Agenzia delle Entrate a rischio paralisi. Ecco perché

Francesco Oliva

9 Luglio 2015 - 07:30

L’Agenzia delle Entrate corre il rischio di una paralisi istituzionale ed operativa. Pesano la sentenza della Consulta sull’illegittimità dei dirigenti e l’indifferenza della politica. Ecco la situazione.

Agenzia delle Entrate a rischio paralisi. Ecco perché

L’Agenzia delle Entrate rischia di vedere vanificati gli sforzi profusi in questi anni di conflittuali rapporti con i contribuenti e lotta all’evasione fiscale. Per effetto della sentenza della Corte Costituzionale n. 37/2015 l’Agenzia ha visto stravolgere il proprio organigramma, con pesanti ripercussioni sul regolare svolgimento dell’attività istituzionale ed operativa. A ciò si aggiunga la colpevole passività del ceto politico, che nulla sta facendo per migliorare la situazione.

La sentenza della Consulta sull’illegittimità dei dirigenti nominati senza concorso

Il 25 febbraio scorso, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’apparato normativo che ha consentito la nomina dei dirigenti o meglio dei "funzionari della carriera direttiva" senza passare tramite pubblico concorso. L’incostituzionalità nasce dal contrasto con l’articolo 97 della Costituzione che recita:

“...I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione ...
Agli impieghi nelle Pubbliche Amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.”

Nel caso specifico, le norme degli ultimi decenni hanno consentito l’assegnazione di incarichi direttivi a soggetti astrattamente titolari dei requisiti, discriminando però altre figure che presentavano titoli ed esperienze analoghe. E l’incostituzionalità si rinviene soprattutto in questa discriminazione. La sentenza si applica a tutte le agenzie fiscali (Entrate, Territorio e Dogane) e nella sola Agenzia delle Entrate comporta l’illegittimità di ben 767 dirigenti su 1100.

Quali sono le conseguenze della sentenza sull’attività dell’Agenzia delle Entrate?

La sentenza 37/2015 produce due gravi conseguenza sull’attività dell’Agenzia delle Entrate:

  • stravolge l’organigramma, facendo venire meno delle figure di coordinamento e direzione con professionalità ed esperienza pluriennale;
  • produce delle conseguenze giuridiche sulla validità degli atti amministrativi firmati dai dirigenti illegittimi, con il rischio valanga di ricorsi.

Sul secondo punto, in particolare, occorre sottolineare come siano già diverse le pronunce giurisprudenziali di nullità dell’atto sottoscritto dal dirigente illegittimo, ancorché attraverso delega ad altro funzionario. L’ultima, in ordine di tempo, è la pronuncia resa dalla Commissione Tributaria Regionale della Lombardia n. 2842/01/2015. Essa, oltre a ribadire la nullità degli atti sottoscritti, introduce una novità: il potenziale presupposto di danno erariale. In altre parole, lo Stato potrebbe dover rimborsare i cittadini due volte: la prima per l’accertamento illegittimo; la seconda, invece, per effetto del mancato introito da evasione accertata.

L’importanza del ruolo dell’Agenzia delle Entrate
Il ruolo di un ente come l’Agenzie delle Entrate assume grande rilevanza all’interno di qualsiasi Stato. A maggior ragione, in un sistema fiscale come quello italiano che registra un livello di evasione che, all’interno dell’UE, è secondo solo a quello della Grecia. L’Agenzia deve garantire, in particolare, un corretto rapporto tra Fisco e contribuente. Tuttavia, ciò può concretizzarsi soltanto disponendo di una struttura adeguata in termini di efficienza ed efficacia. Cosa succederebbe ad una grande azienda privata se da un momento all’altro venissero a mancare più del 70% dei ruoli dirigenziali?

L’assenza della politica e le responsabilità diffuse

Dal momento successivo alla pubblicazione della sentenza della Corte ci si aspettava una presa di posizione netta della politica. Nulla di tutto ciò. Il Governo Renzi, nonostante il cantiere aperto della riforma fiscale, non è ancora intervenuto concretamente sulla riforma delle agenzie fiscali. La situazione è molto grave e l’inerzia del Governo rischia di affossare la già compromessa capacità operativa dell’Agenzia.

La soluzione del concorso e la “via di mezzo” del compromesso

Ora si attende il concorso del 2016. Nel frattempo, però, è necessario trovare un buon compromesso che consenta all’Agenzia di lavorare nel pieno delle proprie funzioni. La politica deve intervenire per due ordini di motivi:

  • garantire la piena operatività dell’Agenzia nel periodo che ci separa dalla conclusione del concorso del prossimo anno, senza creare disfunzioni o rallentamenti dell’attività;
  • riuscire a realizzare un concorso che tenga conto, in modo rilevante, dei titoli e delle esperienze ottenuti sul campo dai dirigenti.

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