Evasione fiscale: la transazione con l’Agenzia delle Entrate non esclude il sequestro dei beni

Isabella Policarpio

03/05/2019

03/05/2019 - 13:16

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Evasione fiscale: anche in caso di transazione con l’Agenzia delle Entrate non si esclude il sequestro dei beni. La sentenza della Corte di Cassazione.

Evasione fiscale: la transazione con l’Agenzia delle Entrate non esclude il sequestro dei beni

L’imprenditore accusato di evasione fiscale subisce il sequestro dei beni aziendali; tale misura non viene esclusa nemmeno in caso di transazione con l’Agenzia delle Entrate mediante concordato preventivo, questo perché la transazione non scongiura la dispersione dei beni del debitore.

A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione in una recentissima sentenza, la numero 18034 del 2 maggio 2019, nella quale i giudici hanno respinto i motivi di ricorso dell’imprenditore secondo il quale, dopo il concordato preventivo con le Entrate, non sussistevano più i presupposti del sequestro dei beni aziendali.

Infatti, secondo la Corte, non esiste alcun automatismo che prevede la negazione del sequestro dei beni in seguito all’accordo con il Fisco.

Beni aziendali: la transazione con l’Agenzia delle Entrate non esclude il sequestro

In caso di evasione fiscale, l’imprenditore può subire il sequestro dei beni aziendali a garanzia del pagamento del debito, e la situazione non cambia se l’imprenditore raggiunge una transazione con il Fisco nell’ambito di un concordato preventivo.

Come si apprende da ItaliaOggi, infatti, la Corte di Cassazione ha esplicitamente negato l’automatismo tra l’accordo con l’Amministrazione finanziaria e l’esclusione del sequestro dei beni aziendali.

La decisione in esame è contenuta nella sentenza numero 18034 del 2 maggio 2019, con cui i giudici della Suprema Corte hanno respinto il ricorso di un imprenditore condannato per evasione fiscale che si opponeva al sequestro dei beni della sua azienda. La Corte ha infatti ribadito che il concordato preventivo con l’Amministrazione finanziaria non esclude la dispersione del patrimonio da parte dell’imprenditore, e quindi la garanzia di pagamento del debito.

Certamente la transazione conclusa con l’Agenzia delle Entrate è un impegno ad adempiere da parte dell’imprenditore, tuttavia ciò non basta ad eliminare il c.d. periculum in mora, ovvero il pericolo del mancato adempimento o del ritardo nell’adempimento.

Sequestro dei beni aziendali: quando e perché è necessario

Il sequestro dei beni aziendali in caso di evasione fiscale dell’imprenditore è una misura cautelare conservativa che serve a “conservare” la garanzia patrimoniale del debitore in modo che il creditore possa soddisfare il proprio credito.

Il debitore (l’Agenzia delle Entrate o anche un privato) può chiedere il sequestro dei beni quando ha il fondato timore che il debitore possa disperderli e quindi far sparire parte del patrimonio con cui, invece, dovrebbe saldare il debito.

In pratica, questa tipologia di sequestro crea un vincolo di indisponibilità sui beni aziendali dell’imprenditore (o su altri beni) in modo che quest’ultimo non possa venderli o cederli ad altri.

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