5 motivi di incertezza pesano sui mercati. Crollo in arrivo?

Violetta Silvestri

3 Febbraio 2024 - 11:56

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I mercati temono un’altra settimana volatile e a rischio shock: i motivi sono almeno 5 e riguardano altrettanti eventi in arrivo dalle imprevedibili conseguenze.

5 motivi di incertezza pesano sui mercati. Crollo in arrivo?

I mercati stanno per entrare in un’altra settimana cruciale, con 5 potenziali motivi per aspettarsi volatilità e scosse sui principali indici azionari mondiali.

Dalle tensioni geopolitiche con l’escalation della guerra in Medio Oriente a minacciare sempre di più il mondo, ai dati macro della Cina che interessano a livello globale, fino ai risultati trimestrali e alle elezioni politiche in vari Paesi in un 2024 da record per la chiamata alle urne, gli investitori hanno molti motivi per temere perdite e oscillazioni nei prezzi degli asset.

In 5 punti, ecco cosa temono di più i mercati la prossima settimana.

1. Usa in guerra?

La settimana si sta concludendo con il massimo della tensione in Medio Oriente e la prossima potrebbe iniziare nel peggiore dei modi. La novità è che gli Usa stanno entrando in modo concreto nel conflitto.

L’esercito americano ha lanciato venerdì 2 febbraio attacchi aerei in Iraq e Siria contro più di 85 obiettivi collegati alla Guardia rivoluzionaria iraniana (IRGC) e alle milizie da essa sostenute, in rappresaglia all’attacco dello scorso fine settimana in Giordania che ha ucciso tre militari Usa.

Le mosse, che includevano l’uso di bombardieri B-1 a lungo raggio provenienti dagli Stati Uniti, sono state le prime di una risposta a più livelli da parte dell’amministrazione del presidente Joe Biden.

Altri attacchi avranno luogo “nei prossimi giorni”, ha infatti detto ai giornalisti il ​​portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby. Almeno in questa prima tornata, Biden ha comunque deciso di non prendere di mira il territorio iraniano, una mossa che avrebbe quasi certamente provocato un contrattacco e rischiato la guerra con un avversario chiave nella regione.

Il ministero della Difesa siriano ha affermato che la “palese aggressione aerea” delle forze americane ha causato la morte di numerosi civili e soldati e il ferimento di altri, oltre a danni significativi a proprietà pubbliche e private.

“L’occupazione di parti delle terre siriane da parte delle forze americane non può continuare...”, ha affermato il ministero in una dichiarazione sabato 3 febbraio. Le premesse non sono rincuoranti.

2. Azioni: il rally è finito?

Se a gennaio le azioni hanno surclassato le obbligazioni, a febbraio potrebbe essere vero il contrario secondo gli analisti di Reuters.

Le speranze deluse di un taglio anticipato dei tassi negli Stati Uniti e un nuovo calo dei titoli bancari regionali statunitensi – che fanno rivivere i ricordi della crisi bancaria di marzo – hanno improvvisamente gettato un velo sui titoli azionari. Anche se i mercati azionari mondiali hanno chiuso il mese scorso in rialzo, l’S&P 500 ha chiuso con la perdita giornaliera più ripida dal 21 settembre nel giorno di mercoledì 31 gennaio, dopo la riunione Fed.

I mercati dei titoli di Stato, i cui rendimenti a fine gennaio erano per lo più in rialzo, sono stati stimolati dalla richiesta di sicurezza e dai crescenti segnali che le grandi economie – si pensi all’indice occupazionale ADP statunitense, alla zona euro e all’attività manifatturiera cinese – si stanno indebolendo.
I discorsi di diversi funzionari delle banche centrali potrebbero confermare questo trend. E il disaccoppiamento tra obbligazioni e azioni iniziato all’inizio del 2024 dovrebbe continuare.

3. Disinflazione cinese: a che punto siamo?

I dati cinesi sull’inflazione di giovedì 8 febbraio costituiranno il prossimo test per la salute della sua economia, afflitta da una domanda persistentemente debole, da un settore immobiliare in crisi e dal fragile sentiment degli investitori.

La domanda più grande sarà se le pressioni deflazionistiche si siano intensificate o no. I mercati cinesi, intanto, hanno già avuto un inizio d’anno negativo. L’indice delle blue chip (.CSI300) ha chiuso gennaio in ribasso del 6%, segnando una serie di perdite record di sei mesi.

Le recenti misure di sostegno di Pechino sembrano aver rassicurato gli investitori e l’aspettativa di ulteriori stimoli ha portato il rendimento dei titoli di Stato cinesi a 10 anni di riferimento ai minimi degli ultimi vent’anni. Ma lo scenario rimane molto incerto per il dragone.

4. Trimestrali in focus

La stagione delle trimestrali continua e i nuovi numeri finanziari aiuteranno a determinare se il rally che ha portato le azioni a livelli record avrà ancora linfa.

Mentre la maggior parte dei big del settore tecnologico hanno già pubblicato i conti, nei prossimi giorni un folto gruppo di società quotate su S&P 500 forniranno aggiornamenti trimestrali, tra cui Eli Lilly, Walt Disney, ConocoPhillips e PepsiCo.

Secondo i dati LSEG del 31 gennaio, le società dell’S&P 500 sono sulla buona strada per aumentare gli utili del quarto trimestre del 6,1% su base annua. Finora, l’80% ha riportato utili superiori alle aspettative, rispetto al tasso medio del 76% degli ultimi quattro trimestri.

Gli investitori presteranno attenzione alle informazioni fornite dalle società riguardo al 2024, con gli utili che dovrebbero crescere più rapidamente rispetto al 2023.

5. Elezioni e turbolenze

Il ciclo elettorale del 2024 è appena iniziato e alcune delle nazioni più popolose del mondo si recano alle urne la prossima settimana.

Le elezioni generali in Pakistan sono previste per giovedì 8 febbraio in un contesto di violenza. Il Paese sta affrontando una crisi economica con un’inflazione che sfiora il 30%, una valuta debole e un governo appeso al piano di salvataggio da 3 miliardi di dollari del Fondo monetario internazionale che scadrà ad aprile. L’ex primo ministro Nawaz Sharif è considerato il favorito, mentre il suo principale rivale, l’ex premier Imran Khan, è stato incarcerato e non si è potuto candidare.

Gli elettori in Indonesia, la terza democrazia più grande del mondo, si recheranno alle urne il 14 febbraio, con la vittoria del favorito Prabowo Subianto.

Nel frattempo, il presidente di El Salvador Nayib Bukele, che si autodefinisce “il dittatore più figo del mondo”, sembra destinato a ottenere una vittoria schiacciante domenica, nonostante il divieto costituzionale alla rielezione immediata, le preoccupazioni degli elettori per l’economia e le critiche alla sua pesante repressione di diritti civili e umani.

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