Covid, si rischiano nuove chiusure nonostante un miglioramento: il paradosso dell’indice Rt

Simone Micocci

09/05/2021

09/05/2021 - 09:29

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Covid, gli esperti confermano: pandemia in fase di regressione. Negli ospedali la situazione migliora, l’incidenza nazionale è in calo. Eppure dal 17 maggio molte Regioni potrebbero nuovamente chiudere: ecco perché.

Covid, si rischiano nuove chiusure nonostante un miglioramento: il paradosso dell’indice Rt

Covid: per l’Italia c’è il paradosso dell’indice Rt. Infatti, mentre la situazione negli ospedali migliora e le terapie intensive si svuotano, l’indice Rt sta risalendo e anche se questa settimana molte regioni - vedi il Veneto - sono riuscite ad evitare il passaggio in zona arancione, non è detto che sarà così anche la prossima.

L’indice Rt, che è stato molto utile negli ultimi mesi per rilevare le situazioni di rischio, sembra essere ormai superato. Ed è per questo che le regioni chiedono al Governo di rivedere questo parametro, così da evitare il paradosso per cui possa esserci un ritorno in zona arancione senza che ne sussistano le condizioni.

Chiudere oggi non sembra più essere necessario; lo stesso Draghi lo ha confermato durante il vertice europeo dichiarando che adesso è il momento di riaprire, seppure con un piano “ragionato”. L’indice Rt però potrebbe fare da ostacolo per questo programma, ed è per questo che il criterio che lega quest’indice al passaggio in zona arancione o rossa potrebbe essere presto modificato.

Le regioni chiedono di eliminare il criterio dell’indice Rt

L’indice Rt è quel parametro che ci dice quante persone, in media, possono essere contagiate da una sola persona. Oggi viene stabilito che una volta che si arriva ad un rapporto di uno ad uno, quindi ad un Rt pari a 1, per una regione debba scattare automaticamente la zona arancione, mentre superando l’1,25 scatta la zona rossa.

Le regioni, però, cominciano a lamentare una poca efficacia dell’indice Rt. Emblematico il caso Veneto: qui i ricoveri negli ospedali sono diminuiti, come pure l’incidenza dei contagi ogni 100 mila abitanti. Eppure l’indice Rt sale, nonostante ormai - come confermato da molti esperti - la pandemia stia attraversando una fase di regressione.

Senza dimenticare poi che la campagna vaccinazione sembra ormai aver intrapreso un ritmo serrato e di questo passo già dopo l’estate potremmo arrivare ad un’immunità di gregge.

I governatori delle regioni guardano ogni giorno con apprensione i dati dei contagi: più aumentano i positivi, infatti, e più l’indice Rt sale. Ma che senso ha chiudere di nuovo se la situazione, ormai in tutta Italia, è in via di miglioramento? Se lo chiedono le regioni, ed è per questo che nelle ultime ore i governatori si sono riuniti per chiedere al Governo e all’ISS di rivedere completamente il complesso meccanismo della valutazione del rischio.

Non basta il solo indice Rt per valutare il livello di rischio di una regione, serve prendere in considerazione più parametri: perché di questo passo ci troveremo con molte regioni in zona arancione, quindi con bar e ristoranti di nuovo chiusi, senza un vero allarme.

Cosa succede se non cambia il criterio per il passaggio in zona arancione o rossa

Nel dettaglio, oggi ci sono ben quattordici regioni in cui da tre settimane si rileva un indice Rt in lieve - ma costante - crescita. Le più a rischio, tanto da poter passare in zona arancione dal 17 maggio, sono Veneto, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, le quali hanno un indice Rt molto vicino ad 1.

Eppure qui l’incidenza dei casi diminuisce, come pure migliora la situazione negli ospedali. Il paradosso è che se si guarda agli altri criteri, come ad esempio l’incidenza ogni 100 mila abitanti, ci sono Regioni che potrebbero presto aspirare a diventare zona bianca, dunque con un allentamento significativo delle restrizioni.

Altro paradosso è quello per cui ogni Regione debba avere un indice Rt sotto l’1 per almeno due settimane prima di passare in zona gialla. Emblematico il caso della Sardegna: oggi l’isola ha un Rt dello 0,69, uno dei migliori in Italia. Eppure resterà per altri sette giorni in zona arancione, nonostante anche l’incidenza media sia in netto calo.

Se non dovesse esserci un cambio repentino già la prossima settimana ci toccherà chiudere di nuovo alcune Regioni, senza un vero fattore di rischio. Un vero paradosso che rischiano di pagare tutte quelle attività alle quali verrà chiesto di nuovo di chiudere senza un motivo.

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