FED: Bernanke conferma “forward guidance” sui tassi e porta il piano QE a 65 miliardi

Nicola D’Antuono

30/01/2014

La crisi valutaria degli emergenti non scompone la FED, che riduce ancora gli acquisti di asset di altri 10 miliardi. Bernanke ha poi confermato la forward guidance sui tassi

FED: Bernanke conferma “forward guidance” sui tassi e porta il piano QE a 65 miliardi

Ieri è avvenuta l’ultima riunione della Federal Reserve sotto l’egida di Ben Bernanke, giunto a fine mandato e che ora sarà sostituito dall’attuale vice-presidente Janet Yellen a partire dal primo febbraio. Bernanke, come da attese, ha ridotto ancora il piano di quantitative easing a 65 miliardi di dollari al mese dai precedenti 75 miliardi. Il tapering era stato avviato con l’ultimo meeting di fine dicembre, sempre con una diminuzione degli acquisti di asset da 10 miliardi. La decisione è stata presa all’unanimità dai membri del FOMC, il braccio operativo della FED, grazie al netto miglioramento dell’economia americana e in particolare del mercato de lavoro.

Bernanke ha poi confermato la forward guidance sui tassi di interesse, che inizieranno ad aumentare dall’attuale range 0-0,25% solo quando il tasso di disoccupazione scenderà al 6,5%. L’ultimo dato riferito a dicembre aveva evidenziato un netto calo della disoccupazione al 6,7%, anche se imputabile principalmente alla netta diminuzione della forza lavoro. La politica monetaria negli USA dovrebbe comunque restare accomodante, anche quando sarà raggiunto il target sulla disoccupazione. Il piano di quantitative easing, ora sceso a 65 miliardi di dollari al mese, dovrebbe essere azzerato entro fine anno, anche se non esiste un piano già elaborato, per cui tutto dipenderà dall’andamento dell’economia e dalla valutazione del rapporto costi/benefici.

La riduzione da 10 miliardi del piano di stimoli monetari era ormai stata scontata dal mercato, che non ha reagito in modo violento alle comunicazioni della FED. L’impatto maggiore si è visto sulle borse. A Wall Street l’indice azionario S&P500 ha perso l’1,02% a 1.774,20 punti, ai minimi da oltre un mese. L’indice Dow Jones ha chiuso con una perdita dell’1,19% a 15.738,79 punti, ai minimi da 7 settimane. Sul forex il tasso di cambio euro/dollaro ha chiuso praticamente invariato, anche se nell’intraday la quotazione aveva sfiorato 1.36 prima di risalire e chiudere la giornata sopra 1.3650. A tenere banco sono stati sorattutto i movimenti sulle valute esotiche, a seguito della decisione di alcune banche centrali di alzare i tassi per fermare il crollo delle proprie monete (India, Turchia, Sudafrica).

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