Intervistato dal Corriere, Massimo D’Alema attacca Matteo Renzi ipotizzando che alle elezioni il voto utile degli elettori di centrosinistra danneggerà il PD.
Sancito il divorzio Massimo D’Alema ora lancia la sfida a Matteo Renzi in vista delle prossime elezioni politiche. La rottura tra il Partito Democratico e il resto della sinistra è insanabile, con le due strade che di conseguenza continueranno a essere divise.
Renzi sta cercando di formare una coalizione mentre gli scissionisti faranno fronte comune insieme a Sinistra Italiana e Possibile, con Pietro Grasso come leader. In quest’ottica, intervistato dal Corriere della Sera, D’Alema è fiducioso di poter puntare sul voto utile dell’elettorato di centrosinistra che, per l’ex premier, andrà a penalizzare il PD in favore del loro listone.
Il problema non è Renzi ma…
Non usa giri di parole come al suo solito Massimo D’Alema nell’analizzare l’attuale situazione politica a pochi mesi dalle elezioni. L’ex premier ribadisce che il problema non è Matteo Renzi e non c’è nulla di personale nella spaccatura, ma alla fine non mancano riferimenti al veleno verso l’attuale segretario del Partito Democratico.
L’occasione è una lunga intervista rilasciata da D’Alema al Corriere della Sera dove, rispondendo alle domande di Aldo Cazzullo, l’esponente del Movimento Democratico e Progressista ha parlato della definitiva rottura con il PD.
Perché dobbiamo entrare in una dinamica suicida? I nostri elettori reali e potenziali non ci seguirebbero. Non è che, se ci alleiamo con il Pd, quelli che votano per noi votano per il Pd; chi lo pensa vive sulla luna; quelli che votano per noi sono in forte dissenso con il Pd. Quando un partito piccolo si allea con un partito grande, agli occhi degli elettori ne condivide l’ispirazione e ne accetta la leadership. Se una coalizione di questo genere dovesse vincere le elezioni, cosa altamente improbabile, sarebbe naturale che il capo dello Stato desse l’incarico al leader del partito principale. Da cui però ci divide tutto: la politica economica, estera, istituzionale. Anche il populismo.
Leggendo tra le righe quindi si può intuire come il problema di fondo alla fine sia la leadership di Matteo Renzi, anche se D’Alema si è affrettato a specificare che non ci sono motivi personali dietro la separazione.
Questa storia del rancore personale è un’altra sciocchezza. Io ho lavorato fianco a fianco con persone che mi stavano antipatiche. Non si può dividere la sinistra per questioni personali. Se noi abbiamo deciso di dar vita a una nuova esperienza politica, ci sono ragioni profonde. Abbiamo un’idea del tutto diversa del Paese, del partito, della democrazia.
Le divisioni quindi sono profonde e la distanza al momento non è colmabile. Un eventuale dialogo potrà riprendere secondo D’Alema soltanto a urne chiuse, anche perché alle elezioni l’auspicio è quello di un buon risultato a dispetto di quello ipotizzato per il PD che invece rimarrà “schiacciato dal voto utile”.
Il progetto di D’Alema
Leggendo tra le righe dell’intervista, può essere carpita quella che potrebbe essere la strategia di D’Alema alle prossime elezioni. La lista di sinistra con alla guida Grasso infatti ormai sembrerebbe essere cosa fatta e verrà ufficializzata domenica 3 dicembre.
Stando agli attuali sondaggi elettorali MDP unito a Sinistra Italiana e Possibile, difficile che si possano aggiungere altre forze politiche dopo gli strappi con Pisapia e “quelli del Brancaccio”, sono di poco sopra il 6%.
Vista la nuova legge elettorale la lista non avrebbe problemi a entrare nel prossimo Parlamento, la soglia di sbarramento è del 3%, con un discreto numero di deputati e senatori che arriverebbero dalla quota proporzionale, mentre anche qualche collegio potrebbe essere ottenuto per quanto riguarda la parte maggioritaria.
La sinistra quindi avrà una sua rappresentanza parlamentare ma difficilmente potrà essere, con il 6%, decisivo ai fini delle larghe intese. Come sottolineato anche da D’Alema nell’intervista, il pareggio elettorale è praticamente scontato.
Gli scissionisti quindi puntano a conquistare il voto dei tanti delusi del centrosinistra, per aumentare la loro forza e rientrare così nelle varie trattative post voto. Ecco perché anche Bersani ripete che ogni dialogo potrà riprendere soltanto a urne chiuse.
Ognuno per la sua strada e appuntamento a dopo le elezioni. Vedremo poi se veramente il voto utile andrà a penalizzare il Partito Democratico, mentre l’unica cosa certa è che questa spaccatura favorisce il centrodestra ma, della benevolenza del centrosinistra e anche di D’Alema, Silvio Berlusconi sono anni che ne beneficia.
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