Solo poco più di due persone su dieci si dicono pronte a usare l’euro digitale. È questo il dato più significativo che emerge dal sondaggio lanciato da Money.it.
Solo poco più di due persone su dieci si dicono pronte a usare l’euro digitale. È questo il dato più significativo che emerge dal sondaggio lanciato da Money.it: il 72% ha risposto “No”, il 24% “Sì”, mentre il 4% si è detto incerto. Un risultato netto, che fotografa una diffidenza profonda nei confronti della nuova moneta elettronica della Banca Centrale Europea.

L’euro digitale, atteso per il 2026, nasce con l’obiettivo di affiancare il contante, non di sostituirlo. Sarà una moneta emessa direttamente dalla BCE, garantita dallo Stato e utilizzabile tramite banche e intermediari autorizzati. In teoria, dovrebbe rendere i pagamenti più rapidi, sicuri e accessibili, riducendo la dipendenza dai circuiti privati o dalle grandi piattaforme internazionali. Ma, a quanto pare, l’entusiasmo dei cittadini europei — e in particolare degli italiani — non segue lo stesso ritmo dell’innovazione istituzionale.
Dietro al “no” della maggioranza, si intravedono due ordini di preoccupazioni. La prima riguarda la privacy: molti temono che la diffusione di una valuta interamente digitale possa aumentare la tracciabilità delle transazioni, limitando di fatto la libertà individuale. La seconda è di natura culturale e psicologica: il contante resta un simbolo tangibile di autonomia e controllo, difficilmente sostituibile da un algoritmo, anche se garantito da Francoforte.
Non mancano però segnali positivi. Un quinto dei rispondenti considera l’euro digitale una naturale evoluzione dei sistemi di pagamento, un passo verso una società più efficiente e integrata. È la fascia di cittadini più propensa alla digitalizzazione finanziaria, già abituata a usare wallet elettronici, app bancarie e pagamenti contactless.
Nei prossimi mesi, la BCE e le banche centrali nazionali dovranno lavorare su un punto chiave: la fiducia. La tecnologia da sola non basta; occorre spiegare, con chiarezza e trasparenza, come funzionerà l’euro digitale, quali garanzie offrirà sulla tutela dei dati e in che modo potrà convivere con il contante.
Il debutto, previsto per il 2026, sarà un test non solo per l’infrastruttura finanziaria europea, ma anche per la capacità delle istituzioni di coinvolgere i cittadini in un cambiamento che — almeno per ora — non tutti sembrano pronti ad accogliere.
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