Chi sono i senatori di Italia Viva pronti a “tradire” Renzi e salvare Conte

Alessandro Cipolla

17 Febbraio 2020 - 10:02

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Il Corriere della Sera fa il nome di cinque senatori di Italia Viva, ma potrebbero essere anche di più, che sarebbero pronti ad abbandonare Matteo Renzi in caso di crisi salvando così di fatto il governo Conte.

Chi sono i senatori di Italia Viva pronti a “tradire” Renzi e salvare Conte

Confucio contro Mao. Dopo una settimana vissuta ad altissima tensione all’interno del governo con la riforma della prescrizione sempre principale casus belli all’interno della maggioranza, durante il fine settimana è andato in scena un inedito botta e risposta a distanza tra Matteo Renzi e Goffredo Bettini, storico esponente dem della capitale da sempre molto influente.

Se Renzi cita Confucio per sottolineare come “la pazienza è potenza”, Bettini ha rispolverato Mao definendo l’ex premier una “tigre di carta”. Nel mezzo di questo citazionismo cinese c’è però in ballo il futuro del governo Conte.

In attesa delle prossime battaglie in Parlamento, a riguardo questa sarà una settimana molto delicata aspettando i fuochi d’artificio del 24 febbraio quando si voterà il ddl Costa che vuole cancellare la riforma della prescrizione, i vari generali in questo momento stanno cercando di contare le truppe a disposizione.

Come esplicitato anche da Goffredo Bettini in un post su Facebook, ci potrebbe essere una nutrita pattuglia di “responsabili” pronti al Senato a garantire la sopravvivenza dell’esecutivo anche senza i voti di Italia Viva, il tutto per mandare avanti la legislatura ed evitare così le elezioni.

I senatori di Italia Viva pronti ad abbandonare Renzi

Fin da quando si è iniziato a vociferare della presenza di senatori disposti a fare da stampella al governo a Palazzo Madama in caso di crisi con i renziani, si è subito parlato anche di un manipolo di esponenti di Italia Viva pronti a voltare le spalle all’ex premier.

Il Corriere della Sera ha quindi tirato fuori i nomi di questi senatori chiacchierati: Eugenio Comincini (ex PD), Donatella Conzatti (ex Forza Italia), Giuseppe Cucca (ex PD), Gelsomina Vono (ex M5S) e Leonardo Grimani (ex PD).

Sempre tra le fila di Italia Viva sarebbe in dubbio anche Ernesto Magorno (ex PD), mentre Riccardo Nencini (PSI) che a settembre ha salvato Matteo Renzi permettendo di fare un gruppo parlamentare autonomo, potrebbe essere “pronto a togliere il marchio”.

Al Momento Renzi a Palazzo Madama può contare su 17 senatori. Il governo Conte bis al Senato ha ottenuto la fiducia con 169 voti a fronte di una maggioranza di 160. In teoria Italia Viva è di conseguenza numericamente vitale per la maggioranza giallorossa.

Se però questi senatori di IV dovessero decidere di sfilarsi, in quanto contrari alla linea dura dell’ex sindaco di Firenze, ecco che a Giuseppe Conte basterebbe trovare la sponda di qualche centrista per poter andare avanti.

La paura di elezioni anticipate

Il grande spettro che aleggia sopra i cieli di gran parte del Parlamento, a esclusione di quelli di Lega e Fratelli d’Italia, si chiama elezioni anticipate: per tanti peones tornare alle urne significherebbe dire addio alla bambagia romana tre anni prima della fine naturale della legislatura.

Anche Matteo Renzi avrebbe tutto da perdere in caso di voto, con uno striminzito 4% non si va lontano, ma si mormora che il senatore di Rignano abbia come obiettivo la costruzione di un governo istituzionale mandando a casa Giuseppe Conte.

Il fatto che il Presidente Mattarella abbia però fatto intendere che questo giallorosso sarà l’ultimo esecutivo di questa legislatura, potrebbe spingere diversi parlamentari a non rischiare blindando di fatto il Conte bis per salvare la poltrona.

Matteo Renzi è convinto che non ci siano mal di pancia tra i suoi, così come i diretti interessati hanno smentito ogni ipotesi di giravolta, ma il sentore è che l’ex premier in questo momento abbia il timore ad andare alla prova dei numeri, visto che se davvero dovessero palesarsi questi “responsabili” lui e il suo partito finirebbero alla porta proprio nel momento in cui sta iniziando la delicata partita delle 400 nomine tra le varie partecipate che il governo si appresta a fare.

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