Ue: Gentiloni torna a spingere su web tax

Francesca Caiazzo

2 Ottobre 2017 - 08:39

Il premier Gentiloni torna a parlare di web tax al vertice Ue di Tallin. Anche senza accordo a 28, “i singoli paesi devono lavorare in coordinamento tra di loro anche con la cooperazione rafforzata” ha detto Gentiloni.

Ue: Gentiloni torna a spingere su web tax

Paolo Gentiloni torna a spingere sulla web tax e lo fa nel corso del vertice europeo sul digitale in corso a Tallin.

Bisogna trovare un accordo che soddisfi i 28 Paesi dell’Europa per mettere fine alle scappatoie che permettono alle grandi aziende del web (Google, Facebook, Amazon, ecc) di eludere le tasse nei Paesi in cui generano profitti. Ma se non ciò non dovesse avvenire, i singoli Stati membri potrebbero pensare a “cooperazioni rafforzate”.

Il premier ha spiegato che bisogna cambiare la prospettiva con cui si guarda ai big di Internet:

“non possiamo accettare l’idea che il diritto di stabilimento delle imprese per i giganti del web sia concepito come in epoche passate, quando si pagavano le tasse dove si avevano le fabbriche e i lavoratori. Ci sono piattaforme che ci semplificano la vita e a cui non vogliamo rinunciare per niente al mondo che tuttavia hanno volumi di affari strepitosi nei nostri paesi e magari pochi dipendenti”,

ha detto Gentiloni.

Verso una legislazione unica

In effetti, non esiste una legislazione europea unica che regolamenti la tassazione dei colossi che operano sul web. I Paesi UE si muovono in direzioni diverse e difficilmente, a causa di politiche e interessi differenti, riusciranno a trovare un accordo che soddisfi tutti e 28.

Per questo

“i singoli Paesi devono lavorare in coordinamento tra di loro anche con la cooperazione rafforzata”,

ha spiegato Gentiloni.

Intanto, il tempo stringe e restano poco meno di tre mesi prima della riunione Ecofin di dicembre da dove dovrà emergere una posizione comune da presentare poi all’OCSE.

Sul tavolo della Commissione qualche proposta in realtà c’è. Non è del tutto definita ma tiene conto anche del documento presentato da Italia, Spagna, Francia e Germania nel corso dell’Ecofin a Tallin.

I quattro Paesi, in particolare, propongono una "equalisation tax" che prevede di considerare come base imponibile il fatturato e non i guadagni.

Il documento ha trovato d’accordo anche i ministri dell’Economia di Austria, Bulgaria, Grecia, Portogallo, Slovenia e Romania che lo hanno sottoscritto.

Chi in Europa spinge per la web tax, inoltre, chiede anche di focalizzare l’attenzione sull’Iva.

Web tax priorità per l’Europa?

Insomma, la regolamentazione dell’economia digitale è una “priorità giusta e necessaria” per l’Europa, almeno secondo quanto fa sapere un portavoce della presidenza estone dell’UE e anche se una soluzione condivisa sembra ancora lontana, bisogna essere pronti a non escludere "rapide soluzioni temporanee se necessario".

Inoltre, pochi giorni fa, il vicepresidente Valdis Dombrovskis, illustrando la comunicazione Ue sulla tassazione delle imprese digitali, ha spiegato qual è il principio che sta alla base della riflessione:

“le società dovrebbero pagare le tasse dove svolgono la loro attività economica effettiva".

Nelle ultime ore, è tornato a spingere verso la web tax anche il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, che in materia ha presentato una proposta di legge:

“Tutte le multinazionali devono avere stabile organizzazione nei Paesi in cui fanno business. Basterebbe questa scelta dell’Europa per risolvere una volta per tutte il problema della Web Tax”,

ha affermato da Trani.

Ma è proprio il concetto di "stabile organizzazione" che non collima con il modello di business di società come Google o Facebook, società digitali per definizione che è difficile far rientrare nei confini nazionali. È il web, bellezza!

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