Bassi salari e “finti” contratti: la protesta degli infermieri eroi

Teresa Maddonni

3 Giugno 2020 - 11:39

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Bassi salari e “finti” contratti: si accende la protesta degli infermieri eroi in tutta Italia tra la petizione online per chiedere uno stipendio adeguato, la situazione dei precari e degli idonei ai concorsi che non vengono assunti, e i flash mob che da domani partiranno in tutta Italia.

Bassi salari e “finti” contratti: la protesta degli infermieri eroi

Bassi salari e “finti” contratti: scoppia la protesta degli infermieri eroi, quelli osannati dalla politica e dai balconi durante il lockdown che ora non ci stanno e sono stanchi delle promesse che arrivano dall’alto.

In prima fila nella lotta contro il COVID-19, rischiando la vita (e tanti l’hanno persa), sottoposti a orari massacranti e con i volti tumefatti dalle mascherine, sempre con passione e grande cuore, gli infermieri precari e sottopagati si preparano alla protesta.

Da una parte i salari troppo bassi rispetto agli standard europei, elemento questo da sempre risaputo e rivendicato, e che non si risolvono con i 100 euro in più previsti dal Cura Italia che hanno il sapore di un contentino.

Dall’altra la situazione dei tanti precari della Sanità, lavoratori atipici assunti dalle cooperative o partite IVA che svolgono il loro lavoro presso le aziende pubbliche.

E così mentre parte la petizione online per il salario adeguato degli infermieri, che non vogliono medaglie al valore, ma dignità, gli stessi occuperanno dal 4 giugno con vari flash mob le maggiori piazze italiane. Vediamo cosa chiedono gli infermieri e il perché della protesta.

Bassi salari e la protesta degli infermieri: la petizione online

Bassi salari: è uno dei motivi che spinge gli infermieri alla protesta da sempre. È partita anche a una petizione online per sostenere la categoria e che ha già raccolto oltre 80mila firme.

Lo stipendio di un infermiere in Italia è al di sotto della media europea e i 100 euro del Cura Italia lordi e che diventano molti meno, sembrano un contentino che non risolve la situazione di chi combatte in prima linea il coronavirus.

Un infermiere in Italia guadagna circa 1.400 euro al mese, 10 euro l’ora, basso rispetto ai colleghi europei che si attestano su una media di 1.900 euro.

La petizione, su Change.Org si pone come obiettivo quello di sostenere coloro che sono chiamati eroi, ma ai quali non è riconosciuto giusto valore e dignità, chiedendo al Presidente del Consiglio e ai ministeri della Salute e dell’Economia di prendere in considerazione la necessità di adeguare il salario degli infermieri alla media europea.

Nella petizione, che vuole raggiungere le 150mila firme, vi è scritto chiaramente:

“Questi professionisti instancabili operano sul territorio italiano ogni giorno, nelle strutture ospedaliere, nelle cliniche, negli ambulatori e a domicilio.”

E continua:

“Se si fermano gli Infermieri, chi aiuterà un’Italia ammalata? Noi infermieri non vogliamo medaglie al valore, non vogliamo essere chiamati “eroi”, non vogliamo un premio. Facciamo il nostro lavoro ogni giorno, al meglio delle nostre possibilità, e lo facciamo sempre, oggi più di ieri. Quello che vogliamo è uno stipendio più giusto, che ci ricompensi per i nostri anni di studio universitario, per il nostro impegno costante, per il nostro sacrificio quotidiano, a contatto con le malattie, con la sofferenza, con la morte.”

Si conclude così la petizione per lo stipendio degli infermieri e il giusto riconoscimento del lavoro svolto:

“È stato previsto un bonus una tantum per gli infermieri, pari a 100 euro lordi e proporzionali alle giornate lavorative. Parliamo di un premio di circa 70 euro, erogati una sola volta. È questa la ricompensa che meritano quei soldati impegnati a combattere la guerra contro il Coronavirus? Chiediamo di agire oggi. Non domani, non tra un anno, non appena sarà possibile. Oggi.”

I “finti” contratti degli infermieri in protesta

Non solo bassi salari perché c’è anche la questione dei “finti” contratti degli infermieri che lavorano nel pubblico, laddove si presentano come lavoratori atipici, dipendenti di cooperative esterne o anche dediti alla libera professione a partita IVA.

Già il decreto n. 14 del 9 marzo 2020 prevedeva assunzioni straordinarie di medici e infermieri, ma senza un contratto a tempo indeterminato.

Era riservata alle aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, verificata l’impossibilità di utilizzare personale già in servizio nonché di ricorrere agli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore, la facoltà durante la vigenza dello stato di emergenza da COVID-19, di conferire incarichi individuali a tempo determinato.

Contratti di massimo un anno, anche per medici, ma non rinnovabili. Poi con il decreto Rilancio arrivano le circa 10mila assunzioni a tempo indeterminato previste per gli infermieri con il perfezionamento di una figura che viene definita dell’infermiere di famiglia.

