Guerra commerciale: Cina studia svalutazione yuan, ma sarebbe mossa pericolosa

Alessio Trappolini

09/04/2018

Guerra commerciale Usa-Cina nel vivo. Pechino studia contromosse su yuan che però danneggerebbero l’immagine della Cina e creerebbero condizioni per nuovi shock globali

Guerra commerciale: Cina studia svalutazione yuan, ma sarebbe mossa pericolosa

La Cina sta valutando contromisure adeguate per fronteggiare la guerra commerciale aperta dagli Stati Uniti d’America. Secondo le maggiori agenzie di stampa internazionali è allo studio del Governo di Pechino il deprezzamento dello yuan, da utilizzare come strumento di pressione nello scontro commerciale con l’Amministrazione Trump.

Proprio lo scorso venerdì il Presidente Donald Trump aveva minacciato nuove tariffe per ulteriori 100 miliardi di dollari sulle importazioni dalla Cina, mentre nel fine settimana il segretario al tesoro di Washington, Steven Mnuchin, ha gettato acqua sul fuoco pronunciando dichiarazioni di apertura verso il Paese del Dragone.

Le fonti che per prime hanno ripreso la notizia hanno comunque tenuto a sottolineare che i funzionari cinesi stanno conducendo uno studio, “il che non significa che le autorità procederanno ad una svalutazione della valuta cinese, misura che richiederebbe il via libera da parte dei vertici di Pechino”.

Nella notte il tasso di cambio fra dollari statunitensi e yuan (USD/CNY) ha toccato un minimo a 6,29772 dollari nel trading onshore, prima che le contrattazioni cambiassero direzione fino al massimo di questa mattina sopra 6,31.

Da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca lo yuan ha guadagnato oltre il 9% sul mercato onshore nei confronti del biglietto verde. La scorsa settimana il cambio USD/CNY ha toccato il livello più basso dall’agosto del 2015, una data forse non casuale in quanto corrisponde esattamente allo scoppio dei timori sul possibile hard landing dell’economia cinese, cui seguì un brusco shock del mercato azionario del Paese.

Svalutazione yuan: quali conseguenze?

Gli analisti finanziari sono divisi nel valutare le ricadute di una svalutaizone dello yuan da parte delle autorità pechinesi. Sebbene uno yuan più debole potrebbe aiutare il presidente Xi Jinping a sostenere le esportazioni cinesi in caso di tariffe e dazi negli Stati Uniti, una svalutazione comporta anche molti rischi.

Secondo gli analisti tale decisione rafforzerebbe l’immagine di Trump agli occhi degli americani. Se Pechino dovesse intraprendere questa strada infatti confermerebbe, a quel punto, le accuse mosse da Washington di essere un “manipolatore del mercato valutario”.

Esporrebbe inoltre la Cina al rischio di un’accresciuta volatilità dei mercati finanziari, qualcosa contro cui le autorità hanno lavorato duramente negli ultimi anni. Non a caso prima abbiamo menzionato l’esempio dell’agosto 2015, quando la Cina ha inaspettatamente svalutato lo yuan di circa il 2% e la mossa alimentò deflussi di capitali e ondate di panico sui mercati finanziari globali.

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