Traccia su Telmo Pievani e “Un quarto d’era (geologica) di celebrità” alla prima prova della Maturità 2025

Simone Micocci

18 Giugno 2025 - 10:05

Influencer, social e reputazione digitale: tra le tracce di attualità della Maturità 2025 troviamo anche un testo del filosofo della scienza Telmo Pievani.

Traccia su Telmo Pievani e “Un quarto d’era (geologica) di celebrità” alla prima prova della Maturità 2025

Alla prima prova dell’Esame di Stato 2025, tra le tracce di tipologia B, in cui quindi va fatta l’analisi e la produzione di un testo argomentativo, spicca il brano dello scienziato e filosofo della scienza Telmo Pievani, “Un quarto d’era (geologica) di celebrità”, tratto dalla rivista Micromega.

Un titolo provocatorio, che gioca con la vertigine dei tempi geologici per interrogare il nostro presente iperconnesso, in cui la visibilità sociale ha sostituito, o forse cannibalizzato, la costruzione di un’identità autentica.

Pievani, noto per il suo approccio divulgativo e multidisciplinare, propone una riflessione inquieta sulla natura effimera della fama contemporanea, governata da algoritmi, “mi piace” e ranking digitali. In un’epoca in cui tutti vogliono essere influencer, in cui il desiderio di apparire prevale sull’essere, questa analisi diventa uno strumento prezioso per leggere criticamente le dinamiche culturali e sociali che plasmano le nuove generazioni.

Una traccia stimolante perché attuale (come la maggior parte di quelle scelte per la Maturità 2025): invita i maturandi a interrogarsi sul senso della celebrità oggi, sul rapporto tra individuo e collettività, e sul valore del tempo, della memoria e della costruzione di sé in un mondo dominato dall’istantaneità.

Quando la celebrità dura molto poco, Telmo Pievani e la riflessione sul tempo digitale alla Maturità 2025

Alla Maturità 2025, una traccia ha particolarmente incuriosito gli studenti visto lo spessore interdisciplinare e il linguaggio pungente: è quella firmata da Telmo Pievani, filosofo della scienza e divulgatore, dal titolo ironico e vertiginoso, “Un quarto d’era (geologica) di celebrità”. Un’espressione che gioca con i tempi profondi dell’evoluzione per riflettere sul tempo brevissimo, tanto da essere quasi istantaneo, della fama nell’epoca digitale.

D’altronde, siamo in un mondo in cui molti puntano ad avere un’ottima reputazione digitale che tuttavia spesso si rivela effimera. In questo contesto, il ragionamento proposto da Pievani si offre come una lente d’ingrandimento sulla condizione contemporanea. La scelta del ministero sembra quindi essere un invito a pensare criticamente sulla piega che sta prendendo la nostra società.

Telmo Pievani, professore all’Università di Padova, autore di saggi su evoluzione, scienza e futuro dell’uomo, ha fatto della contaminazione tra saperi il proprio metodo: dalla filosofia alla biologia, dalla narrazione teatrale alla divulgazione scientifica. Il suo sguardo è quello di chi indaga l’essere umano nelle sue derive culturali e sociali.

Il titolo stesso della traccia contiene già una provocazione. “Un quarto d’era geologica” è, nella scala dei tempi della Terra, una frazione infinitesimale. Eppure, in questa misura microscopica, l’umanità è stata capace di trasformare la propria esistenza, passando dalla costruzione paziente della reputazione al culto dell’istantaneità. L’era dei social ha reso la celebrità democratica, accessibile, ma anche fragilissima dove sono sempre più frequenti delle microcelebrità nate e sparite in un flusso continuo di stimoli e scrollate.

Il contesto in cui la traccia è stata proposta è dunque quello di un presente dominato dalla tecnosfera, l’ambiente tecnologico e digitale che ci avvolge, in cui le giovani generazioni, i maturandi compresi ovviamente, si formano e si esprimono. Pievani ci chiede quindi di interrogarci su che cosa lasciamo di noi nella rete, su quale memoria intendiamo costruire, su come resistere alla seduzione dell’apparire per riscoprire l’etica dell’essere.

Proporre un autore come Pievani alla prima prova dell’Esame di Stato significa riconoscere il valore di una cultura trasversale e integrata, in grado di unire scienza, filosofia e attualità in un’unica cornice educativa. Non è un caso che questo brano si affianchi, tra le tracce, a riflessioni sulla parola “rispetto”, sul tempo storico del New Deal e sulle trasformazioni della società. È il segno di una scuola che cerca di parlare il linguaggio del presente, ma anche di fornire strumenti per interpretarlo, criticarlo e, perché no, cambiarlo.

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