Il problema sono da una parte i contratti precari, dall’altra la mancata assunzione di personale idoneo dei concorsi e inserito in graduatoria, come anche il mancato riconoscimento dei lavoratori che da anni sono occupati nelle strutture pubbliche, ma senza essere da queste direttamente assunti.

Caso emblematico, e che ha portato anche alla protesta nelle passate settimane degli infermieri, è quella del concorso dell’ospedale Sant’Andrea di Roma dove gli infermieri idonei e inseriti in una graduatoria che non scorre, attendono impazienti l’assunzione.

Il problema con i concorsi pubblici, ed è quello che si è verificato lo scorso anno con il Sant’Andrea di Roma, è che con la selezione si vanno a mettere a rischio i posti di chi per anni ha lavorato come atipico, infermieri assunti da agenzie interinali o anche da cooperative.

Il caso del Sant’Andrea è ritornato così in auge nell’ultimo mese con la petizione degli idonei al concorso che vedono davanti a loro assumere infermieri a tempo determinato.

Una petizione online e una lettera inviata alla Regione Lazio da un gruppo di infermieri che rientrano tra i 6mila idonei al concorso e attualmente nel limbo della graduatoria. Come si legge nella petizione:

“Nonostante i circa 6mila infermieri idonei nella graduatoria del concorso del Sant’Andrea della Regione Lazio per far fronte all’emergenza Coronavirus il personale viene reclutato in modo precario, per dodici mesi o con ricorso ad avvisi pubblici e cooperative.”

Un’ingiustizia per gli infermieri da entrambe le parti. USB comunica in merito, che i presidi organizzati venerdì 29 maggio sotto gli assessorati alla Sanità di quattordici regioni e a Roma davanti al ministero della Salute iniziano a produrre i primi riscontri positivi in merito alla questione.

C’è stato poi l’incontro al ministero della Salute cui ha partecipato anche un rappresentante degli infermieri idonei della graduatoria del concorso del Sant’Andrea. La segreteria dell’assessore alla Sanità della Regione Lazio ha contattato gli idonei e incontrato alcuni di loro, come si legge nel comunicato dell’Unione sindacale di Base presente.

Durante l’incontro la Regione Lazio ha comunicato che verranno assunti a tempo indeterminato e nel breve periodo mille infermieri della graduatoria del Sant’Andrea. Conclude il sindacato nel comunicato del 3 giugno:

“Un risultato importante ma ancora non sufficiente, a nostro avviso, ad eliminare le carenze di personale del Servizio Sanitario Regionale e soprattutto a garantire l’esaurimento della graduatoria. Continueremo la battaglia mettendo in campo ogni azione necessaria affinché tutti gli idonei della graduatoria vengano assunti a tempo indeterminato e la Sanità del Lazio possa tornare a basarsi sul Diritto alla Salute per tutte e tutti.”

La protesta degli infermieri in tutta Italia

Tra la protesta degli infermieri idonei alle graduatorie, cui si aggiunge la triste condizione dei precari atipici cui si attinge per sopperire alla mancanza di personale sanitario, e la petizione online per il salario, partono anche i flash mob dal 4 giugno in tutta Italia.

Gli infermieri, pacificamente, si riverseranno nelle maggiori piazze di Italia per chiedere rispetto e dignità della professione. Il flash mob è sostenuto dal sindacato Nursing Up. Come si legge nel comunicato dello stesso e con le parole del presidente Antonio de Palma:

“È assurdo che questo Governo ci abbia voltato le spalle. Durante la Consulta Nazionale tenutasi ieri sera, è emerso che gli infermieri non possono e non vogliono aspettare i tempi del tentativo di conciliazione necessario prima di eventuali azioni di sciopero, non ce la fanno più. Per questo i colleghi di molte regioni italiane, in particolare quelle più colpite dall’emergenza sanitaria, hanno deciso di scendere nelle strade e di farlo subito.”

E continua:

“Metteranno quindi in atto i tanto annunciati flash mob per manifestare pacificamente, ma con forza e coraggio, la difficile situazione che stiamo vivendo da mesi. Gli infermieri italiani, quelli che sino ad oggi hanno fatto salti mortali per guidare fuori dall’incubo del Covid-19 migliaia di cittadini, abbracciandoli e proteggendoli con professionalità e competenza, ora chiederanno il loro aiuto concreto.”

Flash mob diffusi per chiedere maggiore dignità per il lavoro degli infermieri, una protesta pacifica per far sentire la voce di chi è rimasto inascoltato pur essendo chiamato eroe, che prenderà il via il 4 giugno da Roma, Rimini e Savona. Poi continuerà il 5 giugno a Genova, Trento, Bolzano e Ferrara, l’8 giugno nelle città di Ravenna e Torino per poi concludersi il 9 giugno ad Avellino, Bologna e Milano.

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