Le elezioni si avvicinano e allora diamo uno sguardo a quelli che erano i programmi in merito al tema del lavoro dei partiti negli scorsi anni.
Dopo essersi messi alle spalle le elezioni regionali in Sicilia, tutto il mondo politico ora è proiettato anima e corpo alle politiche di marzo 2018. La campagna elettorale sarà senza dubbio stata serrata e i politici andranno a occupare tutti i salotti televisivi disponibili, ma quanti elettori hanno davvero capito quali sono i programmi, le proposte dei partiti?
La disoccupazione giovanile ha superato la soglia del 35%, nonostante ci sia una ripresa le aziende ancora risentono della crisi e, più in generale, tutto il mondo del lavoro sembrerebbe essere ancora un malato in convalescenza
Cinque anni fa, quando ci furono le elezioni nel 2013, tutti i partiti in corsa presentarono il proprio programma in merito al lavoro. Vediamo allora quali erano le loro proposte e i loro intenti, per capire cosa è cambiato dopo questo lustro che ci siamo quasi messi alle spalle.
PDL
L’ottavo punto del programma del Pdl dal titolo “Dalla parte delle imprese, dalla parte del lavoro, dalla parte delle professioni” è dedicato al lavoro e riporta una lunga serie di proposte, di seguito le principali:
- Riconoscimento alle imprese, per le nuove assunzioni di giovani a tempo indeterminato, di una detrazione (sotto forma di credito d’imposta) dei contributi relativi al lavoratore assunto, per i primi 5 anni.
- Sostituzione dell’attuale sistema dei sussidi alle imprese con contestuale ed equivalente riduzione delle tasse sul lavoro e sulla produzione
- Pagamenti più rapidi della pubblica amministrazione, in applicazione della direttiva europea sui ritardi di pagamento
- Apertura al mercato dei settori chiusi, in particolare dove persistono monopoli o oligopoli statali, a partire da scuola, università, poste, energia e servizi pubblici locali
- Favorire le imprese di giovani imprenditori: per 3 anni, vantaggi fiscali per le imprese di under 35
- Valorizzare le libere professioni, riconoscendone le funzioni sussidiarie di pubblico interesse
- Sostegno all’occupazione giovanile attraverso la totale detassazione dell’apprendistato fino a 4 anni
- Buoni dote per la formazione
- Tetto alle pensioni d’oro
- Partecipazione agli utili da parte dei lavoratori.
PD
“L’italia giusta. Dove il futuro si prepara a scuola” è lo slogan che introduce, sul sito del Partito Democratico, il tema dell’istruzione e dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Ma il Pd dedica anche un capitolo del suo programma alla liberalizzazione delle professioni, proponendo:
- Modernizzare il ruolo e l’assetto degli Ordini professionali: La modernizzazione è necessaria per qualificare l’esercizio delle professioni, assicurare gli obblighi di corretta e trasparente informazione agli utenti, la concorrenza e la credibilità della professione nonché per tutelare l’interesse pubblico risolvendo situazioni di conflitto. Non meno importante è ridurre in maniera incisiva i costi, a carico degli iscritti, per il funzionamento degli organi e delle strutture amministrative degli Ordini.
- Garantire pari opportunità alle giovani generazioni: Accorciare la distanza tra le fasi di studio e accesso all’esercizio effettivo della professione, eliminare qualunque requisito di età o anzianità di esercizio nell’accesso alle cariche elettive degli organi nazionali e territoriali degli Ordini e infine prevedere sostegni e borse di studio per giovani professionisti in situazioni di disagio economico.
- Riformare il tirocinio, prevedendo una durata limitata ed un equo compenso
- Equiparare le professioni intellettuali al settore dei servizi: L’equiparazione è necessaria ai fini del riconoscimento delle misure (comunitarie e nazionali) di sostegno economico per lo sviluppo dell’occupazione e degli investimenti, con particolare riferimento ai giovani.
- Riconoscere le professioni non regolamentate: Vanno regolate le libere associazioni costituite su base volontaria e senza diritto di esclusiva tra professionisti (sono circa 3 milioni) che svolgono attività non regolamentate in Ordini, attribuendo ad esse anche compiti di qualificazione professionale.
Fare per fermare il declino
Il movimento ideato da Oscar Giannino propone sul suo sito un “programma per la crescita” suddiviso in varie sezioni. Di seguito le idee emerse dai capitoli: professioni, mercato del lavoro, questione femminile.
- Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d’ogni sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza. Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.
- Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell’impresa in cui lavoravano, devono godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti di formazione che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando necessario, scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato. Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro.
- Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della società e, finalmente, rifondare il sistema educativo.
Scelta civica per Monti
La lista a sostegno dell’ex Premier Mario Monti propone un’agenda lavoro per “Superare il dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro”. Queste le principali proposte:
- Superamento del dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro: occorre consentire a imprese e lavoratori di sperimentare un contratto di lavoro a tempo indeterminato meno costoso (riduzione del cuneo fiscale e previdenziale) e più flessibile, anche per rendere possibile l’assorbimento nell’area del lavoro dipendente regolare di centinaia di migliaia di collaborazioni autonome continuative irregolari, senza perdite di occupazione dovute ad aumenti di costi e/o di rigidità
- Un sistema di welfare che dia sicurezza a tutti, indipendentemente dal tipo di lavoro: tutti i lavoratori, subordinati o autonomi, quale che sia il loro tipo di contratto di lavoro e l’itinerario seguito nel tessuto produttivo, devono avere tendenzialmente la stessa sicurezza nel mercato del lavoro e la stessa sicurezza sul piano pensionistico
- Un piano straordinario per l’occupazione dei giovani: attuare le linee d’azione indicate e in parte finanziate dall’Unione Europea (Youth Guarantee), perché a ciascun giovane sia offerto un servizio efficiente di orientamento scolastico e professionale; ed entro quattro mesi una opportunità di lavoro, apprendistato, o formazione mirata agli sbocchi effettivamente esistenti
- Una grande “azione positiva” per l’occupazione delle donne: la detassazione selettiva per portare il tasso di occupazione femminile dal 46 al 60%; un piano straordinario per i servizi alla famiglia, che rendano effettiva la libertà di scelta tra lavoro domestico e lavoro professionale retribuito
- Active ageing: aumentare l’occupazione dei cinquantenni e sessantenni e risolvere definitivamente la questione degli “esodati non salvaguardati”: incentivi economici e normativi all’assunzione, flessibilizzazione e modularità del passaggio da lavoro a pensione, sostegno del reddito orientato all’occupazione per chi ciononostante rimane senza lavoro e senza pensione.
Movimento a 5 Stelle
A differenza degli altri partiti o movimenti nel programma del Movimento a 5 Stelle non figura un capitolo dedicato ai problemi riguardo al lavoro; queste infatti sono le sezioni in cui sono raggruppate le proposte del Movimento di Beppe Grillo: Stato e cittadini, Energia, Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione. Non c’è quindi per il M5S una proposta organica interamente dedicata al problema lavorativo, ma leggendo le sezioni sopra elencate emergono queste idee:
- Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra carica pubblica
- Eliminazione di ogni privilegio particolare per i parlamentari, tra questi il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo
- Abolizione dell’Ordine dei giornalisti
- Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, ENI, ENEL, Mediaset, Ferrovie dello Stato
- Favorire le produzioni locali
- Sussidio di disoccupazione garantito
- Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale
- Incentivazione per le imprese che utilizzano il telelavoro
- Incentivazione dei mercati locali con produzioni provenienti dal territorio
- Separare le carriere dei medici pubblici e privati, non consentire a un medico che lavora in strutture pubbliche di Operare nel privato
I programmi per il 2018
Se andiamo a leggere quindi i programmi riguardanti il lavoro del 2013, possiamo vedere che alla fine sono cambiate soltanto cose non presenti nelle intenzioni programmatiche. Questo naturalmente riferito soltanto ai partiti che poi sono andati al governo.
Il Jobs Act infatti, ovvero tutte quella serie di norme varate dal governo Renzi tra il 2014 e il 2015, ha toccato punti che alla fine non erano previsti nel programma PD. A onor del vero però si deve specificare che alla guida del partito nel 2013 c’era Bersani e non l’ex sindaco di Firenze.
Con ogni probabilità il tema del lavoro sarà centrale anche nella prossima campagna elettorale assieme a quello della sicurezza e della lotta alla povertà. Vedremo allora quali saranno le proposte nel 2018, anche se prima di poter leggere qualcosa di concreto si dovrà concludere il gran valzer delle possibili alleanze elettorali.
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