Financial Times: Italia, persi nella stagnazione. Ecco come ci vedono all’estero

Vittoria Patanè

19/04/2013

Financial Times: Italia, persi nella stagnazione. Ecco come ci vedono all’estero

Il Financial Times, uno dei più importanti quotidiani del mondo ci dedica un articolo e non utilizza di certo parole tenere.

L’Aquila, città distrutta dal terremoto e logorata dall’inefficiente burocrazia italiana che non riesce a porre rimedio a ciò che ha fatto la natura, diviene per il giornale, “il simbolo di una nazione paralizzata dal torpore politico ed economico.”

Ecco cosa scrive il Financial Times su di noi e come ci vedono dall’estero.

Italia: persi nella stagnazione

Il silenzio domina sulle rovine di L’Aquila quando l’83enne Aldo Di Bitonto ritorna ad ispezionare la sua casa distrutta. È il quarto anniversario del terremoto che ha devastato la città e lui non sa quando, o se, potrà tornare nella sua casa.
I lavori di ricostruzione sono fermi, a causa della mancanza di denaro e di politici paralizzati che hanno fatto della medievale L’Aquila l’ultimo simbolo della grande stagnazione italiana.

“Siamo nelle mani di politici incompetenti, arroganti e presuntuosi che non contano niente. La destra parla male della sinistra, la sinistra della destra, e noi siamo in mezzo, come sardine schiacciate”, si lamenta il signor Di Bitonto, capitano della squadra di calcio della città negli anni 60, passeggiando nel deserto centro storico. Travi di ferro sostengono costruzioni e chiese pericolanti e qualche strada è ancora completamente chiusa.

Candele e fiori freschi evidenziano i luoghi in cui 309 persone furono uccise mentre dormivano nella notte del 6 aprile del 2009. Quasi 22.000 persone rimaste senza casa si trovano ancora in alloggi temporanei.
Massimo Calente, il disperato sindaco di L’Aquila, ha minacciato di togliere la bandiera nazionale dal Comune e di licenziare il prefetto che rappresenta il Governo centrale. “ Ci puoi lasciare in pace”, ha detto. “la città è stata condannata a morire senza risorse”.

Nonostante le esternazioni di dolore e comprensione che arrivano dai leader nazionali, L’Aquila è diventata un monumento della paralisi economico – politica italiana. Piccole imprese di costruzione hanno vinto gli appalti per ricostruire, hanno iniziato il lavoro e poi sono andate in bancarotta quando lo Stato ha smesso di pagarle – uno schema che si è ripetuto più volte in un Paese in cui la Pubblica Amministrazione deve 100 milioni di euro ai privati.

Ma, come il resto dell’Italia, anche L’Aquila gode delle soffocanti imposizioni burocratiche. Gian Antonio Stella, un giornalista conosciuto per aver denunciato gli sprechi e la corruzione della “casta”, ha contato 1,109 leggi, direttive ed ordinanze varate per ricostruire la città. Alcune delle quali allo scopo di prevenire l’intervento della Mafia nella ricostruzione.

Ma le famiglie sono ancora alloggiate nelle baracche fuori dalla città che vennero erette per ospitarli nel 2009. La conferenza del G8, dopo l’intervento di Silvo Berlusconi, allora Presidente del Consiglio, ha cambiato il luogo del proprio incontro, proprio per dare attenzione alla città. Il budget del summit, come ha sottolineato Stella, includeva 26.00 euro per 60 penne ad edizione limitata e 22,500 euro per 45 posaceneri Bulgari d’argento.

Al di là di L’Aquila, la crisi italiana è diventata più profonda nel momento in cui l’economia è entrata nell’ottavo trimestre consecutivo di contrazione, la più lunga recessione dalla guerra. Dal 2002, la terza economia più grande d’Europa ha registrato 15 trimestri di declino.

Una vasta gamma di statistiche attesta il declino dell’Italia in quel periodo. Nelle spese per l’educazione, l’Italia è penultima in classifica, seguita solo dalla Grecia. Le prigioni sono anche peggio dell’istruzione, con 140 detenuti stipati in celle che hanno una capienza massima di 100 persone, le più affollate d’Europa. Per non parlare dei treni che sono i più lenti del continente. Aprire un un’attività? Secondo la Banca Mondiale, costa molto di più aprire un’attività in Italia che in Francia, Regno Unito e Germania.

La magra crescita raggiunta con difficoltà nella passata decade – dominate dai due governi di centrodestra di Silvio Berlusconi- è stata guidata da un influsso di immigrati che hanno compensato il declino della popolazione italiana. Coloro che hanno deciso di lasciare il Paese, unendosi ad un esodo di migliaia di giovani italiani, ora lavorano nei bar, nelle banche e nelle imprese londinesi. Il Goethe Institute riceve ogni giorno centinaia di richieste da coloro che vorrebbero andare a studiare in Germania.

In questi giorni, le pagine de Il Sole 24 Ore, quotidiano economico italiano, sembrano le lapidi del fallimento. Lo scorso venerdì è stato registrato che 4,218 aziende sono andate in bancarotta nei primi tre mesi dell’anno, più del 13% dal primo trimestre del 2012. Le famiglie sono più povere mentre il loro potere d’acquisto è crollato di quasi il 5% nel corso dell’anno passato, tornando a livelli visti negli anni 90.

