La BCE si prepara a lanciare il suo programma di acquisto di asset finanziari, che potrebbe arrivare già entro Natale. Ecco i probabili effetti sull’euro
Mario Draghi, governatore della BCE, ha fatto intendere che l’istituto di Francoforte è ormai pronto a intervenire per contrastare il rischio di bassa inflazione prolungata nel tempo nell’Eurozona, già falcidiata da una crescita economica che rasenta lo zero. L’Eurotower è dunque pronta a lanciare il suo quantitative easing, ovvero un allentamento monetario che equivale in pratica a stampare denaro. Lo hanno già fatto gli istituti monetari di Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, per cui tra le grandi banche centrali manca all’appello solo la BCE.
A Fracoforte non ne parlano mai apertamente, ma il vero incubo che tormenta i policy makers dell’Ue-18 è senza dubbio il rischio deflazione. La BCE ha come target di medio periodo un tasso di inflazione intorno al 2%, ma oggi siamo solo allo 0,4% (un anno fa 0,9%). Draghi vuole intervenire subito, acquistando più asset finanziari per fornire la liquidità necessaria per far risollevare l’economia reale e riportare l’asticella dell’inflazione verso i target previsti nel mandato.
Se la BCE dovesse realmente lanciare il suo piano di QE entro Natale, acquistando così anche i titoli di stato oltre a quelli privati, una delle conseguenze più immediate sarebbe la svalutazione dell’euro. Per farci un’idea degli effetti sul cambio del QE si può dare un’occhiata a ciò che è successo allo yen negli ultimi due anni, caratterizzati da continue iniezioni di liquidità della Bank of Japan che hanno fatto perdere alla valuta nipponica quasi il 50% del proprio valore nel rapporto di cambio con il dollaro.
L’euro rischierebbe un deprezzamento ancor più robusto rispetto a quello avvenuto finora dai top di inizio maggio scorso, quando il cambio euro/dollaro quotava poco meno di 1,40. Da allora la moneta unica ha perso il 13% sul dollaro, ma con un QE potrebbe perdere almeno un altro 10%. Il cambio euro/dollaro, che assorbe il 40% degli scambi quotidiani del forex, un immenso circuito da oltre 5 trilioni di dollari, potrebbe finire a 1,20 entro fine anno. A metà del 2015, invece, secondo Vincenzo Longo di IG, i prezzi dovrebbero cadere fino a 1,16.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti