Grecia: iniziano i risarcimenti all’FMI ma serve un piano di investimenti per la ripresa

Simone Casavecchia

16/03/2015

16/03/2015 - 11:47

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Intervenuto al forum Ambrosetti di Cernobbio il ministro delle Finanze greco promette che l’intesa tra Grecia e UE arriverà entro il prossimo 20 Aprile e chiede un piano di investimenti in larga scala all’Europa per salvare la Grecia.

Grecia: iniziano i risarcimenti all’FMI ma serve un piano di investimenti per la ripresa

L’attenzione della maggior parte dei partecipanti al forum Ambrosetti di Cernobbio è stata concentrata, nell’edizione di quest’anno, sull’intervento del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis che ha raccolto grande apprezzamento in un discorso in cui sono state tirate le somme, almeno provvisorie, dell’avanzamento della situazione greca.

Non sono mancate le rassicurazioni nei confronti degli interlocutori europei ma neanche le stoccate nei confronti della Germania. E’ stato, infatti, chiarito che un’intesa definitiva con l’Europa arriverà entro il 20 Aprile ma è stato anche richiesto, alquanto provocatoriamente, seppur giustamente, il varo di un piano di investimenti alternativo al Quantitative Easing, quello che Varoufakis ha ribattezzato un «Piano Merkel» (chiaro il richiamo al Piano Marshall) necessario a favorire la ripresa greca e a riavviare la crescita dell’economia ellenica.

La possibilità di un’intesa definitiva diviene sempre più concreta tenendo presente che la Grecia ha finora onorato le scadenze dei pagamenti, saldando i propri debiti con il fondo monetario Internazionale, con pagamenti per 310 milioni (6 marzo), 340 milioni (venerdì scorso) e con un ulteriore pagamento da 580 milioni di euro che dovrebbe avvenire nella giornata di oggi.

Accordi con l’Unione Europea
Per quanto riguarda gli accordi con l’Unione Europea, la situazione è al momento in fase di sviluppo, come testimoniano le recenti rassicurazioni arrivate nell’ultimo incontro tenutosi tra il premier Alexis Tsipras e il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker. Anche se i due hanno dichiarato che una soluzione sul debito greco è vicina, è opportuno ricordare che il piano di riforme presentato da Atene all’Eurogruppo, al fine di ottenere l’assegnazione dell’ultima trance di aiuti internazionali prevista dal secondo piano di salvataggio (7,2 mld di euro), è stato bocciato perché ritenuto caratterizzato da misure economiche e fiscali poco convincenti.
Varoufakis a tal proposito ha dichiarato che Atene è impegnata a rispettare gli impegni sottoscritti in sede europea e che un’intesa, relativa alle riforme da mettere in campo, arriverà sicuramente entro il 20 Aprile, al fine di completare la revisione degli accordi del 20 Febbraio, che hanno previsto un periodo finestra di 4 mesi in cui, l’Europa continua al momento a concedere aiuti economici.

Debito Greco e Piano Merkel
Riguardo al debito greco Varoufakis ha ribadito che la soluzione al debito greco va cercata in Europa, affermando anche che non vi sarà alcuna richiesta di aiuti a Paesi esterni quali la Russia.
Per risolvere il problema del debito greco servono comunque soluzioni e azioni più efficaci rispetto a quelle messe finora in atto dall’Unione Europea. Il riferimento è alla scelta dell’austerità e all’insistenza europea sulla necessità di pagare i debiti contratti ma anche al Quantitative Easing, una misura ritenuta importante ma non ancora sufficiente.
Quel che Varoufakis ha chiesto, all’Europa ma soprattutto alla Germania che è stata additata come il grande burattinaio che muove i fili della BCE e dell’Unione Europea, è un nuovo piano d’investimenti necessario a favorire la ripresa economica e la crescita greca.
Non un acquisto di titoli di stato in larga scala, come avviene già con il QE, ma quello che Varoufakis ha definito un «Piano Merkel», una forma alternativa di investimenti, gestiti dalla BEI (Banca Europea degli investimenti) e non dalla BCE.
In questo Quantitative Easing alternativo dovrebbe essere la stessa BCE ad acquistare, sul mercato secondario, obbligazioni della BEI. In tal modo l’azione della BCE verrebbe di molto semplificata perché quest’ultima non sarebbe tenuta ad acquistare titoli di stato differenti ma un unico titoli con rating tripla A. La necessità di questo piano alternativo è dettata, secondo Varoufakis dal fatto che in altre aree economiche il quantitative easing

"si è rivelato piuttosto difficoltoso in economie solide e omogenee come Giappone, Usa e Gran Bretagna, ed è destinato, temo, a fare peggio nell’Eurozona che è frammentata, dove gli acquisti di asset sono proporzionali alle differenze o alle pressioni deflazioniste che colpiscono i singoli paesi. Per questo temo che il disallineamento della base monetaria minerà gli sforzi della Bce".

Dichiarazioni altrettanto incisive sono state fatte a proposito del debito greco: il rifiuto netto di qualsiasi proposta di rinegoziazione è motivato dal fatto che questa ipotesi non è prevista dallo statuto della BCE; uno statuto che è stato scritto dalla Bundesbank e che al momento attuale deve essere cambiato per seguire gli interessi dell’Europa. Interessi che sono stati rivisti e aggiornati - come d’altra parte dovrebbe essere lo statuto della BCE - dalle posizioni assunte dal nuovo Esecutivo di Alexis Tsipras che ha avuto il grande merito di affermare pubblicamente ciò che nessuno prima aveva avuto il coraggio di dire, ovvero che la Grecia è già fallita da molto tempo, ossia del 2010 anno nel quale la BCE stanziò i finanziamenti di cui ora si chiede la ristituzione.
E che la Grecia sia già fallita continua a manifestarlo chiaramente la situazione di un Paese sull’orlo dell’abisso le famiglie e le imprese hanno già smesso di pagare tasse e mutui e dove, già alla fine del mese, proprio per restituire i debiti contratti sul piano internazionale, lo Stato potrebbe non essere più in grado di pagare stipendi e pensioni. In questo scenario, aggravato anche da un surplus di bilancio pubblico pari a zero e da sofferenze bancarie in costante crescita, al di là delle ricette alternative, appare sempre più chiaro che il braccio di ferro tra un’Europa conservatrice ad ogni costo e un Esecutivo meno determinato di quel che voglia far apparire in realtà, potrebbe lasciare sul campo un’intera nazione.

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