Cina intrappolata nel Covid e nella disputa con gli Usa

Violetta Silvestri

05/05/2022

05/05/2022 - 14:50

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In Cina gli effetti della severa politica zero-Covid pesano ancora sull’economia, in sofferenza nel settore servizi. Inoltre, la minaccia Usa di delisting per importanti aziende cinesi continua.

Cina intrappolata nel Covid e nella disputa con gli Usa

La Cina sta attraversando un momento complesso, pressata dalla necessità di arginare una nuova pandemia e in eterna lotta contro gli Usa.

La strategia contro i contagi Covid in risalita, che ha portato alla chiusura di città cruciali come Shanghai, sta suscitando critiche ed effetti negativi sulla crescita del dragone.

Inoltre, la tensione con gli Usa non si placa, con Washington che ha inserito nuove e importanti aziende cinesi nella lista di quelle che rischiano il delisting.

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In Cina crolla il settore servizi: Pechino sotto pressione

L’attività del settore dei servizi in Cina è precipitata al livello più debole in più di due anni, con le misure di blocco volte a frenare la variante Omicron che hanno oscurato una prospettiva economica già cupa.

L’indice dei gestori degli acquisti di servizi Caixin China, che chiede alle aziende se hanno registrato un aumento o una diminuzione dell’attività rispetto al mese precedente, è sceso a 36,2 ad aprile da 42 di marzo, il secondo calo più forte da quando è stata lanciata l’indagine nel 2005.

I risultati sono stati l’ultimo indicatore della sofferenza economica inflitta dalla politica zero-Covid del presidente Xi Jinping, che ha confinato centinaia di milioni di persone nelle proprie case per settimane e ha limitato i viaggi all’interno del Paese.

Diverse multinazionali, tra cui Starbucks, Estée Lauder, Apple e Coca-Cola, hanno lanciato l’allarme sull’effetto del lockdown in Cina, affermando che ciò può erodere i loro ricavi nel più grande mercato di consumo del mondo.

Gli economisti hanno avvertito che l’impatto delle misure potrebbe essere ancora più grave della contrazione subita durante l’epidemia iniziale a Wuhan due anni fa, perché le restrizioni si sono concentrate a Shanghai e dintorni, dove si trovano molti produttori di alta tecnologia e automobili.

Intanto, le stime sulla crescita cinese si fanno sempre più cupe. Fitch Ratings ha tagliato le sue previsioni per il prodotto interno lordo della Cina al 4,3%, dal 4,8% precedente.

L’agenzia ha citato rischi persistenti anche se in questo mese sono stimati allentamenti alle catene di approvvigionamento. Tra questi, la possibilità che le restrizioni cinesi non riescano a controllare rapidamente i nuovi focolai o un potenziale ritardo nell’allentamento delle attuali misure.

Fitch prevede un ulteriore sostegno politico nei prossimi trimestri, inclusa un’accelerazione degli investimenti in infrastrutture e ulteriori tagli ai tassi di interesse ufficiali e al coefficiente di riserva obbligatoria.

“Tuttavia, è probabile che gli aggiustamenti siano modesti sullo sfondo dell’inasprimento della politica monetaria da parte di altre importanti banche centrali e della cautela delle autorità cinesi sul fatto che l’aumento dei differenziali dei tassi di interesse potrebbe innescare pressioni sul deflusso di capitali, ha aggiunto la nota degli esperti.

Usa insistono sul rischio delisting per imprese cinesi

Come se non bastasse il quadro economico indebolito, la Cina resta nel pieno della rivalità contro gli Usa.

In questo ambito, occorre sottolineare che la Securities and Exchange Commission (Sec) statunitense ha aggiunto oltre 80 aziende, tra cui la cinese JD.com a un elenco di entità che rischiano la possibile espulsione dalle borse americane, a causa di una lunga situazione di stallo di revisione tra gli Stati Uniti e la Cina.

Nella lunga disputa, le autorità di regolamentazione Usa hanno chiesto l’accesso completo ai documenti di lavoro di revisione delle società cinesi quotate a New York, che sono archiviati in Cina.

La richiesta è stata finora respinta da Pechino per motivi di sicurezza nazionale, ma le autorità di regolamentazione dei due Paesi stanno discutendo i dettagli operativi di un accordo di audit che Pechino spera di firmare quest’anno.

Intanto, altre grandi società cinesi sono state aggiunte all’elenco della Sec, quali JinkoSolar Holding, China Petroleum & Chemical Corp, Bilibili e NetEase, solo per citarne alcune.

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