Contratto di rioccupazione: quanto risparmia l’azienda?

Teresa Maddonni

24 Maggio 2021 - 13:27

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Il contratto di rioccupazione del decreto Sostegni bis permette alle aziende di assumere con uno sgravio contributivo del 100%, ma solo per 6 mesi. Quanto si risparmia? Vediamo quali sono i limiti e le criticità della misura.

Contratto di rioccupazione: quanto risparmia l’azienda?

Contratto di rioccupazione: quanto risparmia l’azienda? Il decreto Sostegni bis introduce, al fine di superare la fine del blocco dei licenziamenti e la crisi del mercato del lavoro in atto, il contratto di rioccupazione con sgravi alle aziende che assumono entro il 31 ottobre 2021 almeno stando alla bozza del testo atteso in Gazzetta Ufficiale.

Il nuovo contratto di rioccupazione permette, dopo 6 mesi di prova (finalizzati alla formazione) con gli sgravi per l’azienda, di assumere a tempo indeterminato i disoccupati. Il contratto di rioccupazione, che si aggiunge ad altri incentivi per le assunzioni già in vigore, ha tuttavia dei limiti come sostengono gli esperti. Vediamo quanto risparmia l’azienda e quali sono le criticità.

Contratto di rioccupazione: quanto risparmia l’azienda

Il contratto di rioccupazione permette alle aziende di ottenere uno sgravio contributivo per 6 mesi nel limite massimo di 500 euro mensili. Si tratta di uno strumento di politica attiva del Lavoro che ha il compito di aiutare giovani e disoccupati a reinserirsi nel mercato del lavoro. Quanto risparmia al’azienda?

C’è da dire che lo sgravio è solo per 6 mesi e l’azienda che interrompe il periodo di prova o non mantiene il lavoratore con contratto a tempo indeterminato perde l’incentivo che andrà restituito. Il contratto di rioccupazione è finalizzato alla formazione del disoccupato e quindi al reinserimento lavorativo.

Il Sole 24 Ore ha sviluppato delle elaborazioni per comprendere come il contratto di rioccupazione vada a incidere sulle aziende e quanto risparmio porti alle stesse. Non solo il quotidiano economico ha comparato il risparmio anche con quello derivante da altre agevolazioni e sulla base dei diversi profili lavorativi e quindi CCNL applicati. Nel dettaglio:

  • per un commesso con CCNL Terziario il risparmio è del 16,3%;
  • per un operaio dell’industria di 5° livello con CCNL Metalmeccanici industria l’azienda risparmia il 19,5%;
  • per un cameriere di 4° livello con CCNL Pubblici servizi il risparmio è del 21,7%;
  • per un operaio del settore alimentare di 3° livello assunto co il CCNL Alimentari artigianato il risparmio è del 19,8%.

L’azienda dopo i 6 mesi del contratto di rioccupazione ha tre possibili alternative una delle quali implica il dover recedere dal contratto con dei costi per la stessa che deve restituire quanto risparmiato. Di base quindi restano due strade:

  • continuare in modo ordinario con il rapporto di lavoro;
  • accedere ad altri incentivi.

A oggi abbiamo:

Le prime due misure, per i profili sopra analizzati, prevedono lo stesso risparmio per l’azienda che si avrebbe con il contratto di rioccupazione.

Contratto di rioccupazione: i limiti

Il contratto di rioccupazione ha dei limiti nella sua applicazione stando a quanto sappiamo in merito al testo del decreto Sostegni bis che dovrà entrare in Gazzetta Ufficiale salvo modifica alla bozza entrata in CdM.

La misura prima di tutto dura solo 6 mesi ed è estremamente vincolante rispetto allo stato di coloro che vengono assunti. Come sottolinea Il Sole 24 Ore, l’incentivo andrebbe solo per le assunzioni di disoccupati escludendo per esempio chi è in cassa integrazione.

Il lavoratore deve essere formalmente disoccupato infatti. Non solo, altro elemento che pone un forte limite è la durata di soli 6 mesi dell’incentivo e che deve essere usato entro il 31 ottobre.

Come fa notare giustamente il quotidiano per la misura è necessaria l’approvazione della Commissione europea, in ritardo già per quanto riguarda in bonus assunzioni giovani e donne 2021 della Legge di Bilancio.

Critici nei confronti del contratto di rioccupazione gli esperti, come la presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro Marina Calderone che avrebbe preferito, per superare il blocco dei licenziamenti, una misura di più ampio respiro che coinvolgesse tutti i lavoratori, non solo quelli formalmente disoccupati, ma anche quelli formalmente occupati ma solo per il divieto di licenziamento e che quando scadrà il blocco si troveranno in serie difficoltà.

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