Il senso di radicata stagnazione si rispecchia nella paralisi politica. Otto settimane dopo le elezioni, l’Italia sta ancora aspettando un nuovo Governo mentre i politici litigano su chi dovrebbe guidarlo.
“Non possiamo perdere altro tempo. Il tempo è finito”, ha dichiarato Giorgio Squinzi, presidente di Confidunstria, sottolineando che se non si trova un accordo e si torna alle urne, il Paese potrebbe essere condannato a perdere qualsiasi possibilità di ripresa.

Gian Maria Fara, sociologo e presidente di Eurispes, ha indicato l’inizio della lunga stagnazione nella caduta della “Prima Repubblica” del 1992, quando l’amministrazione post-guerra collassò sotto la pressione congiunta di scandali di corruzione e fine della guerra fredda che ha segnato la scomparsa del comunismo nell’Europa occidentale.

“I leader politici erano esausti. Il Paese stava soffrendo. Abbiamo smantellato un sistema che noi pensavamo potesse essere ricostruito in pochi anni, ma che aveva bisogno di molto più tempo”, ha detto Fara. “ Questa non è una crisi in essenza. È una crisi di un sistema in generale, di cui i politici sono un’espressione
”.
Dominatada una manciata di grandi aziende con i loro istinti protezionistici e da politici che usano i loro partiti come mezzi per far carriera, Fara sostiene che l’Italia sia lasciata senza un progetto o una visione e, una Nazione dove domina la “logica delle piccole città, dove ognuno pensa a se stesso”.” Siamo un Paese destinato allo stallo. Siamo come Gulliver, un grande corpo bloccato da migliaia di funi rette da lillipuziani. Un’enorme burocrazia ci sta tenendo fermi”.

Analisi della situazione politica attuale

Lo sbalorditivo successo dell’anti-politico Movimento 5 Stelle , venuto dal niente per catturare un quarto dei voti e divenuto il terzo partito in Parlamento, nelle elezioni di febbraio è una reazione a quello che Mr Fara chiama “la malattia” dell’Italia. Ma sotto la stravagante leadership di Beppe Grillo, ex comico nonché blogger più popolare del Paese, il movimento sembra aver perso la sua strada, incapace di trovare una propria identità disgiunta dal suo eterogeneo mix di idealisti, estremisti di destra e attivisti di sinistra.

Gli investitori sperano che il Movimento 5 Stelle introduca un senso di urgenza all’interno dei partiti tradizionali allo scopo di migliorare le riforme politico-economiche, dando, allo stesso tempo, uno scossone che spinga l’Europa ad allentare la stretta di quell’austerity che, come ha ammesso Mario Monti,Presidente del Consiglio ad Interim, ha fatto cadere l’Italia in una recessione ancora più profonda.

Ma al momento, nè l’elite politica italiana, nè quella di Bruxelles hanno mostrato alcun segnale di risposta. In ogni caso, la paura dei mercati – che Grillo vinca le prossime elezioni, imbarcandosi poi in un programma che rifiuti di pagare i debiti italiani, indicendo un referendum sull’euro - è alquanto improbabile che si materializzi.

Ciò che le passate elezioni hanno dimostrato è che il bipolarismo italiano ha fallito e che un elettorato sempre più ansioso sta cercando un cambiamento. Forse Matteo Renzi, la giovane stella nascente del centrosinistra, in futuro potrà sfruttare tutta la sua infinita energia, o il 76enne Berlusconi, imprenditore milionario, potrà finalmente trovare il suo erede per il centrodestra. Ma per il momento nuove elezioni – a luglio o ad ottobre sono le date più probabili- potrebbero portare ad un punto morto.

Guardando ai desolanti numeri e al triste atteggiamento dei politici, gli economisti hanno forti dubbi che – senza un salvataggio o una ristrutturazione- l’Italia riuscirà ad onorare il pagamento del proprio debito pubblico, che il Governo Monti progetta di aumentare fino al 130,4% del PIL quest’anno, dopo il record del 127% siglato nel 2012. Il Professor Monti, il cui partito di recente formazione ha preso solo l’8% dei voti nelle elezioni di febbraio, ha detto in Parlamento che non si può più aspettare.

“L’Italia sopravviverà? Probabilmente no” ha detto Pepper Culppepper, professore di scienze politice dell’Università Europea di Firenze. “Lo Stato è paralizzato e i partiti politici sono in caduta libera. Nessun sistema politico, anche sotto le pressioni internazionali, è capace di cambiare le cose”.

“È difficile pensare ad un Paese meno competitivo dell’Italia. Nessuno può farlo. Berlusconi e i suoi amici, così come i sindacati, lottano contro le riforme, difendendo i loro radicati interessi”, ha detto David Levine, professore di economia alla EUI, suggerendo che l’Italia dovrebbe ristrutturare il proprio debito il prima possibile.

Traduzione a cura di Vittoria Patanè. Fonte: Financial Times

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