Mercati ottimisti sulla possibilità di un accordo tra Grecia e UE ma restano dubbi da parte delle istituzioni europee mentre continua la fuga di capitali che ha portato la BCE a stanziare nuovi finanziamenti.
La giornata di Venerdì scorso ha segnato l’inizio dei colloqui tecnici tra Grecia, da un lato, e UE, FMI e BCE, dall’altro, per giungere a un accordo relativo alla prosecuzione, o all’interruzione, del programma europeo di salvataggio e sulla gestione del debito pubblico greco, giunto ormai a livelli insostenibili.
Anche se le divergenze tra gli esponenti del Governo Tsipras e quelli delle istituzioni europee e internazionali rimangono molto nette, le Borse europee hanno segnato nella giornata di venerdì scorso un andamento sostanzialmente positivo: le principali piazze dell’eurozona hanno goduto del buon andamento del PIL tedesco trimestrale, mentre la Borsa di Atene ha visto una seduta positiva, dal momento che gli operatori finanziari hanno creduto nella possibilità di un accordo tra Grecia e UE.
In realtà l’attenzione è tutta puntata sulla riunione dell’Eurogruppo del prossimo Lunedì 16 Febbraio e, almeno al momento sono poche le ragioni che fanno intravedere un accordo all’orizzonte. Mentre il ministro delle Finanze Greco Yanis Varoufakis continua a ritenere che la Germania dovrebbe accettare una rinegoziazione del debito pubblico greco e una riduzione di questo, il portavoce del ministro delle Finanze tedesco, Martin Jaeger, ha dichiarato che una prosecuzione del programma di salvataggio della Troika rimane ancora l’unica opzione praticabile se la Grecia vuole ottenere nuovi finanziamenti dall’Europa.
Anche sul fronte europeo i dubbi circa una reale conclusione dell’accordo in senso positivo sono molti: per il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker l’accordo è tutt’altro che vicino e c’è ancora molta strada da fare per arrivare a quello che potrebbe essere definito un compromesso politico. Della stessa opinione anche il presidente dell’Eurogruppo Jeroem Dijsselbloem secondo il quale le richieste greche rimangono ancora troppo ambiziose, a fronte del reale stato dell’economia ellenica.
C’è da chiedersi allora perché la Borsa di Atene abbia segnato nella giornata dello scorso Venerdì una seduta così positiva che ha fatto registrare un +5,6% al principale indice ellenico, dopo il 6,7%, della seduta di Giovedì. Non solo, è da registrare anche che nella sola giornata di venerdì l’indice dei titoli bancari greci ha guadagnato oltre il 13% mentre i rendimenti dei titoli di stato greci si sono sensibilmente ridotti con un calo al 9,31% di quelli decennali (arrivati a oltre il 10% nei giorni scorsi) e attorno al 15% per quelli triennali (arrivati oltre il 20% nei giorni scorsi).
Complessivamente, alla chiusura di venerdì il listino ateniese ha recuperato il 60% di quanto perso dal crollo avvenuto all’indomani della vittoria di Syriza alle scorse elezioni politiche. Le ragioni di questo risultato, pur in una cornice estremamente volatile, non dipendono solo dalla fiducia nella possibilità di un accordo tra Grecia e UE, dal momento che da Francoforte sono arrivati i primi, concreti, segnali di un "nuovo corso" negli aiuti europei.
Nella giornata di Giovedì scorso, infatti, la BCE ha deciso di alzare di ulteriori 5 miliardi il tetto di liquidità che le banche greche possono attingere attraverso il fondo Ela. Anche se quest’ultima estensione rimane valida fino al 18 Febbraio prossimo, in tal modo, la soglia totale dei fondi destinati agli istituti di credito greci sale a 65 miliardi di euro, dopo l’altro aumento, avvenuto nei giorni scorsi, che aveva portato il tetto a 60 59,5 miliardi di euro.
In base a fonti Reuters, si apprende che che la decisione della BCE è dipesa da fattori differenti:
"Alcune banche probabilmente avevano bisogno di qualche fondo in più; ma ritengo che la Bce abbia voluto assicurare un po’ di margine di sicurezza sulla liquidità fino al 18 febbraio"
Le banche greche, in realtà, proprio in vista della ripresa delle trattative interne all’Eurogruppo, fissata a lunedì prossimo, stanno continuando a registrare flussi in uscita sui depositi bancari greci, flussi che peraltro si sono intensificati negli ultimi giorni.
Secondo un banchiere appartenente a uno dei quattro principali istituti di credito greci i flussi in uscita dai conti bancari si sono recentemente attestati su una media giornaliera di 300-500 milioni di euro, mentre, in base alle dichiarazioni di un altro dirigente bancario
"la fuoriuscita è continuata questa settimana e la situazione ha evidenziato un deterioramento negli ultimi giorni (...) Quando vedo deflussi sui 400-500 milioni giornalieri questo mostra che c’è un trend che si sta sviluppando"
Insomma, i dirigenti bancari greci sono estremamente preoccupati per quella che potrebbe diventare presto una situazione fuori controllo e far arrivare i flussi di denaro in uscita fino a un miliardo di euro al giorno, qualora i negoziati con la UE dovessero degenerare.
E’ proprio questo che ha spinto la BCE a rimpinguare ancora il fondo Ela, un fondo che peraltro è riservato proprio alle situazioni di emergenza (Ela è l’acronimo di Emergency Liquidity Assistance) e che la banca centrale greca dovrà sfruttare in maniera molto oculata nei prossimi giorni.
I mercati hanno, quindi, poco da stare allegri, dal momento che quella innescata dalla BCE con il nuovo finanziamento è solo una tregua momentanea che potrebbe rivelarsi un fuoco di paglia qualora le trattative non dovessero arrivare al risultato sperato e la fuga di capitali dovesse continuare a ritmi più sostenuti.
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