Eurozona: rischio recessione secondo S&P. In arrivo il QE di Draghi?

Nicola D’Antuono

24 Ottobre 2014 - 07:16

Secondo l’agenzia di rating S&P, nell’area euro esiste una nuova minaccia di recessione. Nei prossimi mesi la BCE potrebbe decidere così di lanciare il QE svalutando l’euro

Eurozona: rischio recessione secondo S&P. In arrivo il QE di Draghi?

Nonostante il lieve miglioramento del settore manifatturiero in Germania, l’Eurozona continua a mostrare evidenti segnali di debolezza economica. Molti paesi membri continuano a deludere le aspettative (Italia) o appaiono incapaci di registrare anche solo piccoli progressi (Francia). Inoltre il rischio deflazione appare tutt’altro che remoto, mentre la disoccupazione resta su livelli record. Il deprezzamento dell’euro degli ultimi mesi ha dato sollievo all’export, ma questo da solo non basta a risollevare la fragile economia dell’Eurozona. Le difficoltà mostrate dalla locomotiva tedesca stanno facendo paventare addirittura una nuova recessione.

Ne ha parlato anche Standard & Poor’s, che nel suo ultimo report sull’andamento dell’economia dell’area euro ha dichiarato che la crisi non è ancora finita. L’agenzia di rating americana ha sottolineato che i segnali di ripresa evidenziati a inizio anno sono già praticamente scomparsi. Inoltre la minaccia di una nuova recessione nell’Eurozona (la terza in pochi anni) è un serio campanello d’allarme. Tra l’altro pochi giorni fa il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che il rischio di recessione nell’area euro è concreto e che le possibilità di assistere a un “triple dip” sono pari al 40%.

Secondo gli specialisti dell’agenzia di rating, la ripresa economica nell’Eurozona non può avvenire semplicemente puntando forte sull’implementazione di politiche monetarie e fiscali aggressive. In particolare una politica monetaria ultra-accomodante, come quella attuata finora dalla BCE, può stabilizzare l’economia nel breve periodo ma nel lungo termine è potenzialmente in grado di far abassare la guardia ai policy maker di Francoforte. L’unica possibilità resta quella di attuare in tempi brevi le riforme strutturali promesse negli anni passati.

Inoltre la BCE potrebbe passare da un programma di credit easing - fatto di aste TLtro, acquisti di Abs e di covered bond - a uno di quantitative easing, acquistando titoli di stato e bond societari. Ci sarebbe senza dubbio un’iniezione di fiducia importante sui mercati. Inoltre l’euro potrebbe deprezzarsi ulteriormente contro il dollaro americano, puntando dritto verso il primo obiettivo di medio periodo di 1,20. Secondo Morgan Stanley, però, a fine 2015 il cambio euro/dollaro scenderà fino a 1,12, mentre per Goldman Sachs sarà raggiunta la parità entro il 2017.

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