Assunzioni scuola personale ATA pulizie senza accordo: chi resta fuori

Teresa Maddonni

03/03/2020

Le assunzioni scuola del personale ATA addetto alle pulizie sono partite il 2 marzo. Si è concluso così il processo di internalizzazione del servizio, ma senza un accordo al ministero sul licenziamento collettivo. Vediamo chi resta fuori e perché moltissimi lavoratori sono stati penalizzati nel silenzio del governo.

Assunzioni scuola personale ATA pulizie senza accordo: chi resta fuori

Le assunzioni scuola del personale ATA pulizie sono avvenute, a partire dal 2 marzo 2020, ma senza un accordo sul licenziamento collettivo che si sarebbe dovuto trovare tra il ministero del Lavoro, rappresentanti delle imprese e sindacati.

Da lunedì 2 marzo, nonostante l’emergenza coronavirus, 11.263 ex Lsu sono stati assunti come personale ATA pulizie nelle scuole direttamente alle dipendenze del Miur.

Si è così concluso il processo di internalizzazione che aveva provocato non pochi problemi già nei mesi scorsi. Ricordiamo che gli ex Lsu oggi diventati personale ATA sono lavoratori che continueranno a svolgere lo stesso lavoro, in alcuni casi in un istituto scolastico diverso, ma sempre nella stessa provincia.

La differenza è che sono passati dall’essere dipendenti delle ditte private di pulizie che avevano gli appalti presso le scuole a essere internalizzati.

Per questo gli ex Lsu hanno partecipato a un concorso (per titoli e anni di servizio) e per questo sono entrati in graduatorie tra mille difficoltà.

Degli oltre 11mila posti da personale ATA pulizie, per una parte (4.500) sono previsti contratti part-time con orario e retribuzioni dimezzati. Inoltre dal processo di internalizzazione resteranno fuori almeno 4.000 lavoratori.

Intanto la procedura di licenziamento collettivo si è conclusa con un mancato accordo, ma un nuovo incontro sulla mobilità straordinaria dei lavoratori è previsto per il 4 marzo.

Assunzioni personale ATA pulizie nelle scuole: chi resta fuori

Le assunzioni del personale ATA addetto alle pulizie nelle scuole sono partite nella giornata di ieri 2 marzo, ma chi resta fuori?

Dei 16mila lavoratori coinvolti ex Lsu, sono 4.000 quelli che restano senza lavoro. I posti per le assunzioni degli addetti alle pulizie infatti, come abbiamo anticipato sono solo 11.263. Un problema non da poco.

Inoltre, non tutto il personale ATA che ormai è tale, entrato nelle scuole, è riuscito ad avere il posto con orario full time.

Moltissimi, 4.500 sono quelli che avrebbero un contratto part-time che implicherebbe meno ore e minor retribuzione.

I sindacati CGIL, CISL e UIL, nelle categorie Filcams, Fisascat e Uiltucs, hanno portato avanti la vertenza degli oltre 16.000 lavoratori ex Lsu appalti storici coinvolti nel licenziamento collettivo e i quali hanno anche fatto pressione per tutelare chi lavorerà part-time.

A tal proposito, come si legge in una nota del MIUR inviata agli Uffici Scolastici Regionali, i neo assunti come personale ATA nelle scuole in regime “part-time” possono svolgere un’altra attività lavorativa subordinata alle dipendenze di soggetti privati, nel rispetto delle vigenti norme sulla incompatibilità.

Quindi i 4.500 lavoratori ex Lsu che ora svolgono attività di pulizia nelle scuole a tempo parziale potranno completare lo stipendio con un’altra occupazione.

Intanto il Ministero ha convocato i sindacati per il 4 marzo per definire la mobilità straordinaria.

Il decreto scuola approvato e convertito in Legge nel dicembre 2019 stabilisce la mobilità in altra provincia da quella per la quale si è fatta domanda sempre nel limite degli 11.263 posti.

Se dopo le assunzioni in altra provincia diversa dalla propria andranno a restare vacanti altri posti si potrà ricorrere alla mobilità straordinaria: i lavoratori faranno apposita domanda per essere iscritti in una graduatoria nazionale e le assunzioni avverranno una tantum sulla base di un accordo sindacale.

Questo è quello che andranno a discutere il prossimo mercoledì i sindacati con il Ministero, laddove un accordo non c’è stato per il licenziamento collettivo degli ex Lsu prima delle assunzioni nella scuola come personale ATA, nel silenzio del governo. Vediamo perché.

Assunzioni scuola personale ATA: nessun accordo su licenziamento collettivo

Abbiamo delineato la questione, e abbiamo visto quanti lavoratori sono rimasti fuori dalle assunzioni scuola del personale ATA addetto alle pulizie.

C’è un altro problema che riguarda questi lavoratori ex Lsu rimasti senza lavoro e riguarda il mancato accordo con cui si è conclusa la procedura di licenziamento collettivo. Ma facciamo chiarezza e vediamo perché.

Il 29 febbraio sono scaduti gli appalti delle ditte cui da sempre è stata affidata la pulizia nelle scuole. Il 28 febbraio presso il ministero del Lavoro i sindacati e i rappresentanti delle imprese si sono riuniti per trovare un accordo sul licenziamento collettivo dei 16.000 ex Lsu.

La procedure di licenziamento collettivo si sono concluse con un mancato accordo firmato tra le parti. I lavoratori che sono stati assunti a partire dal 1° marzo si sono così dovuti dimettere, laddove le aziende si sarebbero rifiutate di licenziare. A confermarlo sono gli stessi lavoratori cui è stato chiesto di presentare le dimissioni.

I 4.000 esclusi, che non rientreranno tra gli 11.263, sarebbero dovuti essere licenziati anche loro, ma sono stati sospesi ai sensi dell’articolo 34 del CCNL multiservizi.

C’è un osservazione da fare in merito: con il mancato accordo sul licenziamento collettivo, e la richiesta di dimissioni dei lavoratori assunti come personale ATA nelle scuole, le aziende potrebbero avere il beneficio di non pagare il ticket Naspi.

Questo consiste in un contributo all’indennità di disoccupazione Naspi che il datore deve corrispondere in caso di licenziamento di uno o più dipendenti con contratto a tempo indeterminato.

Bisogna anche ricordare che per il lavoratore che si dimette, sempre secondo il CCNL multiservizi, l’azienda ha la facoltà di trattenere l’ indennità di mancato preavviso.

Non sappiamo tuttavia e non diciamo che questo sia avvenuto nel processo che ha riguardato gli ex Lsu e le assunzioni come personale ATA pulizie.

Sicuramente a pagare sono stati in buona parte i lavoratori, specie quelli che non sono rientrati tra le assunzioni della scuola come personale ATA pulizie.

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