UniCredit, altro che straniera. Orcel: “Abbiamo più BTP di qualsiasi altra banca”

Laura Naka Antonelli

27/05/2025

“Noi abbiamo più Titoli di Stato nel nostro portafoglio di qualunque altra banca italiana, inclusa Intesa Sanpaolo, e siamo più piccoli”.

UniCredit, altro che straniera. Orcel: “Abbiamo più BTP di qualsiasi altra banca”

Altro che Banco BPM vera banca italiana e UniCredit banca straniera.

Oggi, in occasione del 129esimo Consiglio nazionale della FABI, commentando indirettamente le accuse mosse da alcuni esponenti del governo Meloni, in primis da parte del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, il numero uno di UniCredit, Andrea Orcel, si è così espresso:

Noi abbiamo più Titoli di Stato (ergo BTP & Co.) nel nostro portafoglio di qualunque altra banca italiana, inclusa Intesa Sanpaolo, e siamo più piccoli”.

Nell’ultima trimestrale di UniCredit, i numeri relativi all’esposizione verso i BTP

L’ammontare dei BTP presenti nel bilancio di UniCredit emerge dalla stessa ultima trimestrale diffusa dalla banca agli inizi di maggio.

Nel documento con cui Piazza Gae Aulenti ha annunciato i conti, si legge infatti che, “in merito alle esposizioni sovrane detenute dal Gruppo al 31 marzo 2025, il valore di bilancio delle esposizioni della specie rappresentate da titoli di debito ammonta a €117.536 milioni (di cui €114.203 milioni classificati nel portafoglio bancario), oltre iI 75% del quale concentrato su otto Paesi; l’Italia, con €40.913 milioni, rappresenta una quota pari a circa il 35% del totale ”.

Riguardo al restante 25% delle esposizioni di UniCredit ai Titoli di Stato, pari a €29.268 milioni, sempre riferito al valore di bilancio al 31 marzo 2025, la banca italiana guidata da Andrea Orcel ha reso noto che l’ammontare, pari a €29.268 milioni, “è suddiviso tra 33 Paesi, tra cui: Bulgaria (€2.729 milioni), Croazia (€2.423 milioni), Ungheria (€1.990 milioni), Slovacchia (€1.830 milioni), Polonia (€1.622 milioni), Portogallo (€1.037 milioni), Serbia (€937 milioni), Russia (€754 milioni), Belgio (€687 milioni) e Cina (€558 milioni)”.

UniCredit, Orcel e le frasi su Generali e Banco BPM al Consiglio nazionale della FABI

Andrea Orcel, numero uno di UniCredit, si è confermato oggi grande protagonista del 129esimo Consiglio nazionale della FABI, con i commenti che ha rilasciato sui dossier aperti da Piazza Gae Aulenti, che si riassumono in quella tripla scommessa che ha per oggetto, oltre che l’OPS promossa su Banco BPM, anche lo shopping di azioni Assicurazioni Generali e l’interesse dell’istituto a creare una banca paneuropea inglobando la seconda banca tedesca Commerzbank, anche quest’ultima, come BAMI, intenta a rivendicare la propria indipendenza.

Il banchiere ha risposto a diverse domande inoltrategli dal segretario generale della FABI Lando Maria Sileoni e dai giornalisti, escludendo l’intenzione di scalare Generali e illustrando il costo economico che l’applicazione del golden power deciso da parte del governo Meloni sul dossier dell’OPS di UCG su Banco BPM comporta.

L’OPS su BAMI, a questo punto, potrebbe anche decadere, ha sentenziato Orcel.

UniCredit assediata da governo Meloni per OPS su BPM. Per Salvini “una banca straniera”

Continui sono stati gli attacchi del governo Meloni contro UniCredit, da quando la banca italiana si è permessa di promuovere l’offerta pubblica di scambio (OPS) su Piazza Meda in data 24 novembre 2025, negli stessi giorni in cui Piazza Affari ragionava piuttosto su uno scenario che vedesse protagonista un matrimonio tra Banco BPM e MPS-Monte dei Paschi di Siena, con tanto di benedizione da parte di Palazzo Chigi.

Banco BPM, istituto di credito guidato da Giuseppe Castagna, aveva fatto appena incetta delle azioni della banca senese, durante il terzo atto del processo di privatizzazione lanciato dal MEF-Tesoro maggiore azionista (tuttora) del Monte, e sembrava il candidato migliore per vestire i panni del cavaliere bianco disposto ad accollarsi MPS.

