Brexit: il piano della Scozia per lasciare il Regno Unito e tornare in UE

Riccardo Lozzi

04/01/2021

28/09/2021 - 18:04

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Il piano della prima ministra Nicola Sturgeon per riportare la Scozia nell’Unione Europea e lasciare il Regno Unito dopo la Brexit.

Brexit: il piano della Scozia per lasciare il Regno Unito e tornare in UE

Nonostante l’accordo raggiunto in extremis, la Brexit sta portando pesanti conseguenze all’intero del Regno Unito, che ora rischia di subire una crisi costituzionale tale da mettere in pericolo l’unità della nazione.

Il 1° gennaio, giorno in cui la Gran Bretagna è ufficialmente uscita dal blocco comunitario, la prima ministra Nicola Sturgeon ha infatti promesso che la Scozia tornerà presto a far parte dell’Unione Europea.

Le leader del Partito Nazionale Scozzese ha affermato che, in caso riuscisse a conquistare nuovamente la maggioranza del Parlamento a Edimburgo nel maggio del 2021, è pronta a indire un nuovo referendum per l’indipendenza scozzese, con l’obiettivo principale di tornare in Europa.

Il piano della Scozia per lasciare il Regno Unito e tornare in UE

Lo stesso referendum popolare si era svolto in Scozia nel 2014, quando il No a lasciare UK sconfisse il Sì di circa 10 punti, con un esito finale di 55% a 45%. Un risultato positivo raggiunto dagli oppositori all’indipendenza grazie alle nuove concessioni per l’autonomia promosse dall’allora Capo di Governo inglese Cameron.

Tuttavia a far cambiare la volontà dei cittadini scozzesi è stata la scelta tra il leave e il remain del 2016. In questa occasione la popolazione locale aveva espresso una netta preferenza per restare nell’UE con uno schiacciante 68% a 32%.

Il risultato ha portato quindi a un chiaro distacco tra Edimburgo e Londra, accentuato con l’elezione di Boris Johnson a primo ministro, e ora Sturgeon è pronta a riproporre una via d’uscita per riabbracciare l’alleanza europea.

Per l’esecutivo guidato da Johnson però il discorso si è chiuso nel 2014, avendo dichiarato recentemente come non sia più possibile ricorrere a un nuovo referendum in materia.

La ricerca di una soluzione pacifica di Nicola Sturgeon

Al momento sono due i modelli che potrebbero essere perseguiti: quello canadese, o più precisamente del Quebec, e quello catalano. Con il primo sicuramente meno aggressivo rispetto al secondo.

In Canada negli anni ‘90 avevano avuto luogo molte tensioni tra lo Stato centrale e la provincia francofona. L’ultimo referendum, finito con un vantaggio di pochi decimali del fronte unionista, aveva portato comunque nel 2006 al riconoscimento dello staus di nazione del Quebec, con l’obiettivo di evitare nuove elezioni che avrebbero potuto portare a una spaccatura difficile da ricomporre.

Al contrario, in Spagna si è assistito a uno scontro acceso tra Madrid e Barcellona che ha portato a una profonda crisi costituzionale.

In quel caso la richiesta dell’indipendenza catalana aveva causato una dura reazione da parte dell’ex primo ministro Rajoy, il quale, nonostante la netta vittoria del Sì di oltre il 90%, aveva commissariato la regione e bollato il voto come illegale.

La Sturgeon, al fine di evitare l’epilogo spagnolo, ha dichiarato di non voler portare lo scontro allo stesso livello, cercando quindi di trovare una soluzione pacifica che possa portare la Scozia a staccarsi in maniera consensuale dal Regno Unito per poter confluire in seguito nell’Unione Europea.

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