Blocco licenziamenti: no a nuova proroga, ma 100mila posti a rischio

Teresa Maddonni

9 Aprile 2021 - 10:09

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Blocco licenziamenti: si torna a parlare di una nuova proroga e a chiederla sono i sindacati. Il governo frena. Intanto a rischio ci sono 100mila posti di lavoro con lo sblocco secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio, ma la situazione potrebbe essere meno drammatica del previsto.

Blocco licenziamenti: no a nuova proroga, ma 100mila posti a rischio

Blocco licenziamenti: non ci sarà una nuova proroga per tutti e le regole restano quelle attualmente in vigore e introdotte dal decreto Sostegni.

Il governo frena sulla richiesta dei sindacati di prorogare il blocco dei licenziamenti per tutti almeno fino al 31 ottobre, richiesta giunta esplicitamente dal segretario generale della CGIL Maurizio Landini due giorni fa in audizione nelle Commissioni Bilancio e Finanza della Camera.

Il premier Draghi tuttavia durante la conferenza stampa di ieri sul piano vaccini ha confermato che non ci sarà una ulteriore proroga per tutti del blocco dei licenziamenti.

Alla scadenza saranno tuttavia 100mila i dipendenti a rischio secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio.

Blocco dei licenziamenti: i sindacati chiedono la proroga per tutti

Il blocco dei licenziamenti, sebbene la proroga sia arrivata con il decreto Sostegni, continua a far parlare andando avanti da oltre un anno e per superare il quale i sindacati hanno chiesto una riforma degli ammortizzatori sociali cui il ministero del Lavoro starebbe lavorando.

Dai sindacati è arrivata tuttavia la richiesta di una proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre 2021 per tutti e in particolare dal segretario generale della CGIL Landini.

“Noi chiediamo che ci sia un intervento sulle questioni blocco dei licenziamenti, ammortizzatori sociali e tutele del lavoro in senso generale.”

Queste le parole di Landini che sul blocco dei licenziamenti ha aggiunto:

“Pensiamo che sia necessario avere una data unica e quindi che è ciò che è stato sancito al 30 giugno venga portato per tutti al 31 ottobre.”

E aggiunge Landini:

“Lo riteniamo importante perché siamo ancora dentro l’emergenza, non siamo ancora purtroppo fuori dalla pandemia. Contemporaneamente è aperto un confronto con il ministero del lavoro proprio per arrivare entro settembre - ottobre a una complessiva riforma degli ammortizzatori sociali. Avere questo periodo che evita di aprire nel nostro Paese la strada ai licenziamenti visto già in tanti posti di lavoro che abbiamo perso credo sia un tema importante e noi ci permettiamo di affrontarlo.”

Il premier Draghi però ieri in conferenza stampa è stato chiaro:

“La posizione del governo è nota, prevedendo lo sblocco dei licenziamenti a giugno a seconda dei due tipi di ammortizzatori sociali e poi a ottobre.”

A oggi infatti con il decreto Sostegni il blocco dei licenziamenti prevede due scadenze:

  • il 30 giugno 2021 per i lavoratori delle aziende che dispongono di CIG ordinaria e CIG straordinaria (soprattutto industria ed edilizia);
  • il 31 ottobre 2021 per i lavoratori delle aziende coperte da strumenti in deroga (soprattutto terziario).

Dal 1° luglio e fino al 31 ottobre 2021 il blocco dei licenziamenti è previsto per quei datori di lavoro che accedono alla cassa integrazione per le nuove settimane introdotte dal decreto Sostegni stesso.

Blocco licenziamenti: alla scadenza 100mila dipendenti a rischio

Alla scadenza del blocco dei licenziamenti, dal 1° luglio e quindi dal 1° novembre 2021, saranno tra i 60mila e i 100mila i dipendenti a rischio secondo le stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, molto più generose di altre.

La stima dei 100mila posti a rischio è contenuta nella memoria dell’UpB sul decreto Sostegni.

Il rapporto che stima tra i 60mila e i 100mila dipendenti a rischio con la fine del blocco dei licenziamenti parte da una lettura incrociata dei dati sul lavoro contenute nel Rapporto congiunto prodotto dal ministero del Lavoro con INPS, ANPAL,
INAIL e ISTAT, l’Osservatorio sul precariati di INPS e l’ultimo Bollettino di Bankitalia. Ma chi rischia di più?

Secondo l’analisi dell’UpB sono a rischio principalmente coloro che hanno subito uno stop dell’attività lavorativa per almeno 6 mesi indipendentemente dal settore, ma i numeri potrebbero essere sovrastimati.

Secondo l’analisi sono 300mila i mancati licenziamenti per giustificato motivo oggettivo ovvero motivazioni economiche nel 2020, compensate da 1,4 milioni di mancate attivazioni di contratti di lavoro. Si legge nella memoria dell’UpB:

“Più in generale, il saldo tra le cessazioni di posizioni di lavoro subordinato per tutte le causali (non solo la motivazione economica) e le corrispondenti attivazioni è stato negativo per oltre 241.000 soggetti nel 2020, mentre era stato positivo per oltre 180.000 nel 2019.”

Come sottolinea l’UpB il blocco dei licenziamenti ha alterato le decisioni delle imprese in termini di scelte sulla composizione dell’organico, ma non ha portato a sovradimensionamenti. Così dal 1° luglio, secondo la memoria, con la prima scadenza del blocco dei licenziamenti, potrebbe riprendere un fisiologico turnover che anche se più intenso potrebbe essere graduale.

Conclude UpB:

“In questa prospettiva, la platea a rischio di licenziamento potrebbe essere anche più contenuta e dipendere soprattutto dalla robustezza della ripresa economica nel corso dell’anno. Questa considerazione vale anche per quando, a fine 2021, il blocco dei licenziamenti arriverà a scadenza anche per gli altri datori di lavoro.”

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