Dopo quasi un mese dalle elezioni in Italia, la scena politica è ancora allo stallo: i leader arrabattano per formare una coalizione di governo, ma nel frattempo, seduti in panchina gli investitori internazionali diventano sempre più nervosi, visto che l’economia continua a peggiorare, a scendere verso il fondo recessione economica.
L’Italia allontana gli investitori che, al paragone, preferiscono la Grecia.
No Governo. No investimenti
Ugo Govigli, capo della sede italiana della giapponese NEC Electronics spiega al Financial Times:
"Senza un governo, tutti i nostri piani di investimento sono ormai in pausa. Non c’è un briciolo di certezza nel breve periodo".
L’arrivo di Mario Monti, 16 mesi fa, ha fatto ben sperare che nuova enfasi sarebbe stata posta sul settore degli investimenti internazionali, fornendo condizioni normalizzate e una base su cui partire, invece, commenta Govigli, "Sono stati lenti. Ci sono voluti sei mesi per stabilire contatti col ministero dello sviluppo, sei mesi buttati, e non è escluso che questo possa accadere di nuovo".
L’effetto di questa lentezza è che le aziende internazionali che vogliono investire in Italia vengono frenate e fermate, ma un’azienda mondiale non ha "tempo da perdere" e se in Italia i lavori sono fermi la soluzione è passare al piano B: investire altrove, magari in Germania.
Non è certo l’unico esempio. Finmeccanica, holding industriale e della difesa controllata dallo Stato, è sopraffatta dai debiti, ma la critica cessione delle unità di turbine di Ansaldo Energia è stata messa in pausa. La tedesca Siemens e la sud coreana Doosan hanno avanzato delle offerte, ma Finmeccanica ha le mani legate, senza governo non è possibile fare di questi accordi.
Investire in Italia? Meglio la Grecia!
Attrarre IDE, Investimenti Diretti Esteri (che comportano fusioni o insediamenti di nuovi stabilimenti), è da sempre il tallone d’Achille dell’economia Italiana.
Un sistema di tasse troppo elevate, burocrazia obsoleta e ingombrante, più una serie di leggi restrittive sul mercato del lavoro e un sistema giudiziario troppo lento: sono gli ingredienti giusti per ottenere il deterrente perfetto per gli investitori.
Secondo i dati OCSE, nel 2012 l’Italia ha attratto soltanto 1.2 miliardi di Euro in IDE nei primi tre trimestri del 2012; addirittura la Grecia ne ha attratti quasi il doppio; la Spagna 11.2 miliardi e la Francia 45.9 miliardi.
Oltre alle difficoltà di base, gli investitori in questo momento temono fortemente l’instabilità del governo che caratterizzerà il futuro più prossimo. Il governo potrebbe non durare più di qualche mese e nuove elezioni potrebbero portare ad un ulteriore impasse o, peggio, potrebbe vincere il Movimento 5 Stelle, il diavolo agli occhi degli investitori, spaventati dall’idea che possa verificarsi un referendum sull’euro.
Serviva il cambiamento, non lo stallo
Elena Carletti, docente di economia al European University Institute di Firenze, spiega:
"L’Italia aveva bisogno di un radicale cambiamento politico, non dello stallo. E’ importante compiere delle riforme strutturali e sono scettica riguardo al fatto che il nuovo governo possa portarle a termine. L’incertezza sta uccidendo i piani di investimento a lungo termine, le aziende non hanno fiducia nel sistema e le banche hanno smesso di erogare prestiti."
L’Italia è in recessione dalla metà del 2011, nel 2012 la contrazione è stata del 2.4%, mentre il debito pubblico supera i 2 mila miliardi di Euro (secondo più grande dell’Eurozona in termini di Pil, dopo la Grecia).
Per il 2013 il governo ha rivisto le stime al ribasso, -1.3% rispetto alle proiezioni precedenti per un ottimistico -0.2%. Il deficit di bilancio arriva al 2.9% e le prospettive sono delle più tetre.
Quanto può resistere l’Italia, prima del collasso?
"La grande domanda, a questo punto, è per quanto tempo ancora le finanze del paese potranno sopportare il peggioramento della recessione", spiega la Prof. Carletti.
Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea, aveva cercato di dissipare i timori del mercato: la crisi politica in Italia non porterà ad un’inversione di marcia sull’austerità fiscale. I piani di riforme e la riduzione del deficit saranno portati avanti con il "pilota automatico", ha detto il 7 marzo, senza però convincere tutti gli analisti.
Capital Economics ha fatto notare che il peggioramento delle condizioni economiche rappresenterebbe una ulteriore stretta, un passo indietro verso i target di Bruxelles: a quel punto avremo bisogno di un nuovo governo tecnico?
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