Depressione e Legge 104: i diritti del lavoratore

Simone Micocci

9 Giugno 2017 - 10:30

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La depressione dà diritto ai permessi e alle agevolazioni della Legge 104? Sì, ma solo quando è riconosciuta come malattia invalidante dalle apposite commissioni sanitarie.

Depressione e Legge 104: i diritti del lavoratore

La depressione è una malattia riconosciuta? Quali sono i diritti di un lavoratore affetto da depressione?

Ad oggi ci sono 4,5 milioni di persone depresse in Italia e secondo l’OMS entro il 2030 la depressione sarà la malattia cronica più diffusa al mondo. Ecco perché oggi parlare di depressione è molto importante e noi abbiamo scelto di farlo soffermandoci su quali sono i diritti del lavoratore.

Essendo riconosciuta come una malattia a tutti gli effetti la depressione dà diritto al lavoratore che ne è affetto ad usufruire di permessi, dell’indennità di malattia e di altre agevolazioni. È una “malattia invalidante” quindi dà diritto a chi ne viene colpito di usufruire dei permessi garantiti dalla Legge 104.

Prima di analizzare nel dettaglio quali sono i diritti del lavoratore affetto da questa malattia, ecco cosa si intende per depressione e quando questa si distingue dalla semplice “tristezza”, la quale invece non dà alcun diritto al lavoratore.

Cos’è la depressione?

Per depressione si intende quella malattia che comporta un’alterazione del tono dell’umore di una persona. I sintomi della depressione sono:

  • continuo senso di tristezza;
  • mancanza di fiducia nel futuro e nelle proprie possibilità professionali;
  • mancanza di voglia di fare e di stare in mezzo alle persone.

È il medico a dover fare la diagnosi di depressione, altrimenti questa non si distingue dalla semplice tristezza. Per essere riconosciuto come depressione, quindi, lo stato di tristezza di una persona deve essere “continuato”, cioè deve durare per la maggior parte della giornata ed i primi sintomi devono essere comparsi da diversi mesi.

In quali casi una persona rischia di andare in depressione? Le cause sono molteplici e variano a seconda che si tratti di depressione reattiva o endogena: nel primo caso il motivo scatenante è facilmente individuabile e può essere un lutto, oppure un licenziamento, mentre per la depressione endogena l’origine della sofferenza non si riesce a scovare. È proprio quest’ultima ad essere la forma di depressione più grave, poiché non essendoci un vero e proprio motivo scatenante è più difficile curarla.

Nei casi più gravi la depressione può essere riconosciuta come invalidante, quindi il lavoratore che ne è colpito ha diritto a dei particolari permessi, gli stessi garantiti a chi ha un handicap di tipo fisico. Vediamo quali sono.

Depressione: quando è una malattia invalidante?

La depressione è una malattia invalidante quando viene riconosciuta dalla commissione medica che visita il paziente.

Quindi, anche se la depressione a differenza di molte altre patologie psichiche, non è facile da individuare vista la generalità dei sintomi, quando viene riconosciuta come tale costituisce una invalidità che comporta una riduzione della capacità lavorativa e la necessità di ausilio nelle attività quotidiane.

E se previsto nel certificato medico, il paziente affetto da depressione ha diritto ad assentarsi dal lavoro dando il giusto preavviso al datore di lavoro.

Depressione e Legge 104: quali diritti per gli invalidi

La misura dei permessi è stabilita dalla Legge 104 del 1992 della quale potete avere tutte le informazioni che cercate nella nostra guida dedicata.

Per chi non lo sapesse, questa concede diversi benefici sia ai soggetti con disabilità che ai loro familiari; ma con il termine “disabilità” non si intende solamente un minorazione di tipo fisico, ma come abbiamo appena visto anche quelle di tipo psichico, come lo è la depressione.

Quando viene riconosciuta come tale in seguito ad apposite visite mediche o accertamenti sanitari effettuati dalle commissioni ASL, è considerata una malattia invalidante alla pari delle altre indicate nelle tabelle ministeriali sull’invalidità.

Nel dettaglio, le malattie invalidanti riconosciute sono:

Patologia Percentuale invalidità
Disturbo amnesico persistente indotto da sostanze (tipo korsakoff) 100%
Schizofrenia di tipo disorganizzato, catatonico, paranoide, non specificata (moderata) 75%
Schizofrenia di tipo disorganizzato, catatonico, paranoide, non specificata (grave) 100%
Schizofrenia residuale(moderata) 75%
Schizofrenia residuale (grave) 100%
Disturbo schizoaffettivo (grave) 100%
Depressione maggiore, episodio ricorrente (moderata) dal 61 all’80%
Depressione maggiore, episodio ricorrente (grave) 100%
Disturbo bipolare I(moderata) dal 61 all’80%
Disturbo bipolare I (grave) 100%
Disturbo bipolare II e disturbo bipolare sai – grave 75%
Disturbi deliranti (paranoia, parafrenia, delirio condiviso, altri) 75%
Anoressia nervosa (grave) dal 75 al 100%
Ritardo mentale di media gravità 61 all’80%
Ritardo mentale grave e profondo 100%

Chi è affetto da una di queste malattie (con un’invalidità superiore al 45%) e non ha un lavoro ha diritto all’Iscrizione nelle liste speciali presenti nei Centri per l’impiego beneficiando così delle agevolazioni previste per le assunzioni.

Per chi le invalidità di percentuale compresa tra il 33% e il 73%, invece, si ha diritto all’assistenza sanitaria e ad alcune agevolazioni fiscali, mentre per l’esenzione del ticket sanitario bisogna superare il 66%.

Quali sono invece i diritti specifici per il lavoratore? Come abbiamo approfondito nella nostra guida dedicata ai permessi e alle agevolazioni della Legge 104, chi è affetto da depressione ha diritto a:

  • usufruire di 3 giorni di permesso retribuito;
  • prolungare la durata del congedo parentale;
  • richiedere il congedo straordinario;
  • assentarsi per malattia (previa la consegna del certificato medico) rispettando comunque le regole previste per le visite fiscali;
  • non essere licenziato a causa della sua malattia;
  • scegliere la sede di lavoro.

Se invece la depressione è talmente grave da impedire al lavoratore di svolgere regolarmente le proprie mansioni, questo viene riconosciuto come un soggetto inabile e quindi avrà diritto all’assegno di accompagnamento.

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