Investitori guardano verso beni rifugio: oro al test dei 1.350 dollari l’oncia

Alessandro Venuti

3 Giugno 2019 - 13:07

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Il sentiment dei mercati peggiora e l’oro continua ad apprezzarsi in quanto bene rifugio. Secondo Carlo Alberto De Casa, Capo analista per ActivTrades, un superamento di area 1.350-1.370 dollari l’oncia determinerebbe un segnale rialzista estremamente significativo nel lungo termine

Investitori guardano verso beni rifugio: oro al test dei 1.350 dollari l’oncia

Il sentiment dei mercati è peggiorato con l’aumento dei timori di un rallentamento dell’economia globale e le continue tensioni a livello commerciale.

Il focus è ora sull’evolversi della situazione dopo che Washington si è detta pronta a imporre nuove tariffe sul Messico. La Cina intanto ha accusato gli Stati Uniti di essere la causa principale della guerra commerciale e ha minacciato ulteriori contromisure.

A beneficiarne, come sempre in questi scenari, è l’oro che continua a mostrare segnali di forza dopo la brillante seduta di venerdì scorso. Il metallo giallo al momento si attesta al di sopra dei 1.300 dollari l’oncia, non solo per il peggioramento del sentiment degli operatori, bensì anche per un dollaro meno tonico e per la caduta dei tassi reali.

Infatti, con l’aumento dei timori legati alla guerra commerciale si è verificata una vera e propria corsa all’acquisto di titoli di Stato considerati sicuri. L’inflazione stabile la caduta di rendimento nominale dei Bund tedeschi, dei Gilt britannici e dei Treasury Usa ha portato a una situazione di tassi reali negativi, una delle condizioni più favorevoli che si possono creare per supportare i prezzi del metallo giallo.

Il commento di Carlo Alberto De Casa, Capo analista per ActivTrades

«Importante il rally dell’oro, che dopo il rialzo di venerdì continua a muoversi in direzione ampiamente positiva: non solo conferma i 1.300 dollari, ma tenta di avvicinarsi ai 1.320 dollari l’oncia.

Sostanzialmente le tensioni internazionali, Stati Uniti contro Messico e Cina in primis più che le recenti elezioni europee da cui è emerso un nulla di fatto, stimolano il rialzo dell’oro.

È evidente che la questione centrale non arriva dall’Europa, ma piuttosto dagli Stati Uniti e dalle mosse di Trump. Dal punto di vista grafico l’oro mette a segno un importante rialzo sopra i 1.300 dollari l’oncia tornando di fatto un bene rifugio dopo alcuni mesi dove del metallo giallo se ne era parecchio dimenticato.

Si è tornati ad un interesse dell’oro in una fase in cui i mercati sono tornati a stornare e il bene rifugio per eccellenza, sembra scontato dirlo, torna quindi a luccicare. Le banche centrali, in primis quella della Russia, ma anche del Kazakistan, Ungheria e Turchia lo scorso anno, hanno fatto grandi acquisti di oro.

C’è grande interesse da parte delle banche centrali ed giunti a questo momento manca solo l’interesse da parte dei retail per spingere ancora di più al rialzo il lingotto. Se questo dovesse accadere potremo assistere ad un interessante allungo dell’oro, anche di proporzioni relativamente importanti.

Il condizionale è d’obbligo, questo va specificato, però io non vedo molto spazio per un ribasso del da metallo giallo. Continuo a vedere più facilmente una salita del metallo prezioso a 1.400-1.450 dollari l’oncia, piuttosto che una discesa sotto i 1.200 dollari.

In ottica rialzista l’eventuale superamento dei 1.320 dollari aprirebbe spazio nuovamente ad un ulteriore apprezzamento. La successiva area di interesse è l’importantissima resistenza posta tra 1.350-1.370 dollari che, se valicata, determinerebbe un importante segnale rialzista di lungo termine.

Sopra a questi valori l’oro tornerebbe positivo in ottica di lungo periodo con target identificabili vicino a quelli registrati nel mese di aprile 2013 a 1.450-1.500 dollari l’oncia»

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