Dagli 80 euro al Jobs Act, migranti in Italia per pagare gli errori di Renzi?

Alessandro Cipolla

13 Luglio 2017 - 10:54

Con l’intensificarsi dell’emergenza migranti emergono sempre più ombre sull’operato di Renzi: sbarchi accettati per avere in cambio i fondi per attuare le riforme?

Dagli 80 euro al Jobs Act, migranti in Italia per pagare gli errori di Renzi?

Quali sono le responsabilità di Matteo Renzi nell’attuale emergenza migranti? Oltre alle colpe dell’Europa, con il tempo starebbero emergendo sempre più possibili clamorosi errori strategici commessi dall’ex premier.

Al momento l’Italia continua a chiedere aiuto ma in sostanza, oltre alle parole di sostegno, da Bruxelles ha ricevuto soltanto porte in faccia. In più la totalità degli altri 27 paesi dell’Unione non sta rispettando gli accordi sulla ricollocazione dei rifugiati.

Come si è arrivati quindi a questa situazione? Perché l’Italia sembra essere come impotente di fronte ai continui rifiuti da parte dell’Europa di venire incontro alle nostre richieste di una ripartizione degli sbarchi?

La risposta potrebbe essere tutta in quello che avvenne tra il novembre 2014 e il maggio 2016, quando l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi siglò o riuscì a strappare tutta una serie di accordi con l’Europa.

Da Renzi a Gentiloni: i numeri dell’immigrazione

Per capire bene le radici dell’emergenza migranti in atto nel nostro paese si può partire da alcuni numeri. Con lo scoppio della guerra in Siria nel 2015 avvenne il più grande esodo migratorio degli ultimi decenni: circa 1 milione di persone arrivarono in Europa.

Di questi profughi, in Italia ne arrivarono 154.000 attraverso il Mediterraneo. Nel 2016 poi gli immigrati arrivati in totale in Europa furono 361.000, con una diminuzione rispetto al 2015 del 64%.

Nel 2016 però in Italia si registrò lo sbarco di 181.000 persone, con un aumento quindi del 18% in confronto all’anno prima. In pratica, mentre in tutta Europa gli arrivi sono calati in maniera drastica, nel nostro paese invece sono aumentati.

In questo 2017, tra il 1 gennaio e il 30 giugno sono sbarcati nel nostro paese 84.000 disperati, con un aumento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2016. Il totale degli arrivi in Europa invece è di 97.000 migranti. Quasi il 90% dei profughi quindi dall’inizio dell’anno è approdato nel Vecchio Continente tramite le nostre coste.

Dopo una settimana di calma, casualmente coincisa con il vertice di Tallin e il G20 di Amburgo, gli sbarchi ora sono ripresi tanto che con ogni probabilità alla fine saranno più di 220.000 i migranti che in totale arriveranno in Italia nel 2017.

Gli accordi con l’Europa

Questa serie di numeri e di date è bene tenerle a mente nella cronologia degli accordi tra Italia e Europa negli scorsi anni. Nel 2013 avvenne la drammatica tragedia del naufragio di una nave che trasportava migranti a largo di Lampedusa: centinaia di morti molti dei quali minori.

Il governo Letta allora decise di dare il via all’operazione Mare Nostrum, che si dimostrò abbastanza efficace ma durò solo un anno visto gli alti costi per le casse statali. Il 1 novembre 2014 quindi prese il via l’operazione Triton dell’Unione Europea, tutt’ora in vigore e firmata dall’ex premier Renzi, che prevede che tutti gli sbarchi dei migranti soccorsi nel Mediterraneo avvengano in Italia.

Si deve ricordare poi che sono sempre in vigore gli accordi di Dublino del 1990, che tra le altre cose prevedono che il richiedente asilo lo può fare soltanto nel paese in cui è approdato. L’Italia quindi al momento è inchiodata da questo doppio vincolo: tutti gli sbarchi devono avvenire nei porti italiani e il nostro paese deve rispondere alle richieste di asilo da parte dei profughi.

Il 18 marzo 2016 viene firmato il famoso accordo tra l’Europa e la Turchia: in cambio di 3 miliardi di euro, Ankara si impegna a bloccare il flusso dei migranti provenienti dal Medio Oriente chiudendo di fatto quella che veniva chiamata la rotta balcanica.

Tornando alle cifre snocciolate in precedenza, è chiaro quindi da dove nasca il fenomeno del 90% degli arrivi in Europa che si concentrano sulle nostre coste. Ma perché Bruxelles non ci dà una mano? I motivi in questo caso da umanitari potrebbero diventare economici.

Colpa di Renzi?

Negli ultimi giorni Emma Bonino ha dichiarato che non è un mistero il fatto che fu l’Italia a decidere di farsi carico di tutti gli sbarchi, con l’ex ministro che ha parlato poi di visti temporanei come soluzione per fare pressione sull’Europa affinché ci dia una mano nella ripartizione dei migranti.

Vedendo gli accordi firmati dall’allora governo Renzi è difficile smentire l’esponente radicale. Vista l’emergenza però, si potrebbe sempre modificare questi trattati per venire incontro al nostro paese. L’Europa però non intende cambiare una virgola di quanto già stipulato.

Allora bisogna fare un passo indietro di più di un anno, fino al maggio 2016. Con un eccezionale, in tutti i sensi, strappo alle regole, Bruxelles in quel periodo decide di concedere al nostro paese 13,6 miliardi di flessibilità dopo un lungo pressing di Renzi.

Una cifra monstre che è servita, con ogni probabilità, a finanziare alcuni dei provvedimenti voluti da Matteo Renzi: dal bonus degli 80 euro al Jobs Act, passando poi per tutta una serie di interventi che molti hanno definito una sorta di mance elettorali in vista del Referendum del 4 dicembre.

Quindi la situazione al momento potrebbe essere questa: l’Italia non ha calcolato bene i rischi di tale decisione e ora chiede aiuto, Bruxelles però risponde picche forte degli accordi firmati e dei soldi elargiti.

Il nostro paese quindi non solo sarebbe spalle al muro, ma è anche beffato. I ricollocamenti stabiliti dei rifugiati procedono a rilento per usare un eufemismo. Delle 40.000 persone presenti nel nostro paese che devono essere trasferite negli altri paesi, solo il 16% ha lasciato l’Italia. Va un po’ meglio alla Grecia che ha visto partire il 21% dei 66.000 profughi ospitati.

Paesi come Polonia, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca o Svezia non hanno accolto nessuna delle persone stabilite dai precedenti accordi. La Germania solo il 20%, la Francia il 18% e la Spagna il 10%.

Il sentore quindi è che l’Europa, forte degli accordi firmati con l’Italia e della dipendenza economica da Bruxelles della Grecia, non solo si sente in diritto di ignorare questa emergenza, ma anche di non rispettare le quote dei profughi da ricevere.

Per l’Italia quindi non c’è dubbio che questa sia per prima cosa una sconfitta politica, dettata da una lunga serie di errori di cui qualcuno dovrebbe prendersi le responsabilità, magari scrivendoci un libro.

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