Barry Eichengreen, economista di Berkeley: salvare la Grecia è salvare l’Europa

Erika Di Dio

14 Luglio 2015 - 14:28

Barry Eichengreen, professore di Economia e Scienze politiche presso l’Università di Berkeley, analizza dal suo punto di vista la situazione della Grecia, la sua fragile permanenza all’interno dell’area euro e il controverso atteggiamento della Germania.

Barry Eichengreen, economista di Berkeley: salvare la Grecia è salvare l’Europa

La Germania e le sue condizioni “intollerabili” e “perverse”

Qualsiasi cosa si possa pensare circa le tattiche del governo del primo ministro greco Alexis Tsipras nei negoziati con i creditori del paese, il popolo greco merita di più di quello che gli è stato offerto. La Germania vuole che la Grecia scelga tra il collasso economico e l’abbandono dell’eurozona. Entrambe le opzioni porterebbero al disastro economico; la prima, se non entrambe, sarebbero anche politicamente disastrose.

Quando ho scritto nel 2007 che nessuno stato membro avrebbe lasciato volontariamente la zona euro, ho sottolineato gli elevati costi economici di una decisione del genere. Il governo greco ha dimostrato di averlo capito. In seguito al referendum, ha accettato ciò che lo stesso – e gli elettori- avevano appena respinto: un insieme di condizioni molto dolorose e difficili. Tsipras e il suo nuovo ministro delle finanze, Euclid Tsakalotos, hanno fatto di tutto per ammansire i creditori del paese.

Ma quando ho concluso che nessun paese avrebbe lasciato l’eurozona, non sono riuscito ad immaginare che la Germania avrebbe costretto un altro membro ad uscire. Questo, chiaramente, sarebbe l’effetto delle condizioni politicamente intollerabili ed economicamente perverse presentate dal ministro delle finanze tedesco.

Periodo di pausa dall’euro?

L’idea del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble di un temporaneo “periodo di pausa” dall’euro è ridicola. Considerando il collasso dell’economia greca e la crescente crisi umanitaria, il governo non avrà altra scelta, in assenza di un accordo, se non quella di stampare moneta per finanziare i servizi sociali di base.

Infatti è inconcepibile che un paese in tale profonda angoscia potrebbe soddisfare le condizioni per l’adozione dell’euro – inflazione entro il 2% della media della zona euro e un tasso di cambio stabile per due anni – da qui alla fine del decennio. In caso di Grexit, non si parlerà di vacanza, bensì di un pensionamento.

Lunedì mattina, i leader europei hanno deciso di eliminare il riferimento a questo “periodo di pausa” dall’annuncio relativo all’ultimo accordo di salvataggio. Ma questa porta, essendo stata aperta, non sarà ora facilmente chiusa. L’Eurosistema è stato reso più fragile e soggetto alla destabilizzazione. Altri ministri delle finanze europei dovranno rispondere per aver accettato di trasmettere ai loro leader una bozza provvisoria contenente il linguaggio distruttivo di Schäuble.

Nessuno spiraglio di ripresa

Economicamente, il nuovo programma è perverso, perché immergerà la Grecia ancora di più in depressione. Si prevede l’aumento di tasse addizionali, taglio ulteriore delle pensioni, e l’attuazione di tagli alla spesa automatici se verranno mancati gli obiettivi di bilancio. Ma non fornisce alcuna base per il recupero o la crescita. L’economia greca è già in caduta libera, e le riforme strutturali da sole non basteranno ad invertire la spirale verso il basso.

L’accordo continua a richiedere eccedenze del bilancio primario (al netto degli interessi), salendo al 3.5% del PIL entro il 2018, il che peggiorerà il crollo della Grecia. Ri-delineare il profilo del debito del paese, che è implicitamente parte dell’accordo, non farà nulla per migliorare ciò, dal momento che i pagamenti di interesse sono già minimi fino alla fine del decennio. Mentre la depressione aumenterà, gli obiettivi di deficit saranno mancati, innescando ulteriori tagli alla spesa e accelerando la contrazione dell’economia.

Alla fine, l’accordo farà scattare il Grexit, o perché i creditori ritireranno il loro sostegno dopo che saranno mancati gli obiettivi di bilancio, o perché la gente greca si ribellerà. Innescare quell’uscita è esattamente l’intento della Germania.

Infine, il fondo di privatizzazione al centro del nuovo programma non farà nulla per incoraggiare le riforme strutturali. Sì, la Grecia ha bisogno di privatizzare le inefficienti imprese pubbliche. Ma al governo greco è stato chiesto di privatizzare con una pistola puntata alla testa. La privatizzazione a prezzi stracciati, con la maggior parte dei proventi utilizzati per pagare il debito,non metterà i parlamentari greci o il pubblico nel giusto stato d’animo per portare avanti con entusiasmo le riforme strutturali.

Conclusioni

La Grecia merita di meglio. Merita un programma che rispetti la sua sovranità e consenti al suo governo di stabilire la sua credibilità nel tempo. Merita un programma in grado di stabilizzare la sua economia, piuttosto che farla sanguinare a morte. E merita il sostegno da parte della BCE per consentirgli di rimanere un membro della zona euro.

Anche l’Europa merita di meglio. Altri paesi europei non dovrebbero in buona coscienza aderire a questo programma politicamente distruttivo ed economicamente perverso. Dovrebbero ricordarsi che la Grecia ha ricevuto tanto aiuto dai suoi partner europei per arrivare a questo punto. Devono continuare a spingere per un accordo migliore.

Tali partner non dovrebbero permettere al progetto europeo di essere sacrificato sull’altare dell’opinione pubblica europea o dell’insistenza dei leader tedeschi sulle “regole”. Se il governo tedesco si rifiuta di vedere la luce, gli altri dovrebbero trovare una via d’uscita senza di esso. La solidarietà franco-tedesca sarebbe irreparabilmente danneggiata, ma la solidarietà franco-tedesca non avrà alcun valore se il meglio che potrà raggiungere sarà questo accordo.

Ultimo ma non meno importante, il pubblico tedesco merita di meglio. I tedeschi hanno bisogno di un leader che assumi una posizione forte di fronte all’estremismo, piuttosto che incoraggiarlo, sia a casa che all’estero. Essi meritano un’Europa che possa svolgere un ruolo maggiore negli affari mondiali. Sopratutto, considerando le splendide conquiste politiche ed economiche della Germania dalla Seconda Guerra Mondiale, essi meritano l’ammirazione e il rispetto da parte dei loro partner europei, non un rinnovato risentimento e sospetto.

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