L’Ue ha 5 modi per far finire la guerra in Ucraina (ma non fa nulla)

Alessandro Cipolla

21/02/2024

21/02/2024 - 10:47

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Secondo Politico l’Ue avrebbe cinque modi per colpire veramente Putin prosciugando le sue casse: Bruxelles però non fa nulla e la Russia sta vincendo la guerra con l’Ucraina.

L’Ue ha 5 modi per far finire la guerra in Ucraina (ma non fa nulla)

Come potrebbe finire la guerra in Ucraina? Quasi due anni dopo l’invasione da parte della Russia non si scorge ancora una luce alla fine del proverbiale tunnel di questo conflitto, con le truppe di Kiev che hanno subito una pesante sconfitta ad Avdiivka dopo aver fallito nella controffensiva estiva.

I racconti dei soldati ucraini presenti ad Avdiivka prima della ritirata sono agghiaccianti: le strade della città ormai ridotta a un cumulo di macerie che sono piene di cadaveri di soldati ucraini, con i feriti che sarebbero stati lasciati indietro e il New York Times che parla di un migliaio di militari fatti prigionieri dai russi o dati per dispersi.

L’Ucraina in questi due anni ha resistito in maniera stoica contro un esercito più numeroso e attrezzato come quello russo, ma ora sta perdendo la guerra anche perché gli aiuti promessi dagli Stati Uniti e dall’Unione europea stanno arrivando con il contagocce.

Emblematica è la vicenda del milione di proiettili promessi dall’Ue: all’Ucraina ne sono stati forniti meno della metà, non perché l’industria bellica del Vecchio Continente non è riuscita a ottemperare a questa commessa, ma perché le munizioni poi sono state vendute ad altri Paesi che probabilmente pagavano meglio.

In questo scenario con la Russia che sta vincendo la guerra visto che l’esercito nemico sarebbe in grave difficoltà numerica, con sempre meno armi a disposizione e con il morale sotto i tacchi, l’autorevole giornale americano Politico ha spiegato che l’Unione europea avrebbe cinque modi per prosciugare le casse di Vladimir Putin e dare un forte contributo per far finire questa guerra.

Come l’Ue potrebbe far finire la guerra in Ucraina

L’Unione europea a breve dovrebbe varare un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, ma per Politico non starebbe colpendo il Cremlino dove fa veramente male il tutto mentre l’Ucraina è in grande difficoltà nel portare avanti la guerra.

Invece di reprimere le vendite multimiliardarie di petrolio e gas di Mosca o di garantire che le tecnologie vietate non finiscano nelle sue forze armate - scrive il giornale -, Bruxelles sta ridimensionando le sue ambizioni a favore di prendere di mira un piccolo numero di aziende che non rispettano le regole”.

Il problema sarebbe anche la “ mancanza di consenso tra i Paesi e la feroce opposizione dell’Ungheria ”, i cui stretti legami con la Russia non sono un mistero, con l’Ue che si sarebbe convinta di essere a corto di opzioni per limitare l’azione delle truppe russe in Ucraina.

Invece per Politico ci sarebbero cinque decisioni che l’Unione europea potrebbe prendere per mettere sotto pressione - veramente - Vladimir Putin, dando così un forte contributo per cercare di far cessare il prima possibile la guerra in Ucraina che finora, considerando entrambi gli schieramenti, avrebbe causato più di mezzo milione tra morti e feriti gravi.

Fissare il tetto massimo del prezzo del petrolio

Il tetto di 60 dollari al barile per il petrolio russo deciso nel dicembre 2022 non ha funzionato perché Mosca ha trovato il modo per aggirare le regole, con l’Ue che dovrebbe agire contro la “flotta ombra” di vecchie petroliere che la Russia sta utilizzando per vendere il suo petrolio in violazione delle sanzioni. La mancanza di accordo tra gli alleati occidentali, con gli Stati Uniti che non sarebbero interessati a inasprire le regole esistenti, unita ai timori di un aumento dei prezzi dell’energia, starebbe però frenando interventi più duri a riguardo.

Intaccare il commercio russo dei metalli

Al momento l’80% del commercio dell’alluminio russo - le cui esportazioni varrebbero circa 2,2 miliardi di euro - non è interessato dalle sanzioni. Nonostante le pressioni da parte di Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, la Commissione europea non ha incluso questa idea nella sua ultima proposta di sanzioni, aggiungendo però che la cosa potrebbe essere presa in considerazione in futuro.

Chiusura dei rubinetti del gas

Nel 2023 il gas russo ha coperto il 15% del fabbisogno europeo con Paesi come Belgio e Spagna che addirittura hanno aumentato la loro quota. L’Ue così negli ultimi due anni, quelli della guerra con l’Ucraina, avrebbe versato alla Russia per il gas qualcosa come 80 miliardi di euro. Il problema è che tagliare di colpo questa fornitura metterebbe a rischio la sicurezza dell’approvvigionamento, senza contare i contratti a lungo termine con Gazprom che sono difficili da rompere, ma diversi Paesi comunitari starebbero chiudendo un occhio anche sul GNL russo che si sposta attraverso i porti europei in rotta verso altre destinazioni.

Affrontare gli intermediari

Un Paese come la Georgia, a cui è stato concesso di recente lo status di candidato all’Ue, ha deciso di non attuare in pieno le sanzioni contro la Russia. Per il governo georgiano questa decisione è stata redditizia per il Paese e non ha danneggiato le relazioni con l’Ue. Anche Turchia, India e Cina hanno approfittato della necessità di Mosca di trovare rotte commerciali alternative. Tecnicamente Bruxelles avrebbe la capacità giuridica di sospendere ogni commercio di un prodotto se un Paese straniero “non ascolta altre misure individuali e iniziative di sensibilizzazione da parte dell’Ue”. Ma per fare questo passo è necessaria l’unanimità di tutti i 27 Stati membri, un ostacolo non da poco soprattutto se qualche Paese comunitario dovesse trarre beneficio da tali vendite.

Dire no al nucleare russo

Durante questa guerra una delle prime mosse di Mosca è stata quella di occupare in Ucraina la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. I Paesi europei dovrebbero smettere di trattare con il colosso statale russo dell’energia nucleare, Rosatom, che attualmente fornisce carburante e servizi in numerosi Stati membri. Sebbene il settore non sia uno dei più redditizi per Mosca, offre un’enorme leva di soft power oltre a fornire alle aziende statali russe l’accesso alle sensibili infrastrutture europee. Anche in questo caso il maggiore oppositore a provvedimenti sul nucleare russo sarebbe l’Ungheria.

Per Politico l’insieme di queste cinque misure andrebbe a colpire duramente le casse del Cremlino mettendo in difficoltà la Russia nel proseguire la guerra in Ucraina, ma scelte come quella sul gas al momento sembrerebbero essere impensabili per Bruxelles.

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