Jim Caron di Morgan Stanley è cautamente ottimista sullo stato dell’economia spagnola ma non si sbilancia: la crisi catalana non porterà conseguenze a lungo termine per la zona euro.
Il debito sovrano spagnolo, nonostante la crisi istituzionale nella quale vive la Spagna dopo il referendum in Catalogna dello scorso 1° ottobre, non è fonte di grande preoccupazione per l’economia europea.
Ad assicurarlo è Jim Caron, gestore di portafoglio a reddito fisso di Morgan Stanley che non prevede di dare meno peso al debito sovrano spagnolo, nemmeno nel caso in cui la Generalitat, nei prossimi giorni, dichiari l’indipendenza di forma unilaterale.
Caron assicura che la sua posizione rispetto alla Spagna è di grande cautela. Secondo la sua idea, l’impatto economico della volontà indipendentista della Catalogna non sarà di lungo termine, né arriverà a rappresentare un rischio finanziario per l’Eurozona.
Catalexit e il debito sovrano spagnolo
L’economia è robusta, secondo Caron.
“I recenti fatti in Catalogna ci rendono più prudenti e, se le cose dovessero complicarsi, potremmo dover cambiare la nostra posizione a riguardo: ma per ora c’è ancora spazio di manovra per il debito sovrano spagnolo”.
L’esperto conferma che Morgan Stanley sta tenendo d’occhio da vicino la situazione in Spagna, così come quella di Italia e Grecia.
“Quando c’è instabilità politica i mercati finanziari tendono per prima cosa a vendere e poi a farsi domande. Attualmente la gente crede che la situazione in Catalogna sia passeggera e non avrà un impatto a lungo termine sull’economia spagnola, tanto più che la crisi politica è concentrata in un’unica regione. Ma ciò non toglie che bisogna essere prudenti.”
Morgan Styanley: Catalexit e BCE
Un altro fronte aperto è quello degli scenari possibili con la Banca Centrale Europea. È molto probabile che la BCE annuncerà una riduzione nell’acquisto di asset per il 2018 e Draghi darà uno sprone importante all’economia dell’Eurozona.
“Non credo che la situazione in Catalogna possa arrivare a provocare un ritardo nell’annuncio di Draghi”,
ha dichiarato poi Caron il quale ha definito la questione molto seria, ma comunque isolata. La possibilità di contagio con l’Eurozona dovrebbe essere minima.
Il freno all’acquisto della BCE non porta necessariamente ad una riduzione della liquidità. Morgan Stanley si aspetta che i bilanci delle banche centrali (BCE, Banca del Giappone e Banca cinese) continueranno a crescere fino al 2020.
È pertanto verosimile che non si vedrà un vero e proprio inasprimento della politica monetaria a livello globale fino al 2020: ciò che si sta facendo finora è ritirare gradualmente gli stimoli, cosa che rende le condizioni di finanziamento ancora agevoli. E così sarà per i prossimi due anni, secondo Jim Caron.
Per quanto riguarda gli investimenti più proficui al momento, Caron non ha dubbi. Le azioni su cui si sceglie di puntare devono essere diversificate: i mercati emergenti sono più volatili ed hanno meno stabilità di mercati come quello ipotecario statunitense.
Il portafogli di investimento di Morgan Stanley sui mercati emergenti è tra il 20% e il 22%. Per quanto riguarda i debiti sovrani della zona euro, quello su cui Caron punterebbe è senza dubbio il Portogallo: il rendimento delle banche portoghesi è molto interessante, soprattutto perché Standard & Poor’s ha recentemente aumentato il rating.
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