FED e BCE a confronto sui tassi d’interesse: grande attesa per il discorso di Janet Yellen

Simone Casavecchia

22 Agosto 2014 - 09:11

Attenzione puntata, anche da Mario Draghi, sulle dichiarazioni della Presidente della FED Janet Yellen da cui dipenderà la politica monetaria europea

FED e BCE a confronto sui tassi d’interesse: grande attesa per  il discorso di Janet Yellen

L’attenzione degli operatori finanziari e dei mercati, dopo una seduta a rialzo che ha visto Wall Street segnare i massimi storici, trainando anche le piazze europee, in particolare la Borsa di Milano che ha chiuso con un +2,06%, è tutta puntata oggi, sul simposio dei banchieri centrali che si sta tenendo a Jackson Hole, nel Wyoming. Particolarmente atteso è l’intervento del presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, che dovrebbe essere pronunciato a mercati aperti, intorno alle ore 15.00 e da cui si attendono indicazioni stringenti sulle prossime mosse della banca centrale statunitense in politica economica. Grande interesse anche per il discorso di Mario Draghi che interverrà per la prima volta al meeting nella veste di presidente della BCE e che dovrebbe tenere il suo discorso a mercati chiusi, intorno alle 20,30.

Il dibattito interno alla FED
Già nei giorni scorsi, con la pubblicazione dei verbali delle riunioni di luglio, erano state rese note, all’interno della Federal Reserve posizioni differenti sulla travagliata scelta di alzare i tassi d’interesse americani alla luce di un miglioramento dell’economia USA.
Per alcuni membri della FED, infatti una politica monetaria accomodante resta ancora la scelta più appropriata, come ben dimostrano le scelte messe in campo gli scorsi 29 e 30 Luglio. In quell’occasione, infatti tenuta lo scorso 29 e 30 luglio. In quell’occasione infatti i tassi d’interesse rimasero invariati allo 0-0,25% (minimo storico) e fu deciso un altro «tapering» da 10 miliardi di dollari.
Nonostante, il recente miglioramento nel mercato del lavoro sia stato più ampio delle stime, per gli esponenti della FED la ripresa dell’attività immobiliare americana resta ancora lenta. Per questo, a posizioni più caute che intenderebbero temporeggiare nel rialzo dei tassi, si contrappongono, nel board della FED, altri membri che vorrebbero accelerare i tempi per aumentare il costo del denaro.
Quel che è certo, per ora è che lo stesso dibattito interno alla FED ha determinato, nei giorni scorsi un deciso rafforzamento del dollaro sull’euro.

Le attese della BCE
Uno degli uditori più interessati al discorso di Janet Yellen è sicuramente Mario Draghi dal momento che le scelte della FED influenzeranno quelle della BCE. L’auspicio di Draghi è sicuramente quello di un cambiamento di rotta nelle politiche monetarie della FED: se, infatti, sarà annunciata un’accelerazione dei tempi sul rialzo dei tassi d’interesse USA, si assisterà in tempi brevi a un rafforzamento del dollaro contro l’euro, con effetti positivi sulle esportazioni europee che diventerebbero più appetibile per gli Stati Uniti.
Più scontate appaiono le dichiarazioni che potrebbe rilasciare lo stesso Draghi alla fine della giornata di oggi: in uno scenario europeo dove la deflazione appare sempre più probabile e sorgono pesanti dubbi anche su una possibile ripresa entro la fine dell’anno in corso, la politica monetaria europea dovrà restare necessariamente accomodante e sarà ribadita, con ogni probabilità, la possibilità di mettere in campo quelle misure non convenzionali già annunciate lo scorso Giugno, che dovrebbero ruotare intorno al quantitative easing, ovvero all’acquisto massiccio di titoli privati (già avviato) e pubblici.

I fattori discriminanti
Quel che appare sempre più certo è che l’attenzione dei banchieri centrali, pur divisi nelle scelte di politica monetaria, non considera, come è sempre avvenuto, il solo parametro dell’inflazione, di cui alcuni temono già una prossima impennata, almeno in area statunitense ma anche parametri legati al mercato del lavoro. Chi teme che la ripresa sia ancora troppo fragile per alzare i tassi d’interesse, infatti, sia in seno alla FED, sia all’interno della Banca d’Inghilterra, che pur si presenta al summit forte di apprezzabili risultati economici, ha assunto come target della politica monetaria proprio la diminuzione della disoccupazione, già realizzatasi in misura apprezzabile negli Stati Uniti.

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