UE contro la May: prima la Brexit e poi l’accordo sul commercio

Marco Frattaruolo

26 Gennaio 2017 - 11:05

Brexit: si profila un divorzio doloroso tra Regno Unito e Unione europea. Negli ultimi giorni la Commissione Ue ha infatti lanciato in direzione UK un duro monito: prima il divorzio, poi l’accordo sul commercio.

UE contro la May: prima la Brexit e poi l’accordo sul commercio

Brexit, all’orizzonte un divorzio doloroso. La trattativa che porterà la Gran Bretagna a lasciare l’Unione europea sta entrando nel vivo. Dopo che il primo ministro inglese Theresa May ha comunicato quali siano le intenzioni e gli obiettivi della Gran Bretagna circa la Brexit, l’interesse è ora concentrato sugli accordi commerciali che verranno stipulati tra il Regno Unito e Unione Europea.

La fretta, che la May ha fatto trapelare nelle ultime settimane di voler arrivare il prima possibile a un accordo commerciale, è stata smontata da Bruxelles.

Il portavoce della Commissione Europea Maragaritis Schinas in una conferenza stampa tenutasi questa settimana ha infatti commentato:

“Stanno parlando di quelle che saranno le loro relazioni future, ma prima è necessario divorziare. Questo non sarà semplice. Francamente è un vero caos”.

Le parole del portavoce UE hanno quindi messo in chiaro quali sono le intenzioni della controparte europea: concretizzare ufficialmente il divorzio della Gran Bretagna con l’Unione e solo dopo cominciare a discutere di accordi commerciali con i singoli paesi della zona euro.

Schinas a tal proposito è stato chiaro: “In primo luogo dobbiamo concordare i termini per una separazione ordinata e poi, sulla base di questa, costruire un futuro nuovo basato su buoni rapporti”.

Come in ogni divorzio la battaglia più sanguinosa riguarderà il lato economico, e in tal senso non è da dare per scontato che un accordo possa far felici tutti i soggetti interessati.

Brexit: le probabili vie d’uscita

A proposito dei futuri accordi economici tra Regno Unito e Unione europea un alto funzionario dell’Ue ha dichiarato:

“I pagamenti della Gran Bretagna al bilancio Ue e i problemi della Ue saranno direttamente collegati ai colloqui su un accordo di libero scambio”.

I negoziatori europei continuano quindi a non fidarsi della Gran Bretagna. Secondo questi infatti le intenzioni di Theresa May e del suo esecutivo sarebbero quelle di arrivare a un accordo in "soli" due anni mantenendo comunque il massimo accesso al mercato Ue. I funzionari Ue starebbero pensando di rispondere alla May con l’arma delle minacce di tariffe commerciali a partire dal 2019, a meno che il Regno Unito non sistemi i propri debiti con l’Europa.

In molti tra i diplomatici europei sono infatti preoccupati che Londra possa abbandonare l’Unione europea senza prima risolvere i suoi debiti, dal valore di decine di miliardi di euro.

Brexit: una fattura da 60 miliardi di euro da saldare

Theresa May ha più volte confermato che l’intenzione della Gran Bretagna è quella di restare un amico e partner costruttivo per l’Unione europea. Secondo alcuni analisti, quindi, difficilmente il paese di Sua maestà intenderà macchiarsi ulteriormente la reputazione fuggendo con “fatture” non pagate.

In molti tra gli stati membri dell’Ue hanno cominciato a fare pressione affinché il Regno Unito saldi la propria quota di spesa concordata quando era ancora membro. Secondo una stima informale presentata dai funzionari dell’Unione europea il “debito” della Gran Bretagna nei confronti dell’Ue ammonterebbe a circa 60 miliardi di euro.

I funzionari dell’Ue hanno intanto preparato una serie di argomenti volti a contrastare l’ipotesi che la Gran Bretagna possa rivendicare una quota di beni dell’Unione europea - ad esempio edifici - per compensare il debito di Bruxelles nei suoi confronti.

I negoziatori del blocco hanno infatti già fatto sapere che la Gran Bretagna non potrà pretendere alcun rimborso, in quanto al momento del suo ingresso nell’Ue (1973), non le venne chiesto di pagare alcuna quota di patrimonio extra.

L’avvicinarsi dell’addio della seconda più grande economia del blocco europeo nel frattempo sta causando nervosismo tra i 27 paesi restanti. Tra i paesi più amareggiati vi sono la Germania e gli ex Paesi del blocco comunista, principali beneficiari delle spese Ue, che con l’uscita del Regno Unito temono di perdere.

Fonte: Reuters

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it