Proprio in quei giorni, colti di sorpresa dall’OPS di UniCredit sul Banco, diversi componenti del governo Meloni avevano così sbandierato il DNA tricolore di Banco BPM, bollando invece UniCredit, per bocca del ministro e vicepremier Matteo Salvini, “banca straniera”.

Quello tra Banco BPM e UniCredit era stato considerato una sorta di matrimonio che non s’ha da fare neanche dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che, fin da subito, aveva agitato la minaccia del golden power:

Citando Von Clausewitz, il modo più sicuro per perdere una guerra è impegnarsi su due fronti ”, aveva detto il titolare del Tesoro (riferendosi allora doppia partita che vedeva impegnata UniCredit su Banco BPM e Commerzbank, e aggiungendo che “l’operazione lanciata da UniCredit è stata comunicata ma non concordata col governo ”.

Esiste la golden power, quindi il governo farà le sue valutazioni e valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso”, aveva aggiunto Giorgetti.

Il golden power, alla fine, è stato imposto: il governo Meloni è passato dalle parole (minacce) ai fatti, ostacolando la conquista di Banco BPM da parte di UniCredit e drizzando al contempo le antenne anche sull’intesa raggiunta tra Generali e i tanto temuti francesi di Natixis, sbandierando più volte il bisogno che i BTP rimangano nei forzieri delle società italiane.

Ma i dati, a quanto pare, parlano chiaro: non solo Generali, ma anche UniCredit blinda i Titoli di Stato italiani, i cosiddetti BTP & Co.

Altro che grande paura di Meloni, o UniCredit “banca straniera” per Salvini.

Salvini stesso ha più volte risfoderato la questione dei risparmi degli italiani, riferendosi a Generali, nonostante le rassicurazioni arrivate più volte dal Leone di Trieste sulla stessa intenzione di continuare a fare shopping di Titoli di Stato italiani.

Detto questo, va ricordato che non è certo il fare grandi acquisti di BTP una caratteristica che rende necessariamente una banca o una istituzione o azienda “italiana.

La grande presenza di Titoli di Stato italiani nel bilancio di UniCredit comunque è una risposta che Orcel ha dato alla FABI, al fine di rimarcare quanto Piazza Gae Aulenti blindi il debito pubblico del Paese: necessità che il governo Meloni considera prioritaria.

Orcel parla di golden power, “Esiste un fattore nuovo nell’M&A”

Di questa ingerenza degli Stati nelle questioni di Borsa ha parlato proprio oggi Orcel, al Congresso nazionale della FABI, dando ragione al suo collega Carlo Messina, CEO di Intesa SanPaolo, laddove ha detto che “il dottor Messina, come sempre, ha ragione: l’influenza degli Stati e dei governi sulle operazioni di mercato è diventata molto significativa ”.

Orcel ha fatto notare infatti che il ricorso al golden power “è qualcosa che fa parte del nuovo mondo, è una considerazione strategica sul mondo di oggi”, rimarcando che oggi “ esiste un fattore nuovo nell’M&A ”, ovvero “il placet dei governi sulle operazioni del sistema bancario”.

La prova? “ Se guardiamo alle operazioni in Spagna, Germania, Ungheria, Romania , in questo mondo l’influenza degli Stati e dei governi sulle operazioni di mercato è diventata molto significativa”.

Detto questo, ha fatto notare il CR7 del mondo della finanza, “se guardiamo alle istituzioni europee, l’Unione Europea, la BCE, la Commissione, hanno una visione diversa perchè vogliono, prima di tutto, un sistema più forte per sostenere l’industria e l’economia”.

Sotto i riflettori l’esempio della Spagna presentato dal Ronaldo dei banchieri: “Se guardiamo alla Spagna, le quattro banche principali hanno più del 25% di quote di mercato. Noi, che siamo la seconda banca in Italia, siamo al 9%”. Di fatto, ha spiegato ancora l’AD, “ non si può avere concorrenza tra Davide e Golia se non abbiamo la fionda ”.

La frase di Orcel su MPS dopo flop trattative

Orcel si è tolto anche una soddisfazione, commentando il caso MPS e riferendosi a quelle trattative che avviò anni fa per conquistare un perimetro della banca senese, poi naufragate:

Col senno di poi sono ancor più convinto della decisione di non aver fatto un’operazione su MPS.
Se ci fossimo imbarcati in una operazione con Siena prima di perseguire la nostra strategia, la nostra trasformazione, probabilmente non saremmo riusciti a trasformarci come ci siamo trasformati”.

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