Il deficit strutturale del 2015 è il campanello d’allarme più preoccupante a cui guarda la Commissione Europea che invita l’Italia a riportarlo entro i livelli di guardia stabiliti dall’UE.
Dopo le bacchettate da Angela Markel riguardo all’insufficienza delle riforme italiane, un giudizio così tagliente e icastico da essere subito rettificato dal portavoce della Cancelliera e dal ministro delle finanze Schauble, arriva anche un altro, preoccupante, monito della Commissione Europea riguardo al deficit strutturale del 2015.
Quello italiano è, infatti, un deficit che appare, ormai fuori controllo agli occhi di Bruxelles, per questo i ministri delle finanze dell’Unione hanno chiesto all’Italia di adottare nuove misure finalizzate a riportare il deficit italiano in linea con i parametri europei.
Anche se le trattative sono ancora aperte, quel che si profila all’orizzonte sarebbe una nuova manovra correttiva, presumibilmente a Marzo 2015, che vada a rettificare quanto previsto dalla Legge di Stabilità. Proprio questo è, infatti, il provvedimento incriminato, su cui si è espressa la dichiarazione dell’Eurogruppo al termine della riunione di ieri che ritiene gli sforzi preventivati dall’Italia insufficienti per il rispetto dei parametri dell’Eurozona. Come rileva il documento, a seguito dell’esame che la Commissione Europea a svolto riguardo al ddl Stabilità, infatti:
"Rileviamo che in base alla valutazione della Commissione, lo sforzo strutturale dell’Italia nel 2015 sarà dello 0,1% del Pil, mentre viene richiesto lo 0,5% del Pil secondo il braccio preventivo. Su questa base, saranno necessarie misure efficaci per consentire un miglioramento dello sforzo strutturale".
In altre parole è proprio il Patto di Stabilità e crescita voluto dall’Europa per salvaguardare l’economia dei Paesi dell’Eurozona e garantire la solidità dei bilanci pubblici a motivare il giudizio della Commissione e a far ritenere gli sforzi italiani insufficienti, dal momento che una nota di aggiornamento del Def dell’Ottobre scorso, prevede, appunto che il deficit strutturale italiano sarà ridotto dell’0,1% del PIL.
Nonostante il Governo abbia negoziato con la Commissione Europea una recente correzione al ddl Stabilità, quando il provvedimento era in discussione alla Camera, migliorando la previsione sull’indebitamento netto del prossimo anno di 4,5 miliardi, con una correzione del saldo strutturale stimata a oltre lo 0,3% e nonostante il riconoscimento europeo degli sforzi italiani sia sul piano delle riforme strutturali, sia sul piano del pareggio di bilancio, destinando al pareggio di bilancio nuove entrate e tagli alla spesa, l’Eurogruppo ha richiesto un impegno ulteriore all’Italia entro Marzo.
Sarà proprio Marzo 2015, infatti, il termine entro cui la Commissione Europea dovrà esprimere un giudizio definitivo sul bilancio italiano e sul deficit strutturale che, entro quella data dovrebbe essere portato allo 0,5% del PIL, almeno secondo i desiderata del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Djisselbloem che ha dichiarato:
"La differenza tra lo 0,1% e lo 0,5% è di 0,4%. Entrambe le cose sono possibili; colmare questo gap con nuove misure, oppure parlare con la Commissione su come valutare l’efficacia delle misure già sul tavolo. C’è anche una terza possibilità, che nella sua ultima valutazione la Commissione scopra che lo 0,1% sia in realtà uno 0,2%. Ma il tempo deve essere impiegato per chiudere questo divario".
A rintuzzare questo giudizio, di certo possibilista riguardo alle soluzioni ma non per questo meno critico, è stato Pierre Moscovici, commissario europeo agli Affari Economici che ha profilato l’ipotesi di misure supplementari per riportare il deficit strutturale entro i parametri del Patto di Stabilità, sebbene la dichiarazione dell’Eurogruppo chieda formalmente solo misure efficaci.
Misure efficaci che per il ministro Pier Carlo Padoan non vanno intese come manovre economiche aggiuntive ma sono da intendersi come quelle stesse riforme strutturali che, quando saranno pienamente operative, grazie alla loro rapida applicazione, mostreranno a pieno i loro frutti, anche sul piano dei conti.
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