Brexit: i piani dei “Remainers” per cercare di restare in Europa

Federica Ponza

30/01/2017

I "Remaneirs" non si rassegnano alla Brexit. Ecco tutte le iniziative messe in atto per evitarla.

Brexit: i piani dei “Remainers” per cercare di restare in Europa

Nel Regno Unito c’è chi ancora non si rassegna alla Brexit e non vuole mollare la presa sulla possibilità di evitare che questa si traduca presto in effettiva realtà.
Si cerca, quindi, di elaborare un piano B per scongiurare la scissione della Gran Bretagna dall’Unione Europea, che negli ultimi tempi ha registrato pareri altalenanti anche a livello internazionale.

I cosiddetti “Remainers” , dunque, cercano ancora di trovare soluzioni affinché la Brexit venga cancellata, magari con un secondo voto che annulli il primo o con qualche provvedimento che ne riduca l’effetto.

Intanto è iniziato in tutto il Regno Unito l’esodo di banche e società, proprio in vista delle conseguenze negative che la Brexit potrebbe avere su di loro in termini economici. Molte le conseguenze previste dagli economisti dopo la Brexit: alcune sono state tradite, altre no.

In tutto ciò si colloca l’iniziativa dei “Remainers” , appunto, che sono cittadini, studenti, accademici che si radunano sotto il nome di Britain for Europe o Euromovement e che sostengono la tesi che il Regno Unito al di fuori dell’Europa non ha senso. Vediamo cosa tentano di fare.

Brexit: chi sono e cosa fanno i “Remainers”

Le conseguenze della Brexit, dunque, sono molte, come pure le tensioni che ha suscitato all’interno dell’Unione Europea con l’UE che chiede a Theresa May, Primo Ministro del Regno Unito, di mettere in atto la Brexit prima dell’accordo sul commercio.

Contemporaneamente si tiene d’occhio l’andamento della sterlina, che ha subito diversi crolli recentemente e si parla anche della prerogativa reale per impedire il voto sulla Brexit.

Intanto qualcuno non vuole rassegnarsi all’uscita dall’Unione Europea e cerca in tutti i modi di evitarla, utilizzando fatti e statistiche per sostenere la tesi che un Regno Unito senza UE non avrebbe senso e con l’idea che tutto ciò si possa ancora evitare in qualche modo.

Questa la prospettiva di coloro che erano per il remain e che adesso si danno da fare per fa sì che la Brexit non si trasformi in realtà. Tra questi gruppi organizzati (circa sessanta in tutto il paese) c’è Islington in EU, che ha sede a Londra ed è guidato da Anne Weyman con lo scopo di portare avanti le istanze del "not leaving".

In questo quartiere di Londra, infatti, il remain ha vinto con il 76% e la Weyman dichiara: “Noi siamo Europei. E vogliamo restarlo”. Una presa di posizione dura e precisa, che non lascia molti margini di compromesso.

Brexit: le due vie per evitare l’uscita dall’Europa

Per evitare la Brexit ci sono due strade possibili strade percorribili: una più dura, che non prevede compromessi; l’altra volta al dialogo e dunque più morbida.

La prima consiste nel voto del Parlamento che, come ha deciso la Corte di Londra, dovrà ratificare l’invocazione dell’articolo 50 del trattato di Lisbona e rendere effettiva la Brexit, mettendo in pratica tutte le iniziative necessarie.

Il voto del Parlamento, infatti, non ha un esito scontato perché è formato da un’importante parte pro-Europa, sia fra i conservatori che fra i laburisti.

Anche la Theresa May aveva fatto campagna a favore del remain, nonostante il fatto che appartenga al Partito Conservatore. L’unico partito che sicuramente è a favore della Brexit è ovviamente l’Ukip di Nigel Farage, ma deve comunque reggere il confronto con il voto parlamentare.

L’altra possibilità è quella di convocare un altro referendum, qualora il Parlamento dovesse votare per il leave, rispettando la volontà popolare (seppure la maggioranza era davvero esigua, registrando un 52% contro il 48%).

Nel caso del referendum, si potrebbe far decidere al popolo inglese come applicare la Brexit: uscire dall’Unione Europea attraverso un trattato che impedisca la libertà di circolazione delle persone, chiuda al mercato unico e liberi da tutti gli impegni comunitari; oppure con una Brexit che non elimini tutti questi aspetti, ma che decida di rinegoziare alcuni accordi, senza ricorrere all’uscita.

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