“Lo farò se non raggiungiamo un accordo”. Ora Trump minaccia Putin con una mossa radicale

Ilena D’Errico

19 Maggio 2025 - 23:03

La Russia deve scendere a patti, proprio come l’Ucraina. Altrimenti Trump è disposto a passare alle maniere forti.

“Lo farò se non raggiungiamo un accordo”. Ora Trump minaccia Putin con una mossa radicale

L’assenza di Putin al vertice di Istanbul ha mostrato al mondo la mancata disponibilità della Russia alla mediazione multilaterale. Le speranze di una tregua vengono infrante di nuovo, scatenando la reazione dell’Ue e degli Stati Uniti, in prima linea per il cessate il fuoco in Ucraina. La decisione del Cremlino infastidisce soprattutto il tycoon, che si è detto disponibile a presenziare alle trattative in Turchia. Ora Trump minaccia Putin con una mossa radicale. “Lo farò se non raggiungiamo un accordo” ha dichiarato il presidente statunitense in risposta all’eventuale applicazione di sanzioni secondarie alla Russia, mentre l’Ue prepara già il 18° pacchetto dallo scoppio della guerra. Proprio nella giornata di oggi, poi, si è concluso il colloquio telefonico tra Trump e Putin che ha fatto tornare l’ottimismo al leader Usa, anche se Mosca si mantiene cauta. La situazione è critica: se i negoziati non saranno davvero la strada per la pace i rapporti internazionali si comprometteranno ulteriormente.

La Russia non vuole la pace?

Donald Trump si è mantenuto piuttosto moderato nelle posizioni contro la Russia, spingendo ai negoziati di pace senza fare sconti all’Ucraina e rivendicando gli ottimi rapporti con il corrispettivo di Mosca. Un tentativo di equilibrio che ha anche incrinato la relazione con l’Unione europea, che spinge per aumentare la pressione sul Cremlino. La perseveranza di Zelensky e la lucida calma con cui il leader ucraino difende la propria nazione hanno però cambiato tutto. Che si tratti di un’abile e calcolata strategia o della sincera intenzione di arrivare a una pace giusta, poco cambia.

L’apertura di Zelensky alle trattative ha fatto scoprire le carte al presidente russo, interrompendo la credibilità di una narrazione che vede nell’Ucraina un Paese approfittatore degli aiuti occidentali. Nemmeno Trump può sostenere il contrario, appurato davanti agli occhi mondiali che non è stata Kiev a impedire i negoziati. Senza contare che l’assenza della Russia suona come un affronto personale per il tycoon, che era disposto a scendere in campo personalmente per la mediazione.

Trump minaccia Putin con una mossa radicale

Se l’America dovrà diventare di nuovo grande, certo non può permettersi di scendere alle condizioni della Russia, non senza prima rivendicare il proprio potere. Così il tycoon, sempre dichiarandosi fiducioso nella risoluzione in virtù degli “ottimi rapporti” con Putin, si dichiara pronto ad approvare nuove sanzioni se non verranno raggiunti degli accordi. Si mostra anche dispiaciuto nel ricordare la fragilità di Mosca: “Sarebbe devastante per la Russia, perché sta attraversando un periodo difficile con l’economia, i prezzi del petrolio sono bassi (...)”, quasi come se non avesse altra scelta.

Nel mirino degli Stati Uniti potrebbero così finire anche i Paesi che importano energia dalla Russia (uno fra tutti la Cina, un potenziale doppio strike per gli Stati Uniti), con sanzioni punitive fino al 500%. O almeno questa è la proposta del senatore Lindsey Graham. Il repubblicano sta guadagnando molti consensi nel partito, ma resta difficile pensare che la nuova amministrazione Trump si comprometta a tal punto, anche perché la seconda vittima diretta delle tariffe sarebbe la Turchia.

La mediazione Usa, tra minacce e promesse

Il tycoon deve tenere in piedi un gioco molto delicato, in cui sfruttare al meglio anche promesse appetibili per la Russia, come l’apertura a scambi commerciali, definiti utili anche per la ripresa dell’Ucraina. Un’eccessiva pressione su Mosca potrebbe portare a risultati contrari rispetto a quello sperato, anche perché nel frattempo gli attacchi non rallentano e l’intenzione di consolidare il dominio sulle terre conquistate non appare affatto inosservata. Il tempo è cruciale.

Di fatto, Trump è riuscito ad avere un colloquio telefonico con Putin proprio questo lunedì, 19 maggio. I leader hanno dialogato per ben 2 ore, confronto di cui il presidente Usa ha riferito ad alcuni selezionati leader europei, tra cui Giorgia Meloni. Prima della telefonata, Washington si è consultata con il presidente ucraino, che ha sollecitato l’obiettivo di una pace giusta e duratura.

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