La BCE continua la sua lotta al rischio deflazione e punta a risollevare la crescita. Le recenti misure monetarie ultra-espansive stanno sostenendo ancora i bond europei
Le recenti misure monetarie ultra-espansive varate dalla BCE giovedì scorso, con i tassi di interesse scesi al minimo storico dello 0,05%, hanno aumentato ulteriormente il carburante nel motore dei mercati obbligazionari, in particolare quelli periferici europei. Le mosse dell’Eurotower, che comprendono tra l’altro l’acquisto di ABS e covered bond, vanno chiaramente nella direzione di un aggiustamento del tasso di inflazione che al momento è sempre più schiacciato verso lo zero. Inoltre la politica monetaria messa a punto da Mario Draghi sta avendo anche l’effetto di svalutare l’euro contro le valute più importanti: un aspetto da non sottovalutare per ridare vigore all’export e tornare a irrobustire la fragile ripresa economica nell’eurozona.
Ad ogni modo gli asset che stanno beneficiando di più dell’effetto-Draghi sono i titoli di stato periferici europei, gli stessi che un paio di anni fa erano nel mirino della speculazione internazionale con tassi su livelli record. I rendimenti, salvo qualche fisiologico incidente di percorso, si stanno comprimendo verso lo zero, mentre sulla parte breve della curva dei tassi sono in gran parte in territorio negativo. Ad esempio i bond sovrani irlandesi, fino a 2-3 anni fa considerati praticamente “junk bond” (ovvero spazzatura), mostrano tassi su valori negativi fino alla scadenza biennale. In questo club ci sono anche i titoli di stato francesi, olandesi e tedeschi, che presentano rendimenti negativi fino ai tre anni.
La parte breve della curva dei tassi sta beneficiando molto del nuovo taglio della BCE sul tasso sui depositi overnight a -0,2% da -0,1%, che sta spingendo le banche commerciali a ritirare la liquidità dai forzieri di Francoforte per parcheggiarla su BoT, Letras, Bubill & co. Per i buoni del Tesoro si è giunti a un tasso a tre mesi dello 0,05%, ma ormai anche qui si dovrebbe scendere su valori negativi entro qualche settimana. Sulla parte medio-lunga della curva dei tassi europea, vanno molto bene i bond pubblici di Italia, Spagna e Irlanda,ma gli acquisti si estendono anche ai titoli dei paesi “core”. Il rendimento del BTp decennale è sceso venerdì al minimo di sempre del 2,25% e lo spread Btp-Bund è arrivato a sfiorare 130 punti base.
I titoli di stato decennali italiani, ma anche quelli irlandesi e spagnoli, rendono addirittura meno dei pari scadenza americani e inglesi, nonostante siano chiaramente più rischiosi. Secondo Ubs, però, il rischio tassi sta aumentando e i margini di downside per gli spread sovrani della periferia europea si sta assottigliando notevolmente. La banca d’affari svizzera ritiene che la BCE non metterà in campo un piano di quantitative easing e che il grosso è ormai stato già fatto. Jp Morgan ritiene che lo spread italiano si attesterà intorno ai 130 punti, mentre quello spagnolo a 110. Acquistare ora le scadenze lunghe presenta rischi superiori rispetto ai mesi scorsi, visto che i tassi sono ai minimi storici. Inoltre se le recenti mosse della BCE riusciranno realmente a risollevare l’inflazione, per i bond europei potrebbe esserci un brusco dietrofront con risalite anche violente degli spread sovrani.
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