Forexinfo intervista Loretta Napoleoni. Considerata uno dei massimi esperti mondiali di terrorismo, è stata anche borsista Fulbright alla Paul H. Nitze School of Advanced International Studies (SAIS) della John Hopkins University e borsista Rotary presso la London School of Economics.
Attualmente svolge attività di consulenza per la BBC e la CNN, ed è editorialista per El Pais, Le Monde e The Guardian. In Italia scrive per Internazionale, l’Unità, il Caffè, l’Espresso, Metro Italy, Wired, Il Venerdi di Repubblica.
Autrice di numerosi saggi e pubblicazioni, il 4 gennaio 2013 ha pubblicato “DEMOCRAZIA VENDESI", libro in cui analizza l’attuale crisi economica e l’indebolimento della sovranità nazionale e parlamentare, concentrandosi anche sulle responsabilità dell’euro e dei politici di Bruxelles.
Abbiamo chiesto alla Dottoressa Napoleoni di esprimere il suo parere sulla crisi economica che affligge l’Europa ed in particolare il nostro Paese. Vediamo cosa ci ha risposto.
1) Molti hanno messo in atto un paragone tra l’attuale crisi economica e quella che negli anni 30 sconvolse l’economia globale, la cosiddetta Grande Depressione. Secondo lei, è un paragone pertinente?
R: Sì, secondo me la crisi attuale è molto simile a quella degli anni 30. Ci sono tanti elementi di analogia, primo fra tutti: la concentrazione della ricchezza nelle mani di poca gente, i cosiddetti super ricchi, i quali gestiscono l’economia basandosi più sul settore finanziario che su quello reale.
Ci sono poi altri tre fattori di contatto: una contrazione del commercio internazionale, una politica economica assolutamente sbagliata che va contro quelli che potrebbero essere i rimedi; e infine c’è il populismo che in questo periodo dilaga nelle varie Nazioni.
In conclusione direi che i punti di contatto sono molti.
2) Il Premio Nobel Paul Krugman ha più volte ribadito che la politica di austerity perseguita da Bruxelles finirà con “l’uccidere l’Europa”. Qual è la sua posizione in merito?
R: Ha ragione, con la differenza che non la ucciderà, la sta già uccidendo.
3) Per quale motivo, allo stato attuale dei fatti, l’Europa sembra spaccata a metà? Si ha la percezione che i Paesi del Nord stiano bene, mentre quelli della periferia, i cosiddetti PIGS, siano tutti in crisi.
R: È una percezione sbagliata, l’intero continente è in crisi, nessuno escluso. Da noi è più grave perché è iniziata prima, perché siamo entrati in recessione prima degli altri, ma la crisi ha colpito tutti.
La Germania, per esempio, Paese simbolo di solidità ed equilibrio, attualmente sta affrontando un periodo di contrazione economica.
È un momento tragico per tutti, un momento di recessione economica che ha raggiunto livelli molto seri e allarmanti e che andrebbe contrastato con una politica di sostegno. E invece l’Europa attua misure contrarie, preferisce l’austerità. È chiaro che, così facendo, la medicina rischia di uccidere il paziente.
3) Quale sarebbe quindi la medicina giusta, secondo lei?
R: La medicina giusta sarebbe sicuramente quella di attuare una politica espansiva, una politica di sostegno dell’economia dell’intera Eurozona.
Ma non è una misura che si può attuare da un giorno all’altro, serve un lavoro a monte. Ci vorrebbe un gruppo di lavoro, formato da economisti seri e capaci, che studi l’attuale situazione economica e produca una serie di proposte. Senza un lavoro duraturo e pertinente nessun economista, né Krugman, né io, né nessun altro potrebbe produrre un programma di politica economica dal nulla.
Il problema è che in Italia non c’è una classe politica che si sta impegnando su questo fronte. Non c’è e invece ci dovrebbe essere. Sicuramente c’è in Germania; i tedeschi stanno studiando la situazione e continuano a discuterne. Da noi, al contrario, è tutto paralizzato.
4) Come vede il futuro di due Paesi in crisi come Cipro e Grecia?
R: Lo vedo esattamente come il futuro dell’intero continente.Cipro non avrà un destino diverso dal Portogallo, dall’Irlanda o dalla Francia, siamo tutti legati a doppio filo.
Il Governo cipriota avrà degli aiuti, probabilmente la Russia farà nuove iniezioni di capitale dopo quelle dell’anno scorso, perché ci sono degli interessi particolari.
Cipro però è una piccola isola, diversa è la situazione della Grecia. In questo caso il discorso diventa molto più serio. Dovremmo domandarci perché un Paese come la Turchia cresce quasi allo stesso ritmo della Cina, mentre la Grecia si ritrova in questa incredibile recessione, con il 25% del PIL che è scomparso negli ultimi cinque anni.
La Grecia sta nell’Europa unita, la Turchia no. È molto interessante questa cosa perché ci fa capire qual è il problema fondamentale: questo meccanismo monetario che è l’euro non funziona. Fino a quando non lo modificheremo, non cambierà assolutamente nulla.
5) A proposito della moneta unica, il Movimento 5 Stelle ha affermato più volte in questi mesi che vorrebbe proporre un referendum sull’euro. Lei cosa ne pensa?
R: È una proposta totalmente inattuabile. Per fare un referendum su questa materia si dovrebbe cambiare la Costituzione. Ed in secondo luogo, a cosa servirebbe? Assolutamente a nulla.
Come ho già detto, l’Italia ha bisogno di un programma economico, di una piattaforma di lavoro sulla quale impiantare delle proposte concrete. Questa piattaforma non potrebbe mai emergere da un referendum, quindi, a prescindere dalle varie leggi in vigore, sarebbe completamente inutile, non è questa la via da seguire.
6) Secondo lei, l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro?
R: Sicuramente si, l’Italia deve uscire dall’Euro perché l’Euro si è rivelato una costruzione monetaria che non ci avvantaggia, anzi ci mette in una situazione di minore competitività.
Non si rinuncia alla moneta unica così facilmente però, la cosa migliore sarebbe creare un euro a due velocità che consenta ai Paesi periferici di avere una moneta più debole che possa far ripartire le esportazioni e il turismo. Un euro a due velocità aiuterebbe le economie delle Nazioni più in difficoltà, riducendo il divario con i Paesi del nord.
Sarebbe questa secondo me la soluzione migliore. Il problema è che questa scelta dipende da una volontà politica che purtroppo io, attualmente, non vedo nel nostro Paese in nessuno degli schieramenti che si trovano al potere.
7) Quali sarebbero le misure che, a suo parere, il Governo italiano dovrebbe adottare per migliorare il suo rapporto con l’Europa?
R: Dovrebbe cercare di rinegoziare la posizione del Paese all’interno dell’Eurozona, soprattutto per quanto riguarda la costruzione della moneta unica, ma non credo che il Governo che attualmente si è formato possa riuscirci.
In Italia non c’è un potere sufficientemente forte per prendere una decisione di questo tipo. Per attuare misure del genere servirebbe un Governo con una grossa, grossissima maggioranza alle spalle, maggioranza che chiaramente non esiste allo stato attuale delle cose.
Questo vale sia per l’Italia che per gli altri Paesi della periferia europea. Le cose cambieranno solamente quando noi avremo un Governo abbastanza solido, che sia anche accompagnato da una forte partecipazione della classe economica. Ma purtroppo, non abbiamo nulla di tutto questo. Non c’è un piano, non c’è un progetto, non c’è neanche un gruppo di lavoro che si impegni in questa direzione. È assurdo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA