Brexit: quali conseguenze sul Fisco internazionale?

Simone Micocci

29 Giugno 2016 - 10:23

Brexit e Fisco Internazionale: con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ci saranno delle conseguenze sulle importazioni, esportazioni e aliquota IVA. Ecco cosa cambierà con la Brexit.

Brexit: quali conseguenze sul Fisco internazionale?

Brexit: quali sono gli effetti sul Fisco internazionale? Cosa cambia per le aziende italiane con l’uscita del Regno Unito dall’UE?

Come abbiamo già visto, la Brexit potrebbe comportare delle conseguenze negative non solo per l’economia del Regno Unito, ma anche per i 27 Paesi che restano nell’Unione Europea.

Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea cambierà lo status degli italiani che studiano o lavorano nell’UK, ma ci saranno anche delle conseguenze sui mercati.

Naturalmente, però, cambierà anche il modus operandi di tutte le aziende italiane che hanno dei rapporti commerciali con quelle britanniche. Infatti, gli effetti della Brexit riguardano anche il Fisco internazionale, perché dopo l’uscita dall’UE il Regno Unito non avrà più quei diritti riservati ai vari stati membri.

Nel dettaglio, con la Brexit ci saranno delle conseguenze sull’IVA, sulle importazioni e le esportazioni, e sulla fiscalità internazionale. Ecco nel dettaglio quali sono gli effetti della Brexit sul Fisco internazionale.

Brexit e Fisco internazionale: gli effetti sull’IVA

Con il referendum sulla Brexit è iniziato l’iter di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Per l’uscita definitiva però bisognerà aspettare ancora qualche mese, nonostante Juncker abbia chiesto che i tempi siano abbastanza rapidi.

Quando la Brexit sarà effettiva, il Regno Unito non sarà più soggetto ai vincoli dettati dall’Unione Europea. Quindi, il Regno Unito non sarà più costretto a rispettare la fascia del 15%-25% dettata dall’UE per l’aliquota IVA.

A tal proposito il Governo britannico potrebbe rendere la Gran Bretagna un Paese più indipendente e flessibile dal punto di vista fiscale estendendo i campi di applicazione per l’esenzione IVA e modificando l’aliquota per i vari prodotti e servizi.

Al momento, in Gran Bretagna l’aliquota ordinaria è del 20%, mentre quella ridotta che si applica solamente su determinati beni (prodotti per bambini e anziani, energia elettrica, gas e prodotti per il riscaldamento) è pari al 5%.

Con l’uscita dal Regno Unito ci potrebbe essere un’ulteriore riduzione per l’aliquota del 5%, mentre per quei prodotti indicati come “di lusso” l’aliquota verrà alzata.

Brexit e Fisco internazionale: cosa cambia per le importazioni e le esportazioni?

Dopo che il Regno Unito lascerà l’Unione Europea dovrà sottoscrivere dei nuovi trattati formali con gli altri stati membri.

Per quanto riguarda le collaborazioni commerciali non saranno più possibili le cessioni intracomunitarie da e verso il Regno Unito. Infatti, tutte le vendite e le cessioni saranno considerate rispettivamente esportazioni ed importazioni quindi saranno soggette ai dazi IVA e ai dazi doganali. In tal caso aumenteranno i costi per le esportazioni e le importazioni, mentre i tempi per il rimborso IVA assolta sull’acquisto da parte dell’operatore britannico si allungheranno.

Inoltre, ogni società, impresa o professionista del Regno Unito che fino ad oggi operava nell’UE dovrà conformarsi alla norme comunitarie applicabili alle società straniere. Le imprese europee che invece hanno delle collaborazioni commerciali con il Regno Unito dovranno adattarsi alle nuove norme britanniche.

Non ci saranno cambiamenti per le prestazioni di servizio. Infatti, le prestazioni rese verso un operatore non residente comportano l’emissione di una fattura fuori campo IVA, poiché in questo caso l’operazione è tassata al committente. Lo stesso vale per operatori italiani che ricevono delle prestazioni da quelli britannici; infatti per quelle operazioni assoggettate al reverse charge bisognerà solamente considerare l’operatore britannico come un soggetto straniero, per cui quindi non vige l’obbligo di compilazione dell’Intrasat.

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