Banche e aziende quotate in fuga dalla Catalogna in vista dell’eventuale secessione. Quanto peserà l’indipendenza sull’economia della regione catalana?
L’indipendenza rivendicata dalla Catalogna non scuote solo l’assetto politico-sociale spagnolo ed europeo. Il divorzio dalla Spagna e l’eventuale nascita della repubblica catalana - come già anticipato - potrebbero avere conseguenze negative sul sistema economico-finanziario della regione.
Essere fuori dalla Spagna, l’ha precisato anche Bruxelles, significa anche essere fuori dall’Unione Europea.
I rischi? Incertezze per gli investitori dall’estero, eventuale mancato ripiano del debito con Madrid e fuga di banche e aziende quotate.
Addio, moneta unica?
Innanzitutto bisogna chiarire che la Catalogna - o meglio il movimento indipendentista - vuole separasi dalla Spagna ma non dall’Europa, della quale vorrebbe mantenere moneta e mercato unico.
La risposta di Bruxelles però è chiara: la nascitura repubblica catalana non sarebbe considerata membro Ue. Addio Euro, quindi? Non proprio.
I movimenti indipendentisti vorrebbero scongiurare questa evenienza, anche se gli sviluppi sul fronte economico-finanziario sarebbero molto complessi.
Una delle prospettive, in tal senso, avanzate dalla ricerca della banca olandese Ing Direct, prevede infatti che la Catalogna mantenga la moneta unica pur non facendo parte dell’Unione Europa, come accade già in altri Stati.
L’ipotesi però non è priva di rischi, soprattutto per il sistema bancario: una banca catalana con problemi di liquidità, fa presente Ing Direct, non potrebbe rivolgersi alla Bce.
L’altro scenario prevede, invece, l’introduzione di una valuta regionale, che però renderebbe meno appetibile il mercato per gli investimenti dall’estero a causa della poco credibilità che la nuova moneta avrebbe sul mercato.
Catalogna motore economico della Spagna
La Catalogna è considerata uno dei motori economici della Spagna: genera il 20,1% Pil del Paese, il Pil della regione è di circa 223,6 miliardi di euro, il reddito medio pro capite è di 28.997 euro e gli investimenti diretti arrivano a 4,8 miliardi di euro.
Secondo i dati forniti dalla Generalitat (il governo locale), l’export della Catalogna, con le sue 16.929 imprese che vendono all’estero, vale oltre 65 miliardi di euro.
In particolare, le esportazioni sono dirette prevalentemente al mercato dell’Unione Europea (65%) e fanno registrare ottime performance i segmenti forti dell’industria: alimentari (13,3%), chimica (10,8%) e motoveicoli (9,7%) valgono quasi 39 miliardi di euro.
Inoltre, nella regione arriva il 17,7% degli investimenti esteri dall’UE mentre il turismo incide sulla Spagna per il 23,8%
C’è da segnalare, però, che la Catalogna ha un debito pubblico di circa 77 miliardi di euro che è tra i più alti della Spagna. Ben 50 miliardi è la somma che la regione deve a Madrid.
Ottenuta l’indipendenza, la Catalogna riuscirebbe a ripagare il debito?
L’indipendenza spaventa banche e imprese
Dunque, l’indipendenza della Catalogna potrebbe avere conseguenze negative sugli investimenti dall’estero e sulle finanze locali. Ma sta mettendo in allerta anche banche e imprese, pronte alla fuga.
Inoltre, investitori e istituti finanziari potrebbero dirottare in luoghi ritenuti più sicuri i propri capitali.
Nel clima di incertezza, qualcuno ha già fatto la prima mossa. La seconda banca della Catalogna, Banco Sabadell, ha già annunciato la decisione di spostare la sede sociale ad Alicante.
Starebbero valutando un trasferimento di sede anche Caixabank, la prima banca catalana, che potrebbe trasferirsi a Palma de Maiorca, e due delle sue aziende partecipate: la multinazionale del settore infrastrutture di trasporto e Tlc, Abertis, e la Gas Natural Fenosa, che opera nel settore dell’energia e servizi.
Diranno addio alla Catalogna anche aziende quotate in Borsa come il gruppo delle telecomunicazioni Eurona Wireless Telecom e l’azienda farmaceutica Oryzon Genomics.
La scelta di abbandonare la Catalogna, almeno per la banche, si spiega con ragioni di opportunità. A breve termine, spostando la sede, gli istituti bancari mirano a evitare la fuga di capitali e rassicurare gli azionisti.
In una strategia a lungo raggio, invece, restare in una regione che potrebbe presto essere fuori dalla Spagna e fuori dall’unione Europea, significherebbe non poter più contare sul monitoraggio e su eventuali aiuti da parte non solo della Bce ma anche dal fondo Esm.
Tanto per avere un’idea, nel 2012 furono i 40 miliardi – sui 100 disponibili - messi sul tavolo dall’Esm a salvare il sistema bancario spagnolo.
Intanto, da Madrid si lavora per agevolare l’esodo di banche e aziende: il governo spagnolo adotterà oggi un decreto per i trasferimenti verso altre località del Paese.
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