America Latina: è crisi valutaria a causa del crollo delle commodities

Linda Tiralongo

27 Luglio 2015 - 13:52

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La crisi valutaria sta colpendo le principali economie dell’America del Sud. Sul destino di Argentina, Cile, Messico e Venezuela si intrecciano le strade di Cina e Iran. Ecco cosa sta sta succedendo.

America Latina: è crisi valutaria a causa del crollo delle commodities

Una crisi valutaria sta investendo tutta l’America Latina, e la causa è il ribasso dei prezzi delle materie prime. Il vaso di pandora è stato aperto e le valute sudamericane rischiano di essere seriamente compromesse dal trend ribassista delle quotazioni delle commodities. A ciò si aggiunge che, dato che quasi tutte le materie prime si scambiano in dollari, il futuro delle valute latine è legato alla previsione al rialzo dei tassi USA.
Questo scenario , se le dichiarazioni della Yellen continuano ad alimentare le aspettative rialziste, comporterà un aumento della domanda di dollaro USA con ricadute dirette e immediate sulle commodities.
Secondo il Financial Times:

Sta finendo il superciclo delle materie prime - rilevando - come l’indice sulle commodities di Bloomberg sia ormai calato ai minimi dal 2002: il paniere segna quota 96,65 e ha perso oltre il 25% nell’ultimo anno e il 7,33% dall’inizio del 2015.

Per il petrolio, al fattore cambi si è aggiunto anche il fattore Iran che in prospettiva potrebbe esasperare le forniture su un mercato globale già sovra approvvigionato.

Crisi valutaria America Latina: il crollo dei prezzi delle commodities

La crisi valutaria sta mettendo in ginocchio l’America Latina. Il crollo dei prezzi delle materie prime e le decisioni di politica economica locali sono tra le motivazioni principali. Il focus sulla criticità arriva dagli ultimi dati del Bloomberg Commodity Index che registra 189 punti contro gli oltre 350 punti di quattro anni fa.

Cosa significa?
Il Dow Jones UBS Commodity index, da poco rinominato Bloomberg commodity index, è composto da contratti future su 22 materie scelte per la loro rilevanza economica. Oro, ferro, rame e petrolio sono tra le materie prime i cui prezzi sono crollati dopo essere scesi ai minimi dal 2002 in poi. Per l’America Latina, ricca di petrolio, oro, rame e altre materie prime l’impatto è stato inevitabile. Il trend ribassista, che non sembra arrestarsi, sta producendo variazioni significative nella redistribuzione della ricchezza tra l’offerta e la domanda dei mercati delle commodities, cioè tra i Paesi produttori e quelli consumatori.

Crisi valutaria America Latina: quali sono i Paesi coinvolti?
Le principali economie dell’America del Sud sono messe a dura prova dalla crisi valutaria. Ecco cosa sta accadendo:

  • Argentina: la divisa nazionale, il peso argentino, è pesantemente compromesso dalla crisi valutaria e dalla cattiva gestione politica dell’economia già in bilico e reduce dal secondo default in soli 12 anni;
  • Brasile: il real brasiliano è gravato dalle promesse di risanamento dei conti pubblici non mantenute dal presidente Dilma Rousseff: la cattiva reputazione della politica economia del Paese ha fatto perdere il 19% sui mercati valutari;
  • Messico e Cile: il peso messicano scivola al minimo storico contro il dollaro, mentre il Cile ha il tasso di cambio più debole rispetto agli ultimi sei anni a causa del crollo del prezzo del rame, che rappresenta il 50% del suo export;
  • Venezuela: l’economia è in affanno per una crisi del bolivar devastante. A dispetto del tentativo del Governo nazionale di tenere un cambio fisso nominale di 6,3 contro il dollaro, il cambio reale sarebbe oltre 100 volte più debole rispetto a quello ufficiale.

Prima tra le cause della crisi valutaria nel caso specifico del Venezuela il crollo del prezzo del petrolio che costituisce il 97% dell’export venezuelano, ma anche i controlli sui capitali, l’elevato debito pubblico e la recessione costante degli ultimi anni.

Crisi valutaria in America Latina: scenari mondiali
Secondo alcuni analisti, sul deprezzamento delle valute potrebbero influire le incertezze di una crescita economica al rilento della Cina.
Il rallentamento di Pechino andrebbe a ingarbugliare ancor di più, gli scenari mondiali visto che la Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio e il primo partner commerciale del Sud America. Il Dragone cinese ha deluso le aspettative mondiali di crescita con un indice PMI in calo e procede affaticato stretto dalla morsa azionaria post bolla speculativa.

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