0,3%.

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Infatti il primo impatto della decisione della PBOC sui cambi dello yuan è stato un rapido movimento contro il dollaro sopra quota 7, questo perché dopo aver fissato un cambio la valuta è libera di muoversi all’interno di un range del 2% (sia al rialzo che al ribasso).

Verso una guerra valutaria?

«Ciò si verifica a seguito dell’intervento delle banche statali cinesi, che secondo come riferito hanno inasprito l’offerta di dollari USA, nel tentativo di sostenere la propria valuta e prevenire ulteriori svalutazioni», ha commentato Ricardo Evangelista, Senior analyst per ActivTrades.

Secondo Evangelista l’azione della PBOC può essere interpretata come una misura calcolata dalle autorità cinesi, che all’inizio della settimana hanno lanciato un colpo di avvertimento, permettendo alla loro valuta di scendere al di sotto del livello psicologico di 7 contro il dollaro.

«Per il momento, Pechino non sembra intenzionata ad aprire un nuovo fronte nel conflitto commerciale, aggiungendo la valuta all’equazione, ma il tono è stato indurito e ulteriore belligeranza da parte degli Stati Uniti è potrebbe innescare ulteriori svalutazioni dello yuan», ha concluso l’analista.

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