L’Unione Europea ha abbastanza armi nucleari per difendersi dalla Russia?

Giorgia Bonamoneta

14/02/2024

15/02/2024 - 06:48

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Aumenta la minaccia nucleare nel quadro globale. L’Unione Europea ha la capacità di difendersi?

L’Unione Europea ha abbastanza armi nucleari per difendersi dalla Russia?

Dagli Stati Uniti è arrivato l’allarme per una grave minaccia alla sicurezza nazionale collegata alle capacità militari russe. Anche L’Europa viene così a sapere che recentemente è stato lanciato un razzo dello spazio e che la natura dell’arma era di tipo nucleare.

Il Consiglio di sicurezza nazionale statunitense si muove e per giovedì è previsto un incontro urgente. L’Unione Europea invece apprende la notizia, ma ha davvero abbastanza armi nucleari per difendersi dalla Russia?

La domanda gioca sul fattore di deterrenza, perché è chiaro ormai a tutti, date le capacità delle nuove armi nucleari e il sistema di risposta al loro lancio, non ci sarebbe nessuna possibilità di difendersi, ma si andrebbe incontro alla “distruzione mutua assicurata”. L’ipotesi, nata con la Guerra Fredda, vede l’impossibilità di sfuggire a un botta e risposta basato su armi nucleari.

Mentre il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, mette in guardia l’Europa sulla possibilità di un attacco russo nell’arco di 5-8 anni, i leader devono fare i conti con larincorsa di Donald Trump alla Casa Bianca e al rischio di vedersi staccati dal nucleo della Nato. Serve uno scudo atomico europeo, ovvero un’autonomia nucleare?

Francia e Germania ci pensano: la bomba atomica europea è una possibilità

Katarina Barley, leader della Spd alle europee, a parlare di bombe atomiche dell’Unione Europea. Secondo lei infatti potrebbero diventare un tema. Anche Manfred Weber, capo del Partito Popolare Europeo, cioè dell’opposizione alla Spd, ha detto che “l’Europa deve diventare militarmente così forte che nessuna voglia misurarsi noi”. In Germania quindi sembrano concordare: all’Ue occorre un deterrente che comprenda le armi nucleari.

Dalla Francia il messaggio non è tanto diverso. L’intervento di Emmanuel Macron a Stoccolma il 31 gennaio, come riportato da Corriere della Sera, ha puntato il fatto sul tema del nucleare europeo. In quell’occasione infatti è stato riaperto il dibattito sulla natura della deterrenza nucleare, parlando di un arsenale capace di proteggere la Francia e l’Europa.

La Francia è l’unico Paese europeo a possedere una forza di tipo nucleare e le parole di Macron sono apparse all’opposizione come una condivisione di potere inaccettabile. Marine Le Pen ha accusato Macron proprio di questo, mentre la sinistra radicale rappresentata da Bastien Lachaud ha parlato di “rottura totale con la dottrina nucleare francese”.

Eppure Macron non ha annunciato di nessun scudo nucleare francese per l’Europa, né di condividere l’arsenale.

La Francia (non) ha abbastanza armi per difendere l’Europa

Con l’uscita del Regno Unito, la Francia è l’unico Paese europeo a possedere armi nucleari. La dottrina nucleare francese però stabilisce che il nucleare è pensato nell’ambito della difesa personale.

I punti della dottrina francese recitano:

  • 1) solo difensiva, per difendere gli interessi vitali della Francia;
  • 2) permanente e credibile, sotto le 300 testate;
  • 3) solo strategica e non tattica (cioè la bomba atomica non un’arma come le altre sul campo di battaglia ma serve come deterrenza):
  • 4) sovrana e indipendente, ma pensata nell’ambito della Nato e costituisce un contributo forte e essenziale alla sicurezza dell’Europa.

Eppure i punti 1 e 4 parlano di Europa e degli “interessi vitali” della Francia (che sono in Europa). Se si volesse parlare di condivisione, tutto lascia supporre che Parigi potrebbe essere lo scudo europeo se la minaccia dovesse colpite gli interessi vitali francesi.

Ma le armi francesi basterebbero a dissuadere (deterrenza) la Russia o qualsiasi altra potenza nucleare nemica? Secondo Lydia Wachs, intervistata dalla Süddeutsche Zeitung, no. Infatti la Francia possiede un numero piccolo di armi nucleari, per quanto di lunga gittata. Resta l’incertezza della deterrenza, soprattutto in caso di cambio di potere in Francia, proprio come per gli Stati Uniti.

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